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Influenza H5N1 e insidie globali, l’analisi

virus e batteri
Adyen Articolo
Velasco25

Dai volatili passando per leoni marini, mucche e ora topi: il virus dell’influenza H5N1 sembra trovarsi bene con i mammiferi. Stando a un recente studio, infatti, i roditori che hanno consumato latte crudo proveniente da bovini infettati negli Stati Uniti, presentavano livelli elevati di virus negli organi respiratori. Insomma, questo alimento può essere un veicolo di contagio. Anche per questo motivo il virus dell’influenza H5N1 preoccupa gli specialisti.

Ma davvero questo patogeno, come temono alcuni, potrebbe innescare una nuova pandemia? “Il virus H5N1 circola da 20 anni, ed è già stato protagonista di un allarme mediatico che aveva portato a evitare l’acquisto di uova. Allora il virus circolava soprattutto negli uccelli migratori, che infettavano quelli da cortile e le persone che se ne occupavano. Abbiamo avuto centinaia di casi umani in questi venti anni”, ricorda Gianni Rezza, che ha vissuto in prima linea la pandemia da Covid-19, prima come epidemiologo dell’Istituto superiore di sanità, poi come direttore della Prevenzione al ministero della Salute, mentre oggi è professore di Igiene all’Università San Raffaele di Milano.

Parlando con Fortune Italia, Rezza – che all’influenza H5N1 ha dedicato l’ultimo aggiornamento del volume ‘Epidemie. I perché di una minaccia globale’ (Carocci) – invita a evitare eccessivi allarmismi.

Gianni Rezza
Gianni Rezza

 

Il salto di specie

“A Sumatra tanti anni fa – ricorda Rezza – una donna infettò sei membri di una famiglia allargata e uno di questi ne contagiò un altro: ci sono già stati casi nell’uomo in successione. Ma poi la catena si è fermata. Questo virus, che negli Stati Uniti ha infettato le mucche e nel resto del mondo diversi mammiferi, cani e gatti inclusi, presenta un’affinità per i recettori animali e non ha ancora fatto quelle mutazioni che lo renderebbero più adattabile all’uomo. Le farà? Non lo sappiamo”.

Previsioni insidiose

Quando abbiamo a che fare con le zoonosi, non è semplice prevedere cosa accadrà. “Nel 2009 ci aspettavamo un virus aviario da Est – ricorda Rezza – e abbiamo avuto una pandemia di origine suina che veniva da Ovest. È difficile dire come evolverà la situazione, ma la trasmissione interumana dell’influenza H5N1 non appare (ancora) efficiente. Dunque questo virus potrebbe diventare pandemico, ma anche no. Inoltre non è detto che, una volta adattatosi all’uomo, il virus mantenga la stessa letalità che presenta negli animali (un dato che non tiene conto dei casi paucisintomatici o asintomatici). Insomma, è fondamentale tenere alta la guardia e non abbassare l’attenzione sul monitoraggio”.

Minacce globali

‘Epidemie. I perché di una minaccia globale’ “è la terza edizione di un libro che avevo scritto dieci anni fa e avevo aggiornato a fine febbraio 2020: eravamo agli inizi di Covid-19 e, nel capitoletto di una pagina e mezzo che avevo dedicato a questo virus, mi chiedevo cosa sarebbe successo. In questa edizione chiudo il cerchio su Covid – aggiunge l’esperto – Ma ci sono anche capitoli nuovi, come quello sull’antibiotico resistenza e le infezioni ospedaliere, o sul monkeypox, oltre ad aggiornamenti sull’influenza e sull’H5N1″.

L’effetto clima

Sul fronte della prevenzione, in un’ottica One Health, Rezza sottolinea l’importanza di contrastare la proliferazione delle zanzare. “Pensiamo alla dengue e ad altre zoonosi trasmesse da questi insetti: l’anno passato abbiamo avuto diversi casi di dengue in Italia e, considerato quello sta accadendo a livello internazionale, non dobbiamo abbassare la guardia. L’Italia, che è sempre stato un Paese ‘tropicale part-time’, ha già un vettore competente: la Aedes albopictus. Se si allunga il periodo caldo, i virus hanno più tempo per ‘correre’ e possono causare epidemie più ampie. Se poi il virus riuscisse a sopravvivere all’inverno, potremmo arrivare a una endemizzazione”.

Per ora però è presto per preoccuparsi, aggiunge: “L’inverno c’è ancora”. Rezza non ama le previsioni: “È come leggere nella sfera di cristallo”, conclude. “Ma è sempre possibile fare scenari, sapendo che presentano diversi gradi di probabilità e che sono utili per mettere in campo strategie di contrasto mirate”.

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