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L’estate calda di medici e infermieri e il ritorno della pensione a 72 anni

medici

Sembra un po’ l’eterno ritorno dell’uguale. Non bastavano i pronto soccorso affollati, le temperature roventi e l’ormai consueta difficoltà estiva nel garantire l’offerta di cure ai cittadini insieme alle ferie del personale. Come infatti avrete letto sul ‘Messaggero’, è tornato l’ormai celebre emendamento per consentire ai medici di andare in pensione a 72 anni e agli infermieri a 70 anni, su base volontaria e con il consenso dell’azienda sanitaria.

Obiettivo dichiarato, porre un freno alle carenze di operatori. Mantenendo in servizio personale comunque esperto, che non si senta pronto per la pensione. Contro la riproposizione dell’emendamento (questa volta al decreto liste d’attesa), torna a scagliarsi il segretario nazionale Anaao Assomed Pierino Di Silverio (che nel frattempo, evidentemente, non si è convinto della sua utilità).

“Questo emendamento – dice a Fortune Italia – è un nuovo tentativo per cercare di ricondurre la risoluzione dei problemi di carenza di medici e infermieri a favori e cortesie personali. Insomma, continua a imperare l’amichettismo, nonostante il presidente del Consiglio non voglia mantenere in servizio fino a 72 anni medici e infermieri. Di fatto, questi emendamenti cercano sempre di risolvere i problemi a qualcuno, lasciando intatti quelli della comunità”.

Il tutto mentre i ‘camici bianchi’, alle prese da mesi con le (sempre spinose) trattative per il rinnovo del contratto per il triennio 2022-24, appaiono in rivolta. “Minacciamo lo sciopero  – puntualizza Di Silverio – perchè le dichiarazioni del presidente dell’Aran sugli aumenti contrattuali ci lasciano intravedere una strada lunga, irta e in salita per il prossimo rinnovo di contratto. Se si parla di un aumento di 160 o anche 200 euro lordi sugli stipendi, non è questo il modo per rendere attrattiva la professione. Ed è il motivo per il quale stiamo chiedendo con forza la defiscalizzazione delle indennità di specificità”.

L’aumento del 5,78% atteso nel prossimo contratto è lontanissimo dall’indice inflattivo calcolato per lo stesso triennio, pari a 15,4%, evidenzia il leader Anaao. “Il che vuol dire condannare all’impoverimento progressivo categorie professionali chiamate a garantire diritti costituzionali. Uno stipendio adeguato alla qualità e quantità del lavoro dei medici e dirigenti sanitari non rappresenta una mera rivendicazione di categoria, ma una condizione necessaria e requisito indispensabile per una sanità di qualità”. Insomma, “o si trovano risorse extra contrattuali – conclude Di Silverio – oppure inizierà la stagione della protesta”.

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