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Sonno, ecco i cinque stili di riposo notturno

CREDIT: DAVID BAILLOT/UNIVERSITY OF CALIFORNIA SAN DIEGO

Il modo in cui cambiano i ritmi del sonno dice molto sul nostro stato di salute. A sostenerlo è un team di ricercatori dell’University of California che, grazie ai dispositivi smart che ‘monitorano’ il riposo notturno (nella foto, credit: DAVID BAILLOT/UNIVERSITY OF CALIFORNIA SAN DIEGO), hanno identificato cinque tipologie di sonno. Ebbene, il modo in cui le persone li modificano nel corso del tempo, consente di ricavare informazioni preziose su patologie croniche o acute, dalle apnee notturne alle malattie virali.

La ricerca

Il lavoro, pubblicato su ‘npj Digital Medicine’, ha analizzato i dati relativi a 5 milioni di notti di sonno per circa 33.000 persone. Come dicevamo, i ricercatori hanno identificato cinque tipologie principali di sonno, che hanno battezzato fenotipi del sonno (e che possono essere ulteriormente suddivisi in 13 sottotipi, sui quali però sorvoleremo).

I ricercatori hanno anche scoperto che il modo e la frequenza con cui una persona passa da un fenotipo di sonno all’altro potrebbe offrire preziose informazioni per rilevare le condizioni di salute rispetto al semplice affidamento sul fenotipo medio del singolo individuo.

Utilizzando i dati raccolti da Oura Ring, un anello smart che tiene traccia di sonno, temperatura cutanea e altre informazioni su chi lo indossa, i ricercatori hanno esaminato i soggetti per diversi mesi, rilevando condizioni di salute croniche come il diabete e l’apnea notturna, o malattie come Covid-19 e influenza.

Il team ha scoperto così che le persone spesso cambiano fenotipi del sonno nel corso del tempo, e questo si riflette sulle condizioni di salute. “Abbiamo scoperto che piccoli cambiamenti nella qualità del sonno ci hanno aiutato a identificare rischi per la salute. Questi piccoli cambiamenti non si noterebbero da un questionario, e questo dimostra l’utilità dei dispositivi indossabili per rilevare rischi che altrimenti passerebbero inosservati”, ha affermato Benjamin Smarr, uno degli autori senior dello studio, che lavora all’Università della California a San Diego.

Non solo, il monitoraggio dei cambiamenti nel sonno a lungo termine potrebbe aprire prospettive interessanti per la salute pubblica, sostengono gli studiosi. Al lavoro, che vede come primo autore Varun Viswanath (nella foto) del Dipartimento di Ingegneria Elettrica e Informatica presso la Jacobs School of Engineering dell’Università della California a San Diego, hanno collaborato colleghi  dell’Università della California a San Francisco.

I cinque tipi di sonno

Questi sono i cinque fenotipi del sonno individuati dai ricercatori sulla base dei dati di 5 milioni di notti di sonno tra circa 33.000 persone.

Fenotipo 1: quello che consideriamo il sonno “normale”. In questo fenotipo, le persone dormono circa otto ore ininterrotte per almeno sei giorni consecutivi. Questo è il tipo di sonno raccomandato dai National Institutes of Health ed è stato il fenotipo più comune trovato dai ricercatori.

Fenotipo 2: le persone dormono ininterrottamente per circa la metà delle notti della settimana, ma dormono solo per brevi periodi di tempo in periodi inferiori a tre ore nell’altra metà.

Fenotipo 3: le persone dormono per lo più ininterrottamente, ma sperimentano un sonno interrotto circa una notte alla settimana. La notte ‘difficile’ è caratterizzata da un periodo di sonno relativamente lungo di circa cinque ore e da un periodo di sonno breve di meno di tre ore.

Fenotipo 4: ancora una volta le persone dormono per lo più ininterrottamente. Ma sperimentano rare notti in cui lunghi periodi di sonno sono separati da un risveglio a metà riposo.

Fenotipo 5: le persone dormono solo per periodi di tempo molto brevi ogni notte. Questo fenotipo è il più raro trovato dai ricercatori e rappresenta un sonno estremamente frammentato (e poco riposante).

I dati hanno dimostrato che è raro che la maggior parte delle persone trascorra diversi mesi senza qualche notte di sonno interrotto. “Abbiamo scoperto che le piccole differenze nel modo in cui si verificano i disturbi del sonno possono dirci molto. Anche se questi casi sono rari, la loro frequenza è significativa. Quindi non è solo una questione di dormire bene oppure no, ma è l’andamento del sonno nel tempo a dare le informazioni chiave”, ha affermato il professor Edward Wang, coautore della ricerca. “Se immaginiamo che esista un panorama di tipologie di sonno, allora la questione non è tanto dove tendiamo a collocarci, ma quanto spesso lasciamo quella zona”, ha concluso Viswanath.

 

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