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Tattoo e trucco permanente, cosa si nasconde nell’inchiostro

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Basta fare una passeggiata in spiaggia per notare l’esplosione di tattoo, piercing e ‘ricami’ sulla pelle delle italiani. Un trend che appare inarrestabile, nonostante le segnalazioni di (non pochi) pentiti e i risultati (non sempre ottimali) dei tentativi di ‘cancellare’ scritte e disegni.

Ma attenzione: i fan di tatuaggi e trucco permanente sono esposti a un pericolo invisibile (e sottostimato). A metterlo in luce è uno studio americano: più di un terzo degli inchiostri in commercio destinati a tattoo e make-up permanente sarebbe, infatti, contaminato da batteri.

Come si legge su Adnkronos Salute, nelle confezioni esaminate sono stati trovati microrganismi di due tipi: aerobi, che necessitano di ossigeno per proliferare, e anaerobi, che si replicano facendone a meno e che possono essere presenti nei flaconcini di colore ancora sigillati.

L’allerta, che arriva dalle pagine di ‘Applied and Environmental Microbiology’, rivista della Società americana di microbiologia, è di quelli da non sottovalutare. Come conferma a Fortune Italia il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva all’Università degli Studi di Milano, autore del libro ‘I superbatteri. Una minaccia da combattere’ (edito da Raffaello Cortina).

“Lo studio – dice il virologo – mette in evidenza l’importanza della qualità dei prodotti, ma anche dell’attenzione che un cittadino che vuole fare un tattoo deve porre nel rivolgersi a personale preparato e specialistico” quando prende in considerazione l’idea di un tatuaggio.

Inchiostri contaminati e flaconi chiusi

Ma cosa hanno scoperto in Usa? Gli scienziati hanno testato 75 inchiostri per tattoo di 14 produttori. Mescolando 1-2 grammi di soluzione colorata con specifici terreni di coltura, e cambiando il contesto di incubazione (con ossigeno o senza), il team ha cercato la presenza di batteri, trovandola in un numero elevato di campioni.

Circa il 35% degli inchiostri per tatuaggi o make-up permanente venduti negli Usa era contaminato da batteri”, riportano i ricercatori.”La crescente popolarità del tatuaggio negli ultimi anni ha coinciso con un aumento delle complicanze o delle reazioni avverse associate” a questa pratica, riflette Seong-Jae (Peter) Kim, microbiologo della Food and Drug Administration, autore corrispondente dello studio.

“Entrambi i tipi, aerobi e anaerobi, possono contaminare gli inchiostri”, evidenzia Kim, che poi precisa: “Non c’era alcun collegamento chiaro tra l’etichetta che dichiarava la sterilità del prodotto e l’effettiva assenza di contaminazione batterica”.

Il rischio infettivo

Nel caso dei tattoo e del trucco permanente “il rischio infettivo esiste, in diversi contesti – avverte Pregliasco – soprattutto legati alla manipolazione degli strumenti e alla loro sterilità. Ma lo studio in questione pone un tema relativo alla qualità degli inchiostri, che hanno problematiche di ipersensibilizzazione rispetto alle sostanze chimiche, ma anche di inquinamento microbiologico. E questo – continua il virologo – può determinare un rischio notevole. Dunque davvero è importante il monitoraggio su vari livelli, dall’organizzazione, all’operatività, fino alla qualità dei prodotti e dei controlli alla fonte, nel caso degli inchiostri”.

Stesso messaggio arriva da Kim e colleghi: “Alla luce dei risultati del nostro studio, vogliamo sottolineare l’importanza del monitoraggio continuo di questi prodotti“, conclude l’esperto Fda, attivo nella Divisione di Microbiologia del Centro nazionale per la ricerca tossicologica di Jefferson, Arkansas. Obiettivo: garantire, davvero, “la sicurezza microbica degli inchiostri per tatuaggi”. E, naturalmente, quella degli appassionati.

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