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Il costo della giustizia in Italia: un sistema in affanno

Quanto spende lo Stato italiano per la giustizia? Quest’anno circa l’1,27% della sua spesa pubblica – con oltre 11 miliardi di euro messi a bilancio per il triennio 2024-26 – per farla breve. Cifre che, se si guarda alle lungaggini del nostro sistema giudiziario, sembrerebbero ben lontane dal necessario. Eppure, i fondi impiegati dall’Italia, superano quelli di tanti altri Paesi europei, ad esempio di Francia e Spagna. Guardiamo ai numeri.

Stando all’ultimo ‘Quadro di valutazione Ue sulla giustizia’ – la panoramica annuale che fornisce dati comparativi su efficienza, qualità e indipendenza dei sistemi giudiziari degli Stati membri – il nostro Paese nel 2022 ha speso in media, per il funzionamento dei tribunali, 112 euro per abitante (contro i 104 della Francia e i 98 della Spagna). Se in quanto a risorse economiche investite l’Italia non è quindi così lontana dalla media europea, lo stesso non si può dire per il personale. Con 12,2 magistrati ogni 100mila persone nel 2022, il nostro Paese si piazza al 21esimo posto su 27 Paesi Ue. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Da noi un processo penale dura 989 giorni, la media europea è di 390. Nel caso del processo civile la situazione peggiora ulteriormente: 2.031 giorni di media contro i 586 del resto d’Europa.

E poi c’è la questione delle carceri, l’altra enorme falla del sistema giudiziario italiano. Da questo punto di vista il 2024 è un anno tragico: 54 suicidi solo in questi primi sei mesi e un tasso di sovraffollamento del 131% che è tra i peggiori d’Europa. Attualmente, infatti, nel nostro Paese sono detenute oltre 61.500 persone, a fronte di una capienza che non supera le 47.300. In altre parole, ci sono 14.000 detenuti in più rispetto a quelli che il sistema carcerario italiano potrebbe gestire.

Non a caso, uno degli interventi sulla giustizia previsti dal governo è il cosiddetto decreto ‘svuotacarceri’, approvato di recente dal Consiglio dei ministri. Il provvedimento prevede nuove assunzione di agenti della polizia penitenziaria entro il 2026; possibili liberazioni anticipate per chi ha specifici requisiti e anche un aumento delle telefonate mensili. 

Le misure dell’esecutivo sulla giustizia comunque non si fermano qui. Due giorni fa, la Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge che porta il nome del Guardasigilli Carlo Nordio e che propone una significativa riforma del codice penale, del codice di procedura penale e dell’ordinamento giudiziario. L’intenzione del governo di accelerare sulla materia è evidente. Ci vorrà tempo per giudicarne i risultati.

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Paideia

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