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Creme solari e rischi per la pelle, che cosa c’è di vero

crema solare

Forse ne avrete sentito parlare anche voi. In barba alle tante raccomandazioni di oncologi e dermatologi, che ogni anno ricordano di non esporre la pelle al sole senza averla protetta, c’è chi – soprattutto sui social – mette in guardia contro le creme solari che ostacolerebbero i benefici del sole, addirittura favorendo l’insorgenza dei tumori. Insomma, a spingere in favore degli ‘schermi’ sarebbe una sorta di lobby dell’industria cosmetica. Ma cosa c’è di vero?

Pelle al sole senza rischi, dai raggi Uv al melanoma

A fare chiarezza sono i medici anti-bufale di Dottoremaeveroche.it, il portale contro le fake news della Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici). Questa volta la risposta è complessa, ma diciamo subito che le conclusioni non sono quelle di smettere di usare le creme solari. L’abbronzatura selvaggia rappresenta infatti un rischio certo, mentre i possibili effetti negativi delle creme sarebbero tutti da verificare. Insomma, “sulla necessità di proteggersi dai raggi ultravioletti a livello scientifico c’è pieno consenso”. Ma vediamo meglio la questione.

Filtri fisici o chimici

Alcuni raccomandano di privilegiare i solari con “filtri fisici”, anche detti minerali, rispetto a quelli con “filtri chimici”: i primi, a base di sostanze altrettanto chimiche, come l’ossido di zinco, costituiscono una barriera al passaggio dei raggi Uva e Uvb, mentre i “filtri chimici” si basano su sostanze che li assorbono, soprattutto avobenzone, ossibenzone e octinossato.

Il dibattito è stato recentemente alimentato da alcuni articoli scientifici pubblicati su ‘Jama’. Il più allarmante è del marzo 2020, a firma degli esperti della Food and Drug Administration statunitense.
Dopo aver sperimentato diversi prodotti in varie formulazioni (latte, spray, crema ecc.) sulla pelle di una cinquantina di volontari, gli autori hanno dimostrato che le sei sostanze chimiche testate sono assorbite nel circolo sanguigno e, in tre settimane di applicazione, possono superare i livelli di concentrazione dimostrati come sicuri dall’agenzia. “Oltre questa soglia non abbiamo prove di tossicità, ma solo la necessità di ulteriori sperimentazioni”, precisano i medici anti-bufale.

E allora?

Non significa che le persone dovrebbero smettere di usare i filtri solari. Solo negli Stati Uniti si diagnosticano ogni anno circa 5 milioni di tumori maligni della pelle, tra melanoma e altri tipi di malattia, il 90% dei quali è da ricondurre all’esposizione al sole. Proprio l’aumento dei casi di tumori della pelle ha spinto i medici a insistere maggiormente sull’utilizzo di protezioni solari: mentre un tempo si consigliava la crema solo durante le vacanze al mare o in montagna, oggi gli esperti suggeriscono di applicare possibilmente una protezione tutto l’anno, e ripetere l’applicazione durante il giorno.

In teoria, questo “potrebbe cambiare il profilo di sicurezza di un prodotto: sicuro per un uso occasionale, meno se usato in grandi quantità tutti i giorni per anni. Anche per questo la Fda ha chiesto ulteriori accertamenti alle aziende, senza però smettere di raccomandare l’uso dei filtri ai cittadini”, sottolineano da Dottoremaeveroche.

Vitamina D

C’è poi un altri aspetto. Per alcuni va benissimo esporsi al sole anche senza protezione, perché i benefici sul sistema immunitario derivati dalla maggior produzione di vitamina D sarebbero in grado di neutralizzare qualunque eventuale rischio. In realtà, è vero che il contenuto di questa vitamina nell’alimentazione può essere insufficiente, ma per beneficiare di quella prodotta dalla nostra pelle basta la minima esposizione al sole che si ha nella vita quotidiana, semplicemente recandosi ogni giorno a scuola o al lavoro. Non esiste invece alcuna prova che l’uso dei filtri solari riduca i livelli di vitamina D nel sangue.

Il caso dei bambini

Per maggiore prudenza nei confronti degli organismi in crescita, l’American Academy of Pediatrics mette in guardia dall’utilizzo dell’ossibenzone nei prodotti per i bambini, opta per i filtri fisici e soprattutto per l’uso di indumenti protettivi. Fino a sei mesi di età, poi, tutti sconsigliano di esporre i bambini direttamente al sole: solo se non c’è modo di proteggerli è meglio applicare la crema sulle parti scoperte.

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