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Lenti a contatto, in estate più rischi da amebe e funghi

lenti a contatto

Il pericolo per i portatori di lenti a contatto è nell’acqua. In Italia si verificano, infatti, quasi 10 casi al giorno di infezione da funghi o da Acanthamoeba. Si tratta di invisibili patogeni responsabili di cheratiti che possono causare gravi danni agli occhi. Nel mirino, soluzioni per lenti a contatto contaminate, ma anche tuffi in piscina, mare o laghi.

L’incidenza di cheratiti aumenta nei mesi estivi, probabilmente perché il caldo invoglia a tuffarsi e l’attenzione all’igiene si allenta. La cattiva notizia è che anche l’acqua trattata con disinfettanti non è comunque sterile e può contenere l’Acanthamoeba. Ad accendere i riflettori sul problema sono gli esperti riuniti al 22esimo Congresso della Società Internazionale Cornea, Cellule Staminali e Superficie Oculare (Sicsso), che mettono in guardia sul continuo aumento di queste infezioni.

I numeri

Ma di che numeri parliamo? Nel nostro Paese, secondo le stime degli specialisti, sarebbero oltre 2.000 l’anno le infezioni corneali da funghi e circa 800 da Acanthamoeba: quasi tremila casi l’anno. A correre più rischi sono le persone che utilizzano lenti a contatto morbide. “In Italia si stima che si verifichino circa 3.000 casi all’anno di cheratiti per infezioni da funghi o da Acanthamoeba. Purtroppo le terapie mediche non sempre riescono a eradicare le infezioni. I microorganismi hanno così il tempo di penetrare nella cornea e danneggiarla, al punto di richiedere un trapianto che, se a tutto spessore, fallisce in oltre la metà dei casi, mentre nel 25% i risultati sono anatomici ma non funzionali e nel 5% portano alla enucleazione dell’occhio”, puntualizza Vincenzo Sarnicola, presidente della Società scientifica.

Il trattamento e le novità

Il 50% dei pazienti non risponde alle terapie mediche e questo comporta la necessità di un trapianto, che però fallisce in oltre la metà degli interventi. Ora una speranza per questi pazienti arriva dal trapianto di cornea lamellare anteriore, o DALK: in questo caso si sostituiscono solamente gli strati corneali effettivamente compromessi, preservando quelli non danneggiati. “Il trapianto parziale di cornea, purché precoce, è oggi la vera soluzione alle infezioni gravi ovviamente non rispondenti alla terapia medica”, dice ancora Sarnicola, tra i maggiori esperti di questa tecnica.Sarnicola è celebre per aver restituito a un paziente cieco da anni la vista da un occhio.

In questo caso parliamo di una tecnica che assicura un successo nel 99% dei pazienti, a patto che  l’intervento sia eseguito precocemente, nei casi in cui l’infezione severa è resistente ai farmaci.

L’intervento

La metodica consiste nella sostituzione del solo foglietto intermedio della cornea (stroma): si sostituisce soltanto la porzione malata lasciando intatto tutto il resto. “Il trapianto risulta quindi molto meno invasivo, con grandi vantaggi per il paziente. Se eseguito precocemente, riesce poi quasi sempre a eradicare l’infezione garantendo una sopravvivenza dei tessuti trapiantati del 99%, con pochi casi di rigetto e facilmente trattabili”, continua Sarnicola.

La metodica “richiede grande perizia tecnica, perché i migliori risultati si ottengono ancora separando manualmente i vari strati della cornea”, come sottolinea Eduard Holland della Cincinnati University. “L’Italia vanta i chirurghi più esperti al mondo in questa tecnica mininvasiva che vede gli Stati Uniti ancora in ritardo, con solo 1000 interventi DALK eseguiti all’anno, a fronte di 39.000 patologie dello stroma corneale in cui sarebbe invece indicata”.

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