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Proteine, una ‘moda’ che fa bene a salute e microbiota

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Velasco25 Articolo

Kefir, biscotti, yogurt, formaggi, ma anche pasta, bevande, latte e dessert. Basta andare a fare la spesa per toccare con mano il boom degli alimenti arricchiti di proteine. Un settore esploso letteralmente negli ultimi anni, con una crescita a doppia cifra in Italia (da maggio a settembre 2022 +28,5%, dati GFK ). Una moda come tante, o una strategia alleata della salute e del microbiota?

“Per gli alimenti addizionati entro un limite ragionevole la risposta è positiva”, assicura a Fortune Italia Lorenzo Morelli, ordinario di Microbiologia all’Università Cattolica di Piacenza e direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari, a margine della presentazione del volume ‘Proteine nella dieta mediterranea’ (Gribaudo Editore), a cura di Federico Mereta, promosso da Fondazione Istituto Danone.

Facciamo un passo indietro

“L’uomo ha sempre usato i batteri per ‘mangiare’ gli zuccheri e ‘salvare’ le proteine: è il caso del latte che si trasforma in formaggio. I batteri – spiega Morelli, coordinatore del board scientifico che ha collaborato al volume – mangiano il lattosio, lo trasformano in acido lattico e salvano le proteine. Senza tornare all’Età della pietra, dobbiamo tener conto del fatto che le proteine per noi non sono  ben assorbibili, a meno che non vengano spezzettate dagli enzimi digestivi, come invece accade in tutta la famiglia dei latti fermentati. Oggi sappiamo utilizzare i batteri per metterli in alimenti naturalmente ad alto contenuto di proteine o addizionati, in modo da salvaguardare il contenuto proteico, rendendolo allo stesso tempo più facilmente assorbibile. Quando queste proteine arrivano nell’intestino, ci consentono di selezionare meglio proprio i batteri che ci fanno bene: insomma, nutriamo, con una sorta di ‘integratore’, i batteri buoni”.

Il fenomeno in Italia

Quello degli alimenti ricchi di proteine è un fenomeno “esploso negli ultimi anni in modo esponenziale e sorprendente, possiamo parlare senz’altro di una crescita a doppia cifra. In parallelo, però, sono fioriti anche prodotti che vantano una richezza di proteine in categorie inaspettate. Insomma, è arrivato il momento di fare chiarezza”, spiega Fabrizio Gavelli, presidente Fondazione Istituto Danone.

Proprio con questo obiettivo la Fondazione ha promosso il volume presentato oggi a Roma: “Stiamo entrando in una fase in cui occorre dare informazioni corrette: è vero che le proteine sono fondamentali e lo sono ancora di più per categorie come sportivi e persone anziane, ma occorre sapere come inserirle in una dieta varia e bilanciata. Gli italiani sarebbero in teoria posizionati molto bene dal punto di vista alimentare, ma i nostri studi ci dicono che solo una parte della popolazione segue davvero la dieta mediterranea“, avverte Gavelli.

Dieta mediterranea, ma non troppo

In effetti in Italia solo il 13% della popolazione (poco più di 1 italiano su 10), segue la dieta mediterranea, con forti spaccature a livello territoriale. Un fenomeno che apre la strada all’aumento di problematiche come obesità, diabete e malattie cardiovascolari, sempre più presenti nei Paesi ad alto reddito, con evidenti rischi di aumento dei costi sui sistemi sanitari.

Ecco perchè è sempre utile il monito di Andrea Ghiselli, esperto di nutrizione recentemente scomparso, che ha contribuito alla stesura del libro sulle proteine: “Oggi dovremmo mangiare per virtù e per scelta di salute quello che i nostri nonni mangiavano per necessità”.

Proteine, dove trovarle

Le proteine intervengono in numerosi e diversi processi, dal trasporto di molecole attraverso il circolo ematico alla trasmissione di segnali nervosi, ci aiutano a difenderci dalle infezioni e solo in casi di necessità hanno funzione energetica. Se quando si parla di proteine si pensa soprattutto a carne, pesce, uova, legumi e prodotti lattiero-caseari, questi nutrienti sono presenti anche nel grano e nelle verdure. Poco meno del 30% di proteine che assumiamo deriva da cereali e derivati, circa il 27% da carne o pesce, il 21% da prodotti lattiero-caseari.

“Proviamo a pensare quanto sia importante ‘mangiare informati’. Il volume  si propone proprio questo: offrire, con un linguaggio accessibile a tutti, ma sulla scorta di una ferrea aderenza alle ricerche scientifiche più recenti, le basi della conoscenza per scelte alimentari che siano rispettose del mondo attorno a noi e soprattutto siano utili per mantenerci in salute, riducendo il rischio di carenze e di errori che, se ripetuti, potrebbero influenzare negativamente il metabolismo”, conclude Lorenzo Morelli. 

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