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Silicon Box e non solo. Il piano italiano per la microelettronica

È presto per parlare di una “Silicon Valley italiana”, eppure negli ultimi mesi qualcosa si è mosso nel corpaccione dell’industria italiana.
Il ministro delle Imprese Adolfo Urso si è messo in testa che la dipendenza italiana (ed europea) dall’estero per la fornitura di semiconduttori non è un destino ineluttabile. Così il governo ha lanciato un piano strategico per il rilancio e lo sviluppo della microelettronica nazionale. Vaste programme, avrebbe detto de Gaulle, eppure per la prima volta c’è una strategia e ci sono strumenti concreti per invertire la rotta in un Paese che vanta la seconda manifattura d’Europa ma che fatica nella tecnologia avanzata. 

“Non c’è digitalizzazione senza semiconduttori”, ha detto qualche tempo fa la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen evidenziando l’urgenza di una “scossa” europea. I semiconduttori, infatti, sono i materiali sempre più usati nell’ambito della microelettronica per la creazione di chip, circuiti, componenti di macchinari, computer, tablet, smartphone, elettrodomestici e automobili. In questo settore la parte del leone la fanno Taiwan, Sud Corea, Cina e Stati uniti (in particolare, il colosso Intel). Così l’Europa, che è un importatore netto di alta tecnologia, rischia di essere un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro. 

Ora, l’Ue ha lanciato una strategia per accelerare la creazione di un’industria europea dei semiconduttori: il Chips Act, adottato dalla Commissione nel febbraio 2022, punta a raddoppiare la quota di mercato globale dell’Ue nel settore dei semiconduttori entro il 2030, dal 10 ad almeno il 20 percento. Negli ultimi mesi l’Italia, dal canto suo, è riuscita, grazie all’azione del Mimit, a portare a segno alcuni risultati concreti. Da ultimo, la società di Singpore “Silicon Box” ha scelto Novara per un maxi impianto per la produzione di semiconduttori e microchip (chiplet integration e advanced packaging), il primo nel suo genere in Europa per un investimento complessivo di 3,2 miliardi di euro. A pieno regime, lo stabilimento di Novara creerà 1600 nuovi posti di lavoro diretti a cui si aggiungeranno quelli indiretti per la costruzione della fabbrica e per le forniture e la logistica collegate. L’arrivo di Silicon Box in Piemonte rappresenta il secondo grande investimento in Italia nel settore della microelettronica, dopo quello da cinque miliardi annunciato a fine maggio da STMicroelectronics per la costruzione di un nuovo impianto a Catania, con 2mila posti di lavoro qualificato, per la produzione in grandi volumi di carburo di silicio per dispositivi e moduli di potenza, nonché per attività di test e packaging. Non è un caso che di chip e dell’impegno italiano, forte anche di un fondo pubblico da 4 miliardi, si sia parlato nell’ambito del G7 a guida italiana con un Gruppo di contatto, presieduto dallo stesso ministro Urso. Sempre in questi mesi si sono fatti avanti altre società interessate a puntare sul nostro Paese in un settore ad alto tasso di innovazione: Aixtron, attualmente presente in Germania e Uk, ha annunciato l’acquisizione di un sito produttivo, nei pressi di Torino, per la produzione di macchinari per la produzione di chip di potenza. La francese SiPearl ha annunciato l’apertura a Bologna di un centro di design per chip ad alta performance e bassa potenza per HPC e intelligenza artificiale. Non manca l’impegno nella formazione delle nuove competenze, per esempio con la partecipazione a due Progetti europei di interesse comune (IPCEI) sulla microelettronica, con la “Linea pilota” a Catania, approvata dalla Commissione Ue e forte di un investimento da 360 milioni di euro (di cui 200 destinati alla città sicula), e con la creazione, avviata lo scorso novembre a Pavia, della prima “Fondazione ChipsIT”, per la ricerca avanzata in collaborazione con l’industria. Insomma, la strada da percorrere è ancora lunga ma per la prima volta esistono una strategia e degli strumenti per imprimere una svolta: l’Italia e l’Europa devono avere l’ambizione di correre verso il futuro. 

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