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Ecco i neuroni che ci aiutano a capire gli altri già a 3 anni

neuroni specchio

Iniziamo fin da piccoli a cercare di decodificare gli altri. E, per farlo, utilizziamo un particolare tipo di neuroni. Sono i celebri ‘neuroni specchio’, scoperti più di 30 anni fa dall’italiano Giacomo Rizzolatti. Un lavoro che, tra le altre cose, ha dato una base fisiologica all’empatia e ha aperto la strada a numerose ricerche sul cervello e la socialità. 

A gettare nuova luce su questo affascinante meccanismo è un nuovo studio italiano che, ancora una volta, porta la firma del grande scienziato. Qual è, allora, la novità? Già a 3 anni i bambini sono capaci di capire gli altri, imitandoli e anticipandone le intenzioni. Insomma, diventano uno specchio dell’altro per comprenderne le azioni.

Questo perchè sfruttano la sofisticata architettura neurofunzionale che serve per capire le intenzioni altrui: i neuroni specchio, infatti, sono già attivi a questa età. Lo rivela su ‘Pnas’ un lavoro nato dalla collaborazione tra Rizzolatti dell’Università di Parma e il gruppo di ricerca composto da Cinzia Di Dio, Laura Miraglia, Giulia Peretti e coordinato da Antonella Marchetti, direttrice del Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica, Campus di Milano.

Si tratta di una scoperta molto importante: dimostra che, già così piccoli, “i bambini sono equipaggiati del sistema di ‘risonanza’ costituito dai neuroni specchio, che rappresentano i mattoncini sui quali si costruirà, con lo sviluppo e l’esperienza, una comprensione del mondo sociale via via più complessa e articolata”, commenta Marchetti. Non solo: la scoperta permetterebbe di rilevare precocemente delle alterazioni, spia di possibili patologie, come ad esempio l’autismo.

Lo studio

Il gruppo ha misurato la capacità di bambini in età prescolare di organizzare una catena di azioni motorie, comprendendo l’intento della catena di azioni di un altro individuo. In particolare, il team ha misurato l’attivazione del muscolo miloioideo, coinvolto nell’apertura della bocca, mentre i bambini afferravano un boccone di cibo da mangiare o un pezzo di carta da mettere in un contenitore.

Quando si afferrava il cibo, l’attivazione del muscolo iniziava diversi millisecondi prima della conclusione dell’azione. Invece questo stesso muscolo non si attivava quando si afferrava la carta, suggerendo la presenza di una catena pianificata di eventi incentrati sull’obiettivo dell’azione.

L’imitazione

Ma c’è di più. Il muscolo ‘nel mirino’ si attivava anche quando i bambini guardavano uno sperimentatore adulto eseguire gli stessi compiti, ma solo quando l’obiettivo era in effetti mangiare. “Abbiamo scoperto che l’attivazione del muscolo si verifica più lentamente rispetto a quanto avviene nei bambini più grandi, di 6-9 anni (esaminati da studi precedenti)”, un’età caratterizzata dalla comparsa di processi cognitivi più sofisticati.

Insomma, la comprensione delle intenzioni altrui è una capacità in via di sviluppo nei bambini in età prescolare. Una capacità destinata a crescere nel tempo. Si tratta, sottolineano gli autori, di risultati rilevanti anche in ottica di diagnosi precoce. È  il caso dei bambini con disturbo dello spettro autistico: i risultati, concludono gli autori, renderebbero possibile una valutazione strumentale psicofisica di un eventuale deficit di comprensione delle intenzioni altrui.

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