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Elezioni in Francia, l’analisi del Professor Jean-Pierre Darnis

Elezioni Francia, Le Pen

Il primo turno delle elezioni legislative in Francia si è concluso, come prevedibile, con la vittoria del Rassemblement National (RN), il partito di estrema destra di Marine Le Pen e Jordan Bardella, che ha ottenuto il 33,15% dei consensi. A seguire, la coalizione di sinistra del Nuovo Fronte Popolare ha conquistato il 28% dei voti, mentre Macron, con il suo Ensemble, è sceso al 20%. La strategia del presidente francese è quindi ora quella di allearsi con la sinistra per arginare la vittoria di RN al secondo turno. Abbiamo chiesto a Jean-Pierre Darnis, docente della Luiss ed esperto di politica francese, un’analisi della situazione. 

Professore, secondo lei cosa accadrà in questo secondo turno?

Il Rassemblement National è in testa in moltissimi collegi, quindi ha un buon vantaggio. Dal canto suo la sinistra si sta mobilitando, con Mélenchon che ha annunciato il ritiro dei suoi candidati nelle circoscrizioni in cui sono terzi, in modo da favorire Macron. Questa operazione però non è facilissima e inizieremo a capire di più sulle possibilità che vada in porto solo domani, quando verranno presentate le liste. Ovviamente più l’alleanza a sinistra sarà valida, più diminuiranno le probabilità del RN di arrivare alla maggioranza assoluta (289 seggi su 577). Se poi a Le Pen dovessero mancare pochissimi candidati, è molto probabile che riesca a contrattare per portare qualcuno con sé, ma un accordo politico per oltre 10 seggi non credo che al momento sia possibile nella destra francese.

Bardella ieri ha dichiarato che sarà il primo ministro di tutti, lei cosa pensa del leader di RN?

Quello di Bardella è un volto moderato offerto da RN per rendersi credibile: pensi che questa operazione è detta dai francesi anche “melonizzazione”. Ogni giorno che passa Bardella infatti si tira indietro dalle posizioni più estremiste del suo partito (basti pensare a quelle a sostegno della Russia), ma mentre in Italia questo processo è avvenuto in un intervallo di tempo più ampio – con la svolta di Fiuggi e poi la fondazione di Fratelli d’Italia – in Francia sembra lo si voglia compiere nel giro di una settimana, per lasciarsi il peggio alle spalle al più presto. Le Pen e Bardella sanno di doversi mostrare con un volto che sia il più possibile democratico e in grado di conquistare l’elettorato della destra più moderata e lo stanno facendo, in modo piuttosto repentino. 

Come valuta la scelta di Macron di indire nuove elezioni all’indomani della sconfitta in Europa?

Macron ha fatto un errore politico, perché aspettare è una sana virtù. Non avrebbe dovuto collegare le elezioni europee alle elezioni politiche. Avrebbe invece dovuto dare risposte a chi vota RN, con una strategia riformista. Inoltre non ha rispettato ruoli e scadenze istituzionali: non ha coinvolto i presidenti di Camera e Senato, che infatti, una volta consultati, hanno dato parere negativo. Ha agito nel modo peggiore possibile.

Parliamo del contesto francese e in particolare dell’ondata di antisemitismo che sta attraversando il Paese. 

L’antisemitismo è un problema che è sempre stato dell’estrema destra, il vecchio Le Pen era antisemita, diciamolo chiaramente. Adesso si sta però sviluppando anche un antisemitismo di matrice culturale diversa che affonda le radici anche nelle lotte a favore della Palestina,  così come è accaduta negli Stati Uniti. Il fatto che ora sia Rn ad ergersi in difesa dei discriminati francamente è ridicolo, essendo sempre stati loro i fautori di varie forme di discriminazione. Non è da escludere che una parte della comunità israeliana francese possa comunque essere sedotta da un partito dell’ordine come quello di Bardella, sentendosi in questo periodo sempre più insicura e in pericolo.

Che effetto avrà in Europa un eventuale governo Bardella?

Sicuramente non ci saranno effetti sulle nomine perché Macron porterà avanti la sua agenda anche con un governo di coabitazione. Con Bardella primo ministro si potrebbero aprire nuovi scenari su altre questioni europee, ma è ancora presto per dirlo. 

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