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La mappa degli arbovirus a Rio e la ‘lezione’ brasiliana

arbovirus zanzare
Adyen Articolo
Velasco25

Un team internazionale, di cui fanno parte anche ricercatori italiani, ha messo a punto una mappa degli arbovirus che hanno colpito il Brasile negli ultimi anni, con un focus sulla città di Rio de Janeiro. “Si tratta di una metropoli molto popolata e sfidante dal punto di vista sanitario: questo studio ci ha permesso di individuari modelli differenti di diffusione delle arbovirosi. Ma anche di apprendere importanti informazioni”. A spiegarlo a Fortune Italia è Massimo Ciccozzi dell’Università Campus Bio-Medico, che insieme a Marta Giovanetti dell’Oswaldo Cruz Institute di Rio e a numerosi colleghi brasiliani firma un lavoro su ‘The Lancet Regional Health’.

Uno studio peculiare, condotto in ottica One Health, che evidenzia l’importanza di osservatori mirati nei contesti locali. “Da noi parliamo di regioni, in Brasile di città”, puntualizza Ciccozzi. Gli arbovirus, ricorda l’epidemioloho, “rappresentano una sfida importante per la salute pubblica”. Nel Paese sudamericano questi virus hanno causato più di 3,5 mln di contagi solo nel caso della Dengue, ma ci sono state anche epidemie importanti di Chikungunya e Zika.

L’analisi filogenetica

“Abbiamo valutato diverse dinamiche di trasmissione a Rio de Janeiro, combinando i dati di genomica con tutti i casi clinici individuati dal ministero della Salute brasiliano. Questo ci ha permesso di ‘fotografare’ la diffusione degli arbovirus all’interno della città. Così abbiamo visto che c’è stata una diffusione sostenuta di Dengue nella parte più settentrionale dello Stato, ma anche un’epidemia interessante di Zika nel 2016 che ha colpito tutte le Regioni, sommate a importanti epidemie di Chikungunya 2018 e nel 2019, che prevalentemente si sono concentrati nelle zone settentrionali e meridionali”.

Curiosamente “c’è una relazione inversa tra incidenza di casi e densità urbana: questo vuol dire – spiega l’epidemiologo – che le regioni meno popolose hanno tassi di trasmissione più elevate, tendenzialmente per questioni legate al controllo dei vettori, alle condizioni ambientali, ai livelli di immunità e alla mobilità”.

Le età più colpite

“La nostra indagine – aggiunge Ciccozzi – ha svelato tendenze distinte quanto a età e genere tra i soggetti colpiti. In particolare, i casi di Dengue sono stati osservati prevalentemente nei giovani adulti di 32 anni, mentre nella Chikungunya i contagi erano più diffusi tra gli over 41 anni. Al contrario, i casi di Zika erano concentrati intorno alla fascia di età 33 anni. Curiosamente, le donne rappresentavano quasi il 60% dei casi, suggerendo una potenziale differenza di genere nei tassi di infezione”.

“I nostri risultati – conclude l’epidemiologo – sottolineano la complessità della trasmissione degli arbovirus legate al vettore, le zanzare, e la necessità di interventi ‘mirati’ e adattate alle differenze geografiche. Una sorveglianza rafforzata e il sequenziamento genomico saranno essenziali per una comprensione più profonda delle dinamiche degli arbovirus regionali. Ci sono dei punti ciechi che vanno identificati, per implementare strategie più efficaci di sanità pubblica”. Una lezione preziosa, anche per i Paesi come il nostro, che si trovano sempre più spesso a fare i conti con gli arbovirus.

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