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Federico Villa (Eli Lilly): “Flessibilità per portare l’innovazione ai pazienti”/VIDEO

Da bambino sognava di “fare il medico, guardando le prime serie tv animate dagli eroi che nei pronto soccorso salvavano vite”. Una passione per la salute animata dalla “voglia di poter essere utile alla collettività. Col tempo, poi, mi sono appassionato a tutto ciò che è collegato al farmaco, quindi ho proseguito il mio percorso in questa direzione”. Una crescita rapidissima, quella intrapresa da Federico Villa, che l’ha portato ad appena 34 anni al ruolo di Associate Vice president Corporate Affairs & Patient Access di Lilly Italia, multinazionale farmaceutica statunitense presente nel nostro Paese dal 1959, che nel polo di Sesto Fiorentino produce medicinali destinati a oltre 60 nazioni in tutto il mondo, e che per il 95% vengono esportati.

Le tappe

Dopo la laurea in Farmacia, un master in Affari regolatori e un dottorato in Politiche del farmaco, una tappa importante per Villa è stata l’esperienza nell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). “Nel mio percorso di studi mi sono appassionato a una fase cruciale, quella che offre la possibilità al paziente di accedere al farmaco, piuttosto che allo sviluppo del medicinale stesso. Quindi ho avuto la possibilità di approfondire i vari aspetti regolatori, le politiche sanitarie e i temi farmaco-economici. Nel corso della mia esperienza in Aifa – racconta Villa – ho avuto modo di capire in che modo uno Stato decide di mettere una terapia a disposizione dei pazienti e ho visto come le aziende, investendo milioni di dollari ogni anno in ricerca, arrivano a una soluzione terapeutica per dare risposte ai bisogni dei pazienti”. Un percorso a tappe serrate, quello di Villa, che non è stato privo di sfide.

La prima è rappresentata proprio “dalla velocità con cui si muove il nostro settore, non solo da un punto di vista scientifico. Le soluzioni generate dalla ricerca – spiega il manager – oggi sono sempre più innovative, ma è diventata cruciale anche la capacità di adattamento del sistema, uno step fondamentale per rendere effettivamente disponibili queste innovazioni. Occorre essere pronti e flessibili, saper guardare in prospettiva ed essere in grado di preparare il contesto affinché l’innovazione venga poi messa a disposizione dei pazienti”.

Gli incontri

Se gli si chiede di tornare indietro nel tempo in cerca di un maestro, di una figura che l’ha ispirato e guidato, Villa non ha dubbi: “Può sembrare scontato, ma certamente i primi maestri li abbiamo dentro casa. Penso ai miei genitori, che mi hanno trasmesso i valori che ho portato avanti durante tutta la mia esperienza professionale: la collaborazione, la cooperazione, ma anche la trasparenza e la dedizione a un lavoro che, in modo molto concreto, può impattare sulla vita di tante persone”. Una carriera di successo, però, è legata anche a incontri fortunati. “Ho avuto buona sorte di arricchirmi non solo da un punto di vista delle competenze, ma anche da quello umano, grazie alle personalità incontrate nel corso degli studi. Ad esempio il professor Claudio Jommi (professore associato presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale, responsabile scientifico dell’Osservatorio Farmaci del Cergas Bocconi, ndr), che ha accompagnato tutto il mio percorso, ma anche i tanti responsabili che ho avuto nelle mie diverse esperienze lavorative”. Villa ricorda anche l’incontro con “tanti colleghi che mi hanno trasmesso valori preziosi”.

Le sfide per la sanità italiana

Questo è un momento particolare per il Servizio sanitario nazionale, alle prese con l’arrivo di una mole imponente di innovazione in sanità. “È sempre più importante riuscire ad adattare il contesto all’innovazione, con un occhio attento alla sostenibilità economica. E questo in un Paese come l’Italia che fa i conti con un progressivo invecchiamento e in cui le risorse economiche sono limitate. La sfida – dice Villa – è quella di riuscire a guardare alla costruzione di un sistema che sappia allocare le risorse laddove generano un maggior impatto socio-sanitario”. Insomma, per il manager non si tratta semplicemente di mettere sul piatto le risorse, “ma di allocarle nel modo corretto. Ci sono tantissime esperienze in cui le tecnologie farmaceutiche, a fronte di un investimento anche importante, hanno poi garantito un enorme impatto in termini di salute pubblica e un beneficio economico notevole”. Quindi il tema è proprio quello di garantire una corretta programmazione. Partendo da un presupposto: “La spesa in sanità non va letta come un costo, ma come un investimento”.

La competizione è globale

Nel frattempo la farmaceutica tricolore è diventata prima in Europa in termini di produzione di valore. E ormai è chiaro che, in questo settore, la competizione si gioca a livello mondiale. “La sfida del pharma è quella di generare soluzioni che abbiano un effettivo valore terapeutico aggiunto. Oggi sono sempre di più le soluzioni presentate alle agenzie regolatorie, ma sono poche quelle che generano effettivamente un impatto profondo. Per l’Italia e l’Europa la vera sfida è quella di tutelare il frutto della ricerca di aziende che investono milioni di euro ogni anno in R&D”.

