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Crioconservazione del corpo dopo la morte, a che punto siamo

crioconservazione

“Costruire un mondo in cui le persone possano scegliere quanto vivere, indipendentemente da dove si trovano, chi sono e dalle loro risorse finanziarie”. È la vision di Tomorrow Biostasis, azienda biotech che, nei giorni scorsi, ha fatto parlare di sè. Con uffici a Berlino (Germania), Tomorrow Biostasis offre un servizio sperimentale di crioconservazione che, almeno per il momento, non è proprio per tutte le tasche. Il costo, infatti, oscilla tra 75mila euro nel caso del solo cervello, fino a 200mila per tutto il corpo, pagabili al momento del decesso.

Il servizio, si legge sul sito della società, comprende il trattamento e la stabilizzazione del soggetto a domicilio, il trasporto del corpo per via aerea e la crioconservazione per un tempo indefinito nei sotterranei della sede della European Biostasis Foundation di Rafz, in Svizzera. Ma anche il potenziale risveglio, “se e quando la tecnologia medica sarà abbastanza avanzata”. Un filone di ricerca portato avanti dalla stessa azienda fondata nel 2019 da Emil Kendziorra (nella foto), medico che ha iniziato il suo lavoro nel campo della ricerca sul cancro, per poi covertirsi alla biostasi (il processo di conservazione dei corpi a temperature criogeniche dopo la morte legale).

La sua startup, impegnata nella ricerca sulla crioconservazione dei tessuti biologici, ha convinto finora diverse centinaia di persone. Sono circa 400 i soggetti affiliati, da 80 città europee. Tra questi, come mostra una mappa, ci sono anche 17 italiani. Che, quando arriverà il momento, si faranno crioconservare. La storia, raccontata su ‘Repubblica’, ha fatto scalpore. Ma quante sono le possibilità di riportare alla vita un corpo conservato a -196°C? Fortune Italia ne ha parlato con Giorgio Berlot, ordinario di Anestesia e Rianimazione dell’Università di Trieste, a margine del recente Congresso nazionale della Sis 118.

Come funziona

Facciamo un passo indietro. Come spiegano da Tomorrow Biostasis, dal 1967 sono state crioconservate circa 500 persone, soprattutto in America. Inoltre, circa 5.000 sono gli affiliati che hanno chiesto di essere crioconservati dopo il decesso. Naturalmente dagli anni ’60 le procedure di crioconservazione sono evolute. “Oggi – spiega Kendziorra – il sangue del paziente viene rimosso e sostituito con agenti crioprotettivi specializzati, che riducono la velocità critica di raffreddamento (richiesta per evitare la formazione di cristalli di ghiaccio) del corpo”. Dopo la perfusione, la temperatura viene ulteriormente abbassata. A circa -130°C il tessuto diventa vetrificato, dopodichè la temperatura viene abbassata fino a –196°C (o -140°C in caso di conservazione a temperatura intermedia) nel corso di alcuni giorni o settimane, per ridurre al minimo lo stress termico. Infine, il corpo viene posto in un contenitore criogenico per la conservazione a lungo termine.

Il risveglio

Quante possibilità ci sono, oggi, che un corpo crioconservato dopo la morte si risvegli? “Secondo me sotto zero”, risponde con un sorriso Berlot. “Allo stato attuale della scienza non è possibile. Anche perché, come mi dicono i medici legali, una volta scongelato un corpo – come ad esempio nel caso di Liliana Resinovich (scomparsa a Trieste e poi trovata cadavere, ndr), in cui si suppone una permanenza in frigo dopo la morte – il processo di putrefazione riparte, ma addirittura in modo più rapido. Certo, oggi il trattamento di crioconservazione consente, ad esempio, di trasportare e trattare cellule per produrre le Car-T, ma parliamo di cellule vive, come anche nel caso gli ovuli per la fecondazione assistita. Insomma, il vero problema insorge dopo il decesso”. Dunque al momento “la ricerca non permette di far rivivere un cadavere, nonostante la crioconservazione”, dice lo specialista.

Una versione che trova concordi gli esperti di Tomorrow Biostasis, almeno per il momento. “Sebbene attualmente sia impossibile rianimare un paziente crioconservato, alcune ricerche indicano il potenziale di successo della crionica. Ricercatori sono stati in grado di crioconservare e poi far rivivere” il nematode da Nobel “C. elegans”, si legge sul sito dell’azienda. Insomma, le ricerche sono in corso. Ma “non è possibile prevedere esattamente quando sarà possibile il risveglio”, scrivono gli esperti di Tomorrow Biostasis. 

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