Inospitale, arido, ma soprattutto a 254 milioni di chilometri dalla Terra: Marte resta un (oscuro) oggetto del desiderio fin dagli anni della conquista del suolo lunare. Pensiamo solo al nome che usiamo per definire gli abitanti di altri pianeti, o ai tanti romanzi ambientati sul Pianeta rosso dagli ‘eredi’ di Philip K. Dick. Il conto alla rovescia è partito: la data da segnare sul calendario è ancora vaga, fra ottobre e dicembre 2028. Ma la base no: sarà Cape Canaveral, in Florida (Usa). Da lì partirà la missione ExoMars 2028 guidata dall’Agenzia spaziale europea (Esa), con la partecipazione della Nasa e il sostegno dell’Agenzia spaziale italiana (Asi).
Un rover a guida autonoma, il Rosalind Franklin, lascerà la Terra per cercare tracce di vita sul Pianeta rosso. Dotato di una potente trivella (sviluppata da Leonardo), il rover dovrebbe raggiungere Marte nel 2030: qui raccoglierà campioni perforando il suolo fino a 2 metri di profondità. Thales Alenia Space ha siglato con l’Esa un contratto da 522 mln di euro per completare la missione, che punta a trovare risposte a misteri che da tempo affascinano l’umanità. Questa cifra consentirà la realizzazione del Modulo di ingresso, discesa e atterraggio su Marte e le attività di manutenzione e riconfigurazione dei veicoli già costruiti per ExoMars 2022. Insomma, il nostro Paese sarà protagonista di questa avventura.
Rifiuti marziani e serre spaziali
Non sono poche le sfide che stanno affrontando gli scienziati impegnati nella conquista del pianeta che deve il nome al dio della guerra. E, c’è da scommetterlo, molte delle ricerche per la missione si tradurranno in nuove tecnologie. Un po’ come il rivestimento antigraffio degli occhiali (in origine dedicato alle visiere dei caschi degli astronauti) e il memory foam dei materassi (usato nello Spazio per proteggere dagli urti). Usando risorse e tecniche impiegate sulla Stazione Spaziale Internazionale e dalla Nasa, il team di Conor Boland, docente di Fisica dei materiali presso l’Università del Sussex, ha sviluppato nanomateriali migliaia di volte più piccoli di un capello umano per la produzione di energia pulita e per l’edilizia. Applicando solo metodi di produzione sostenibili, Poland ha spiegato di aver “trasformato dei rifiuti in nanomateriali utili per produrre combustibile, idrogeno pulito, ma anche per realizzare un dispositivo elettronico simile a un transistor.
Ciò apre la strada a tecnologie e costruzioni sostenibili su Marte, ma anche sulla Terra”. C’è poi la questione dell’alimentazione degli astronauti. Si studiano serre spaziali per la coltivazione di verdure e ortaggi freschi: Thales Alenia Space è impegnata in sperimentazioni su colture di micro-ortaggi e patate, mentre Ferrari Farm, azienda agricola di Rieti, punta a una serra elettronica illuminata a Led e la startup genovese Space V ne studia una che adatta progressivamente il proprio volume in base allo Spazio richiesto dalle piante in crescita.
La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di giugno 2024.