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Sfide e priorità per la sanità: la parola ai giovani italiani

giovani italiani

La sanità che vorrei? Come spesso accade, quando si sceglie di ascoltare i giovani italiani, ecco che ci trovimo a scoprire una generazione attenta ed empatica, magari ottimista (di sicuro più dei boomer) ma con i piedi ben piantati a terra. Così, se per loro tumori (42,8%) e salute mentale (26,8%) sono le principali sfide sanitarie che ci attendono, rispetto agli over 30 i ragazzi appaiono più sensibili e consapevoli nei confronti delle differenze etniche (30,4% contro 23.6%) e di quelle di genere (24,2% contro 11,3%), causa di disuguaglianze nell’accesso alle cure.

Non solo: secondo i nostri giovani connazionali per dare solide gambe alla sanità di domani occorrono maggiori investimenti in ricerca (26,8%), ma anche più risorse economiche in generale (19,1%) e forme di collaborazione allargata.

Sono solo alcuni dei risultati dell’indagine “Giovani e sanità: il futuro che vogliamo”, promossa da Novartis nell’ambito di un percorso intrapreso al fianco di tutti gli attori del Sistema Paese per re-immaginare la sanità del futuro. In primo piano l’ascolto delle nuove generazioni, avviato con 6 tavoli di lavoro con oltre 40 under 35 e un successivo Board di ascolto con diversi interlocutori sanitari, per identificare opinioni e aspettative dei giovani rispetto alla sanità del futuro.

L’unione fa la forza

“Siamo convinti che, per migliorare concretamente la vita delle persone, l’innovazione debba essere sostenuta da un impegno collettivo, volto a garantire un accesso equo e tempestivo alla cura, affinché l’innovazione sia effettivamente disponibile per chi ne ha bisogno”, commenta Valentino Confalone, Country President Novartis Italia che nel novembre scorso aveva siglato un Protocollo di Intesa con il Consiglio Nazionale dei Giovani per reimmaginare insieme la salute del domani. Un progetto accompagnato da un piano di investimenti in Italia di circa 350 milioni di euro entro il 2025. 

Novartis punta sull’Italia e sui giovani: sul piatto 350 mln entro il 2025

Ssn: piace, ma quante differenze

Insomma, se il Ssn piace ai giovani, questi ultimi restano convinti dell’importanza di superare le differenze, a partire da quelle socioeconomiche (di reddito, stato economico, professione ecc.) ritenute da 7 italiani su 10 under 30 (69,6%), come la causa principale di disuguaglianze nell’accesso alla sanità.

C’è poi la questione che noi spesso definiamo “del codice di avviamento postale”. Il 45,9% dei giovani mette in evidenza le differenze geografiche nella qualità dei servizi. Gli under 30 però sono attenti anche alle differenze etniche, ritenute rilevanti per il 30,4% e alle differenze intergenerazionali (25,3%) e di genere (24,2%).

Un tema raccolto da Confalone: “Lavoriamo al fianco delle istituzioni, della comunità medica e dei pazienti, su diversi fronti di azione, per favorire l’evoluzione della sanità verso nuovi modelli in grado di affrontare le sfide che ci attendono. A questo si aggiunge l’ascolto e il dialogo aperto con le nuove generazioni, che rappresentano un punto di partenza fondamentale per reimmaginare il futuro della sanità”.

“I giovani si mostrano più sensibili delle generazioni precedenti per quanto riguarda le disuguaglianze generate a livello sanitario dalle differenze etniche e di genere”, spiega Cosimo Finzi, direttore AstraRicerche. Non solo, i giovani si mostrano in generale più ottimisti rispetto agli over 30. Ad esempio, se interrogati sulla accessibilità per i cittadini dei servizi del Ssn, il 37,6%  degli under 30 ritiene che i servizi siano fisicamente vicini e accessibili ai cittadini. “La maggioranza degli over si esprime invece in termini meno positivi, con solo il 30,3% che dà una valutazione positiva e ben il 34,5% che ritiene i servizi poco o per niente accessibili”.

Priorità a confronto

Investimenti in ricerca scientifica (26,8%) e maggiori risorse economiche (19,1%) sono le priorità, secondo i giovani italiani tra i 18 e 29 anni, per affrontare le sfide della sanità del futuro. Una lista in parte diversa da quella degli over 30, che mettono al primo posto la necessità di nuove assunzioni di medici e infermieri (25,5% “over 30” contro 13,9% degli “under 30”).

Attenti alla propria salute

Interessante notare come quasi 8 giovani italiani su 10 si dichiarino consapevoli dell’importanza della prevenzione (76,8%) e quasi 6 su 10 assicurino di sottoporsi a visite ed esami a scopo preventivo ogni uno-due anni (58,2%). La prevenzione oncologica è al primo posto per rilevanza attribuita (74,7%), ma i giovani attribuiscono più importanza rispetto alle generazioni precedenti alla prevenzione per la salute mentale (45,9% contro 30,3%) e delle malattie infettive (43,3% contro  28,8%).

 

Il progetto ‘targato’ Novartis non finisce qui: dopo i tavoli di lavoro realizzati in collaborazione con il CNG e un Board di ascolto e confronto con alcuni interlocutori del Sistema Salute, il progetto  continuerà con un percorso di lavoro con le istituzioni che sfocerà nella definizione di linee d’azione concrete per intervenire sulle tematiche chiave emerse dai tavoli di lavoro e confermate dall’indagine, dalla prevenzione all’accesso all’innovazione. Con l’obiettivo, ambizioso ma possibile, di ridurre le diseguaglianze in sanità. Per un sistema di cure più vicino all’immaginario delle nuove generazioni e a prova di futuro.

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