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Tumore al seno metastatico, novità sul fronte della chemio smart

tumore Giuseppe Curigliano

La chemioterapia smart, quella portata direttamente sul bersaglio dagli anticorpi monoclonali, veri e propri ‘postini’ di precisione, funziona anche su un gruppo di donne con tumore al seno in fase metastatica, in precedenza non considerate elegibili a questa terapia.

E potrebbe dunque cambiare lo standard di trattamento in prima linea del tumore al seno metastatico nelle donne ormono-responsive, permettendo loro di evitare la chemio standard, con tutti i suoi effetti collaterali. Lo dimostra lo studio DESTINY Breast-06, presentato in sessione plenaria al congresso dell’Asco di Chicago (Usa) dal professor Giuseppe Curigliano, componente del Direttivo nazionale Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica), Ordinario di oncologia all’Università di Milano, direttore della divisione clinica di Sviluppo di nuovi farmaci per le terapie innovative allo Ieo (Istituto europreo di oncologia) e candidato di punta alla presidenza della Società europea di oncologia medica (Esmo).

La chemioterapia ‘intelligente’ ha un nome complesso, ‘trastuzumab deruxtecan’, ed è un ‘tandem’ di farmaci: un anticorpo monoclonale (trastuzumab) diretto contro i recettori HER2 sulla superficie della cellula, legato ad un agente estremamente tossico (deruxtecan).

È, di fatto, una bomba intelligente che sgancia il suo carico letale direttamente dentro il bersaglio, la cellula tumorale, limitando così la tossicità a livello dei tessuti sani. Il farmaco è già nel bagaglio terapeutico degli oncologi italiani; Aifa ne ha infatti concesso la rimborsabilità alla fine dello scorso anno, quasi un anno dopo l’ok dell’Ema, che aveva dato il disco verde nel gennaio 2023. Il farmaco è approvato per ora solo per il trattamento di pazienti (sia donne che uomini) con tumore della mammella non operabile o metastatico, con elevata espressione dei recettori HER2. Ma i risultati del DESTINY Breast06 potrebbero portare una ventata di novità.

Il nuovo studio potrebbe allargare infatti la platea dei pazienti che possono beneficiare di questa terapia a chi ha un’espressione bassa o molto bassa dei recettori HER2 sulle cellule tumorali, in pratica l’80% del totale dei pazienti metastatici ormono-responsivi.

“DESTINY Breast06 – spiega Curigliano, reduce dalla sua presentazione all’alba in sessione plenaria all’Asco – è uno studio prospettico randomizzato condotto su donne endocrino-responsive (cioè con recettori per gli estrogeni) ed espressione del recettore HER2 ‘low’ o ‘ultra-low’. I risultati di questo studio dimostrano che questo farmaco può cambiare lo standard di cura in prima linea del tumore della mammella metastatico, risparmiando anche ai pazienti a bassa espressione di HER2, la chemioterapia tradizionale dopo la terapia ormonale”.

Lo studio ha coinvolto 866 pazienti con tumore al seno metastatico, positivo per i recettori ormonali e HER2 (713 pazienti HER2-low, 153 pazienti HER2-ultra low). Dopo aver ricevuto un trattamento con endocrino-terapia, i pazienti sono stati divisi in due gruppi: uno trattato con trastuzumab deruxtecan (una somministrazione endovena ogni tre settimane), l’altro con chemioterapia standard.

“Nei pazienti HER2 low – rivela Curigliano – il farmaco ha ridotto del 38% il rischio di progressione di malattia e morte e ha raddoppiato il tempo mediano di controllo di malattia (la sopravvivenza libera da progressione è stata di 13,2 mesi, contro gli 8,1 dei trattati con chemioterapia standard). Anche il tasso di risposta oggettiva è risultato raddoppiato nei trattati con trastuzumab deruxtecan (negli HER2 low è stata del 56,5%, rispetto al 32,3% del gruppo chemioterapia; negli ultra-low addirittura il 61,8% rispetto al 26,3% del gruppo chemioterapia)”.

Risultati straordinari, dunque, e inediti. Ma una grande efficacia, ha anche un prezzo da pagare in termini di effetti indesiderati. In questo caso, il rovescio della medaglia si chiama ‘polmonite interstiziale’ e può avere effetti fatali se non riconosciuta per tempo. “È un effetto indesiderato grave che, se riconosciuto per tempo, è tuttavia gestibile – rassicura Curigliano – Per questo è fondamentale instaurare un rapporto stretto tra medico e paziente, che deve comunicare subito sintomi come la tosse; importante anche sottoporre i trattati ad una Tac polmonare ogni tre mesi. Tutto questo implica una presa in carico multidisciplinare dei pazienti: non solo oncologi, ma anche radiologi per il riconoscimento tempestivo dei segni d’allarme e gli anatomo-patologi per una definizione precisa del livello di espressione dei recettori HER2, che potrebbe necessitare di una diagnostica più sofisticata di quella attuale mediante immunoistochimica”.

Proprio gli anatomopatologi stanno acquisendo un ruolo sempre più determinante nei tumor board; peccato che da qualche anno vada deserto il 70% dei posti di specializzazione in questo campo. Il più comune effetto indesiderato con questo farmaco-anticorpo coniugato invece è la nausea; solo il 45% dei trattati con trastuzumab deruxtecan perde i capelli.

“Ad oggi lo standard di cura per le pazienti con tumore del seno metastatico, dopo la terapia endocrina, è rappresentato dalla chemioterapia, associata però a benefici limitati e a gravi effetti collaterali. I risultati del DESTINY Breast06 aprono invece ad un potenziale cambiamento nel trattamento di questi pazienti, ampliando la possibilità di utilizzare il trastuzumab deruxtecan precocemente nel trattamento di questo tumore e in una nuova popolazione di pazienti”.

I numeri

Lo scorso anno in Italia sono stati circa 56mila i nuovi casi di tumore del seno. Il sottotipo più comune è quello positivo per recettori ormonali (HR+) e HER2-negativo, che rappresenta il 70% del totale. Si stima tuttavia che circa il 60%-65% dei tumori al seno HR positivi/HER2 negativi sia in realtà HER2-low e che un ulteriore 25% possa essere HER2-ultralow.

“Il ruolo dell’Italia nella ricerca internazionale è sempre più forte – sottolinea il professor Franco Perrone, presidente Aiom – sia negli studi indipendenti, che in quelli profit; ma anche la ricerca delle grandi aziende del farmaco può progredire solo grazie alla collaborazione dei pazienti e dei medici. E lo studio Destiny Breast06 è una medaglia appuntata al petto della ricerca italiana, all’avanguardia e di eccellenza, non solo nel campo del tumore del seno”.

“Le terapie innovative come questa – conclude il professor Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom – consentono di cronicizzare le forme avanzate, regalando a tanti pazienti anni di vita, impensabili fino a qualche tempo fa. A livello clinico, tutto questo però comporta un maggior numero di pazienti da seguire; nei nostri ospedali c’è bisogno di più spazi dedicati all’oncologia e di una maggior numero di operatori sanitari per far fronte alla pandemia-tumore”.

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