La ricerca in oncologia spesso combina più farmaci per ottenere risultati migliori. Ebbene, si basa su un mix di tre prodotti la strategia della nuova ‘superimmunoterapia’ contro il melanoma presentata all’Asco di Chicago dal team di Paolo Ascierto, presidente di Fondazione Melanoma e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale di Napoli. Con la tripletta, infatti, aumentano i dati di sopravvivenza anche nei pazienti gravi, stando ai risultati illustrati al meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology.
Al centro del lavoro una malattia in crescita, con quasi 14.900 casi in Italia nel 2020. “Sono dati preliminari – precisa Ascierto – ma molto incoraggianti che riguardano pazienti con forme di melanoma avanzato inoperabile, con presenza anche di metastasi epatiche e cerebrali, quindi con una prognosi piuttosto sfavorevole. Nel nostro studio la tripletta di immunoterapici si è dimostrata promettente, ottenendo circa il 60% di risposte. E merita certamente di essere indagata in studi clinici più ampi”.
La nuova immunoterapia
Cosa cambia? Alla somministrazione di uno o due immunoterapici insieme, che ha già comunque cambiato la storia della malattia, si aggiunge ora l’utilizzo di tre i farmaci contemporaneamente. Nivolumab, relatlimab e ipilimumab, tutti inibitori del checkpoint immunitario – studiati per togliere i “freni” al sistema immunitario contro il melanoma – portano insieme al 72% la percentuale di sopravvivenza dei pazienti con melanoma avanzato, seguiti per più di 4 anni. Più del 20% rispetto ai risultati ottenuti dagli stessi farmaci somministrati da soli o in coppia.
A dimostrarlo, lo studio guidato Ascierto e realizzato in collaborazione con le università di Zurigo, di Aix-Marseille, di Losanna, di Oxford e del The Sidney Kimmel Comprehensive Cancer Center della Johns Hopkins Medicine.
Lo studio
Nel lavoro sono stati coinvolti 46 pazienti con melanoma avanzato, in media di 61 anni. I pazienti hanno ricevuto il tris di immunoterapici per una durata media di 5 mesi e sono stati poi seguiti in media per 49,4 mesi. Come precisa Ascierto “abbiamo registrato un tasso di sopravvivenza alla malattia del 72% a 4 anni, superiore a quello osservato con altri regimi terapeutici che prevedono la somministrazione di due immunoterapici. Nel 20% dei pazienti abbiamo registrato una remissione completa”.
Ma questo mix non sarà troppo potente per l’organismo dei malati? “Sorprendentemente – risponde l’oncologo – la tossicità è quasi sovrapponibile a quella del trattamento in combinazione di due immunoterapici, ipilimumab-nivolimab, e non sono emersi ulteriori eventi avversi”.
Da parte del team di ricerca c’è ottimismo, ma anche prudenza. “Il nostro è uno studio preliminare che ha coinvolto un numero limitato di pazienti – conclude Ascierto – I risultati vanno interpretati con cautela e andrebbero confermati in studi più ampi, che potrebbero anche consentirci una maggiore precisione sulla selezione dei pazienti che trarrebbero il maggior beneficio da questa tripla combinazione”. Insomma, la super-immunoterapia appare promettente, ma deve ancora essere oggetto di studi. Nel frattempo contro il melanoma dai laboratori di ricerca arrivano sempre nuove strategie: è il caso del vaccino terapeutico, che si sta sperimentando anche in Italia.