Viaggia verso il terzo mandato consecutivo il primo ministro dell’India Narendra Modi, ma la vittoria elettorale sembra essere assai meno netta di quanto inizialmente pronosticato dagli exit poll e dai primi scrutini. Il partito conservatore Bharatiya Janata sembra infatti destinato a perdere la maggioranza parlamentare per la prima volta dal 2014 e si vedrà costretto a fare affidamento su alleati più piccoli, se vorrà assicurare a Modi lo storico terzo mandato.
Quella indiana è una vera e propria maratona elettorale, durata sei settimane. Una farraginosità che si spiega con la difficoltà logistica di portare alle urne in un Paese molto vasto più di mezzo miliardo di persone – in questo caso hanno votato 642 milioni di elettori, pari a due terzi degli aventi diritto.

L’obiettivo iniziale di Modi
Una maggioranza con numeri risicati e inferiori alle aspettative rischia dunque di compromettere la possibilità di mettere in campo riforme ambiziose. Se i dati saranno confermati, per Modi potrebbe risultare assai complesso attuare la sua politica economica e il leader indiano si troverebbe a dipendere dai suoi alleati più piccoli. Modi puntava più in alto, se è vero che ha incentrato la sua compagna elettorale sullo slogan ‘sopra i 400’: l’obiettivo dichiarato era ottenere più dei due terzi dei seggi.
La risposta del mercato azionario
Questa prospettiva di relativa incertezza sta già avendo delle ripercussioni sul mercato azionario: il Nifty 50, uno dei due maggiori indici utilizzati in India, è crollato fino all’8,5%. L’indice era invece schizzato a livelli record dopo gli exit poll del fine settimana, che lasciavano presagire una vittoria più netta di Modi. L’obiettivo del primo ministro 73enne è di fare dell’India la terza economia mondiale entro il 2030. Secondo il Fondo monetario internazionale, nel 2022 l’India è diventata la quinta potenza economica mondiale, superando il Regno Unito, con un tasso di crescita del Pil del 8,2% per l’anno fiscale 2023-24.
L’economia indiana: i numeri
Sostenuta perlopiù dagli investimenti pubblici, la crescita economica non è però andata di pari passo con la creazione di posti di lavoro. Gli ultimi cinque anni hanno peraltro fatto registrare performance economiche altalenanti: dal tracollo durante la pandemia, al +8,2% dell’anno fiscale conclusosi a marzo scorso. A crescere, in particolare, sono stati i settori manifatturiero e minerario. Cifre che collocano la crescita economica indiana davanti a colossi come la Cina e i principali Paesi occidentali.
Per l’anno finanziario 2024-25, però, il Fondo monetario internazionale prevede un rallentamento della crescita del Pil al 6%, rispetto al 7% vaticinato dalla banca centrale indiana. Preoccupa anche il deficit di bilancio, che il governo indiano sta cercando di contenere dopo che, durante Covid-19, aveva raggiunto il 9,2% del Pil. L’obiettivo è riportarlo al 4,5% entro l’anno fiscale 2025-26.