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“Emergenza salari”: la questione deve ritrovare centralità nel dibattito politico

I risultati elettorali del voto europeo hanno restituito centralità alla parola “salari”. Quanto guadagnano gli italiani in termini reali? Com’è noto, quando si parla di lavoro, ciò che conta è il salario reale, vale a dire rapportato ai prezzi. Se per la destra l’enfasi sulla questione lavorativa è un refrain noto, merita invece un’attenzione speciale il successo elettorale del Partito democratico, prima delegazione nel gruppo dei Socialisti e democratici al Parlamento europeo (con ben 21 eletti).

La crescita del Pd in termini assoluti e percentuali si spiega anche con l’importanza attribuita al tema dei bassi salari durante la campagna elettorale. Redditi e sanità sono stati i cavalli di battaglia con cui la leader Elly Schlein ha saputo convincere gli elettori sopratutto nel Sud Italia. La pace invece non ha portato fortuna al M5S che aveva inserito il riferimento irenista persino nel simbolo: proprio nel Meridione i pentastellati sono quasi scomparsi, forse anche come conseguenza del superamento del reddito di cittadinanza (e della stretta sui bonus edilizi).

Secondo i dati Ocse, l’Italia è, tra le grandi economie, quella dove i salari reali sono maggiormente diminuiti. Meno 7,3 percento solo nel 2022 rispetto al 2021, anno in cui la crescita dei prezzi trainata dal rincaro dell’energia ha ridotto sensibilmente il potere d’acquisto delle famiglie. Se la causa principale dei bassi salari risiede principalmente nella produttività stagnante degli ultimi vent’anni, è altrettanto evidente che l’elevata inflazione legata alla guerra in Ucraina ha reso i lavoratori italiani ancora più poveri.

Secondo i dati Istat, tra il 2014 e il 2023 l’incidenza di povertà assoluta individuale tra gli occupati ha avuto un incremento di 2,7 punti percentuali, passando dal 4,9 percento nel 2014 al 7,6 percento nel 2023. Per gli operai l’incremento è stato più rapido passando da poco meno del 9 percento nel 2014 al 14,6 percento nel 2023. In altre parole, quattordici operai su cento sono “working poor”, cioè lavorano e ciononostante non riescono a sbarcare il lunario. Non credo che esista un fallimento più flagrante della politica: se i cittadini che al mattino escono di casa e si rimboccano le maniche non riescono a far fronte alle spese familiari, di che cosa deve occuparsi la politica?

È un’esigenza vitale: si lavora per vivere. Se questa certezza viene meglio, prendono strada percorsi alternativi che sfociano nella illegalità o nell’assistenzialismo, in entrambi i casi la società arretra anziché progredire. Per questo, la centralità della questione salariale in un Paese con una produttività al palo deve “occupare” la politica non solo negli slogan da campagna elettorale. Se non vogliamo rassegnarci all’elemosina di stato, serve rispetto per chi lavora perché solo il lavoro dà dignità alle persone. Il lavoro con paghe adeguate.

(Nell’immagine in evidenza il ministro del Lavoro Marina Calderone)

Leadership Forum
Paideia

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