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La Thailandia è il primo Paese del Sud-est asiatico a legalizzare il matrimonio omosessuale

La marcia dei diritti non si ferma. Quest’ “onda arcobaleno” incessante si abbatte anche sul Sud-est asiatico. La Thailandia si appresta a diventare il primo Paese in quella zona di mondo a legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso. La legge, che garantisce gli stessi diritti già goduti dalle coppie eterosessuali anche a quelle omosessuali, è passata in Senato. Ora, la parola spetta al re Maha Vajiralongkorn (sì, la Thailandia è ancora una monarchia parlamentare).

“Oggi celebriamo un altro passo significativo nel percorso della nostra legge sul matrimonio egualitario”, ha scritto il premier Srettha Thavisin .

È grazie al lavoro instancabile di sensibilizzazione e di formazione svolto dalla società civile, dagli attivisti che ha portato il Paese in questa direzione. Certo, “c’è ancora molto lavoro da fare per la Comunità Lgbtqia+” secondo quanto riporta Chanatip Tatiyakaroonwong, ricercatore di Amnesty International “che continua a subire molte forme di violenza e discriminazione”.

La Thailandia è il terzo paese asiatico a riconoscere il matrimonio egualitario. Nel 2019 è stata la volta di Taiwan, il primo, lo scorso anno è arrivato invece il Nepal.

Eppure, questa marcia dei diritti, che in questo mese vede le celebrazioni del Pride, dell’Orgoglio in tutto il mondo, è ancora lunga, faticosa, per nulla scontata. La repressione, il vivere nascostamente sono, purtroppo, abitudini così comuni nella società, in determinati settori più degli altri, primo fra tutti quello della difesa.

Avete mai sentito un militare fare coming out pubblicamente?

Sarebbe dovuta sopraggiungere la morte prima che accadesse. È infatti notizia di oggi che un ufficiale pluridecorato dell’esercito americano, veterano del Vietnam, ha confessato la sua omosessualità in un necrologio pubblicato dopo la sua morte. 

Edward Thomas Ryan scrive così libero, come solo la morte può renderti: “Devo dirvi ancora una cosa. Sono stato gay tutta la mia vita, dal tempo della scuola, al liceo, al college, tutta la vita”. Poi la confessione della sua relazione amorosa con Paul Cavagnaro. “È stato l’amore della mia vita – scrive Ryan – abbiamo passato insieme venticinque anni fantastici. Paul è morto nel 1994 a causa di una procedura medica andata male. Scusatemi se non ho avuto il coraggio di confessare che sono gay”.

La paura di essere ostracizzato dalla famiglia, dagli amici e dai colleghi in uniforme ha spinto Ryan a tenersi in serbo questo segreto tutta la vita.

“Dichiarandomi  –conclude così il suo necrologio – riposerò per sempre in pace”.

Ora, però, ci si augura che nel 2024 non si debba aspettare la morte prima di dichiarare la propria omosessualità.

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