Il manager di Lilly Italia torna su una questione calda per le imprese del settore: la tutela della proprietà intellettuale. “Occorre favorire una rapida evoluzione della ricerca non solo attraverso sussidi economici – puntualizza Villa – ma anche riducendo la burocrazia che ostacola gli studi clinici e l’arruolamento dei pazienti. Pensiamo ai dati, che servono per presentare la richiesta di autorizzazione all’immissione in commercio alle agenzie regolatorie e, una volta ottenuta, alla velocità di accesso al farmaco. Quanto prima l’innovazione arriva al paziente, tanto prima si ha un impatto positivo e un ritorno economico per l’azienda. In questo modo le imprese possono reinvestire le loro risorse in ricerca, e non solo in produzione. Ma quando si tratta di scegliere, è chiaro che si guardi più volentieri a quei Paesi che valorizzano tutto il ciclo, dalla produzione alla ricerca, e che garantiscono politiche farmaceutiche che assicurano un rapido accesso all’innovazione”.

Insomma, guardando oltre i nostri confini, ormai la partita vera nel caso del pharma si gioca con “Stati Uniti, Cina, ma anche Medio Oriente: oggi ci sono in ballo grandi investimenti per ricerca, produzione e sviluppo di soluzioni terapeutiche. La vera sfida è sicuramente quella di guardare al farmaco come un investimento e non come una spesa – ribadisce Federico Villa – Soprattutto nel caso dei farmaci innovativi”.

Intanto l’export farmaceutico tricolore ha superato i 49 mld di euro nel 2023, con una produzione di oltre 50 mld. È il dato più alto di sempre, con una crescita di quasi il 3% rispetto al 2022. È chiaro, ragiona il manager, che a livello italiano siamo felici di poter dire di essere impegnati in un testa a testa con la Germania per il primato in Europa. Ma in realtà le competenze necessarie “si possono spostare: tanti Paesi stanno sviluppando strategie per attrarre la produzione. Quello che ha distinto finora l’Europa nella storia è stata la capacità di innovazione, il brevetto: penso che dobbiamo fare di tutto per continuare a essere leader nella tutela dell’innovazione. A livello italiano siamo stati un’eccellenza per anni, anche grazie al nostro Servizio sanitario universalistico. Dobbiamo avere il coraggio di abbandonare una logica ragionieristica quando si parla di salute o di farmaco, e di ragionare in un’ottica di investimento e con grande coraggio”.

Investire in Italia si può

Lilly ha investito circa 1,4 mld di euro nel Belpaese negli ultimi vent’anni, e nei mesi scorsi ha annunciato un importante investimento da oltre 750 milioni di euro nei prossimi due anni per potenziare la produzione di farmaci innovativi. Nel nostro Paese, inoltre, l’azienda conta oltre 50 studi clinici attivi. “La nostra priorità è quella di continuare a generare soluzioni che possano rispondere a bisogni terapeutici ancora insoddisfatti. Lilly oggi ha una pipeline straordinaria in diverse aree terapeutiche, dall’oncologia all’immunologia, ma anche nell’area delle malattie neurodegenerative e della cronicità, con un focus su diabete e obesità.
Insomma, stiamo concentrando i nostri sforzi per trovare soluzioni a problemi che impattano su molte persone e, di conseguenza, anche sui servizi socio-sanitari e sulle economie dei diversi Paesi”. Il tutto destinando fondi importanti a R&S. “La nostra è una delle aziende che investe di più rispetto al fatturato. Ma siamo anche impegnati negli aspetti produttivi, per assicurare la fornitura di farmaci ai pazienti in tutto il mondo. Lilly ha investito molto in questi anni, anche in Italia: il nostro obiettivo è dunque non solo quello di potenziare la ricerca, con una pipeline che oggi conta oltre 70 nuove indicazioni possibili, ma anche la parte relativa alla produzione”.

L’importanza delle parole

Comunicare la salute non è sempre semplice. Quali sono gli errori da evitare? “Sicuramente non è corretto parlare di una terapia scollegandola dalla prevenzione, dall’importanza dei corretti stili di vita, insomma da un contesto che, in qualche modo, promuova la salute prima ancora delle terapie. Noi – sottolinea – ci siamo impegnati molto a trasmettere l’importanza della prevenzione come stile di vita”. Ma la salute è anche un tema di responsabilità e strategia, riflette Villa, convinto che occorra impegnarsi, insieme alle istituzioni, per creare dei contesti in cui “salute e benessere siano in cima all’agenda. Nulla si può senza la prevenzione”.

Un settore in cerca di talenti

Dagli anni dei ‘medical drama’ in tv molta acqua è passata sotto i ponti, ma la passione di Federico Villa non si è spenta. Anzi, il manager è convinto che la farmaceutica sia un’area davvero interessante per i giovani talenti. “Parliamo di un settore molto innovativo, dinamico e soprattutto capace di premiare le competenze delle persone. Nella mia esperienza ho trovato grande professionalità, ma anche tanta voglia di lavorare per i pazienti. Le aziende del farmaco sono sempre più etiche e investono somme crescenti nella ricerca di soluzioni che hanno un impatto enorme sulle persone. Dal punto di vista professionale, credo che un lavoro in questo settore assicuri la possibilità di vivere diverse esperienze, dalla ricerca, al marketing, all’impegno al fianco delle istituzioni per creare contesti a tutela della salute”.

 

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