GILEAD
Leadership Heade
Poste Italiane
Cerca
Close this search box.

Social network, AI e i rischi per il libero arbitrio, l’allarme del cofondatore di Twitter

Se i social media fossero l’equivalente di un’arma di distruzione di massa, allora Jack Dorsey (nella foto in evidenza) potrebbe essere il Robert Oppenheimer dell’era digitale. Parlando al sedicesimo Oslo Freedom Forum, il cofondatore di Twitter, pieno di rimorsi, ha espresso contrarietà nei confronti della sua stessa creatura, nata dai nobili ideali dei protocolli open-source e poi corrotta dalla necessità di sopravvivere in un mercato competitivo. 

E ha lanciato un avvertimento: i social media sono solo la prima manifestazione di questo pericolo di degenerazione. OpenAI e altre aziende del settore dell’intelligenza artificiale rappresenteranno per l’era dell’AI ciò che Facebook e Google hanno rappresentato per il web. Gli strumenti di intelligenza artificiale ci conosceranno meglio di quanto noi conosciamo noi stessi e finiranno per influenzare il nostro pensiero a livello subconscio, anche se i loro algoritmi saranno resi trasparenti. 

“Sembrerà un po’ folle, ma credo che il dibattito sulla libertà di parola sia una distrazione totale in questo momento. Penso che il vero dibattito dovrebbe essere sul libero arbitrio“, ha detto nella capitale norvegese, sede del Premio Nobel per la Pace.

“È come se venissimo programmati sulla base di ciò che riteniamo interessante. Un po’ alla volta, attraverso i contenuti che ci vengono proposti, ci viene detto che cos’è degno o meno della nostra attenzione. E più interagiamo coi contenuti, più l’algoritmo continua a costruire e alimentare questo pregiudizio”. 

Dorsey, che il mese scorso ha lasciato il Cda della piattaforma di microblogging BlueSky per appoggiare la rivale X di Elon Musk, ha ricevuto il sostegno morale dell’imprenditore seriale che ha acquistato la sua creazione per 44 mld di dollari nel novembre 2022, per poi rimodellarla a sua immagine e somiglianza, con tanto di licenziamenti di massa e un rebranding strategico. 

“Sì, Jack ha ragione”, ha scritto mercoledì il Ceo di Tesla. Secondo Dorsey, anche rivelare il codice sorgente, come ha fatto Musk con X, per creare trasparenza e fiducia non aiuterà. A suo avviso, anche se un algoritmo è open source, rimane di fatto una scatola nera.

Il cofondatore di Twitter ha affermato non solo che è impossibile modellare e prevedere come funziona e cosa mostrerà in un determinato momento, ma che l’algoritmo può essere cambiato in qualsiasi momento. “Possiamo resistere quanto vogliamo, ma ci conosce meglio di noi stessi, perché gli comunichiamo le nostre preferenze in modo implicito ed esplicito per tutto il tempo, ed è molto pericoloso continuare a fare affidamento su questo”. 

Il mercato degli algoritmi

L’unica soluzione, secondo Dorsey, è creare un mercato di algoritmi che restituiscano agli utenti la possibilità di scegliere le scatole nere che ritengono più affidabili, garantendo loro la possibilità di passare da una all’altra in un attimo, a seconda delle loro esigenze, o addirittura di costruirne una propria.

La necessità di trovare una soluzione diventa ancora più pressante man mano che andiamo avanti, poiché una rete neurale come il GPT-4 di OpenAI è, al suo livello più elementare, un algoritmo che sfrutta i dati raccolti da Internet utilizzando centinaia di miliardi di parametri. 

In passato, il rischio era mitigato dalla costante pubblicazione della scienza dell’AI a beneficio di tutta l’umanità – in altre parole, l’opensourcing dei modelli di ricerca. Tuttavia, quei tempi sono praticamente finiti, poiché il rilascio di ChatGPT da parte di OpenAI, nel novembre 2022, ha dato il via a una gara tra una manciata di aziende per la commercializzazione della tecnologia.

“Cinque aziende stanno costruendo strumenti da cui dipenderemo tutti”, ha detto Dorsey. “E poiché sono così complicati, non abbiamo idea di come verificarne la correttezza e il funzionamento”. Dorsey non ha fatto nomi, ma probabilmente si riferiva a OpenAI insieme al partner Microsoft, a DeepMind di Google, a Meta e ad Anthropic, sostenuta da Amazon. Potrebbe aver incluso anche xAI, in quanto ha messo in guardia dal rischio di dipendere da un solo Ceo, come Sam Altman, ma, ironia della sorte, anche Elon Musk. È tuttavia discutibile se il proprietario di X e xAI intendesse sostenere anche questa tesi. 

L’articolo originale è disponibile su Fortune.com

Leadership Forum
Poste Italiane

Leggi anche

Ultima ora

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.