In Francia hanno vinto gli islamogauchisti, è un fatto. Se qualcuno nutrisse dubbi, basta osservare le piazze festanti, all’esito dei risultati elettorali, puntellate di bandiere palestinesi. Con l’affluenza più alta di sempre, al 67 percento, la sconfitta del Rassemblement National è anche la mezza vittoria del presidente Emmanuel Macron. Una domanda s’impone: chi governerà la Francia? In che modo un governo espresso dalla sinistra targata Mélenchon potrebbe governare con un inquilino dell’Eliseo centrista e liberale?
Prima ancora delle questioni identitarie che pure hanno un peso in una società spaccata come quella francese, il tasto dolente appare anzitutto l’economia. Non è mistero che la sinistra del Fronte popolare miri a politiche espansive, incompatibili con le finanze pubbliche francesi, e al superamento della riforma delle pensioni voluta da Macron. Come ha dichiarato Daniel Gros, direttore del Center for European Policy Studies, il loro programma “è incompatibile con la stabilità finanziaria della Francia e con il nuovo Patto di stabilità”.
Parigi è già sotto procedura d’infrazione per eccessivo disavanzo da parte della Commissione europea, e con un governo, intenzionato ad attuare il programma economico del Fronte popolare, sarebbe inevitabile una rottura con effetti imprevedibili sui mercati internazionali. La stessa sinistra che ha promesso agli elettori che aumenterà il salario minimo, sebbene le imprese del Paese abbiano perduto competitività negli ultimi anni. Che cosa farà allora un premier “à la Mélenchon” (sebbene lui pretenda per sé l’investitura, è improbabile che accada)? Si impegnerà ad aumentare i contributi pubblici alle aziende per assicurare buste paga più alte? E con quali soldi? E soprattutto politiche così invasive nell’economia sarebbe compatibili con le norme europee, per esempio, sugli aiuti di stato?
Il quadro di incertezza, che viene fuori dal voto francese, è un pessimo segnale per i francesi e per i mercati. Di fatto, il sistema appare bloccato su tre poli che difficilmente potranno esprimere un governo coeso e responsabile dal punto di vista della tenuta finanziaria del Paese e della sua collocazione in Europa. Europa che Mélenchon e gli altri capi gauchisti non citano quasi mai, così come restano assai vaghi i loro impegni sul sostegno militare all’Ucraina. Mélenchon è per la pace purchessia, e su Israele ha posizioni apertamente antisemite. Insomma, la Francia oggi si sveglia a sinistra e con un cielo coperto da nubi.