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Pmi, la ricetta per entrare nel mercato saudita

Supportare le Pmi italiane nel percorso di avvicinamento a Expo 2030, come trampolino di lancio per entrare nel mercato saudita. È l’obiettivo di ‘Road to Riyadh’, il progetto di consulenza multidisciplinare promosso da Max Calderan, imprenditore esperto di Arabia Saudita ed esploratore noto per le su imprese in condizioni climatiche estreme, insieme all’agenzia di comunicazione integrata Action Agency. 

Road to Riyadh

‘Road to Riyadh’ – che può contare inoltre sulla consulenza di Deloitte per l’innovazione – prende le mosse da Expo 2030, ma punta in realtà a un obiettivo molto più ambizioso e duraturo: facilitare l’ingresso delle piccole e medie imprese italiane in un mercato complesso e stimolante come quello saudita. “Stiamo mettendo a punto una piattaforma di consulenza multidisciplinare che fornirà alle aziende supporto legale, fiscale, logistico. Bisogna formare le imprese in Italia prima di aprirsi a un mondo culturalmente molto diverso dal nostro”, sottolinea Calderan. 

In Arabia Saudita Calderan è un nome noto per le sue imprese epiche: nel 2020 è entrato nella storia quando, in solitaria, ha percorso per primo l’inospitale Rub Al Khali, il ‘Quarto vuoto’, il deserto sabbioso più arido al mondo. Un percorso che oggi porta il suo nome: la Calderan Line.

 

Max Calderan nel Rub Al Khali

 

L’iniziativa è stata presentata agli imprenditori al Boga Space a Milano. “Siamo molto soddisfatti per i feedback ricevuti – commenta Calderan – Abbiamo cercato di trasferire ai partecipanti la vision dell’Arabia Saudita, una nazione molto giovane che da qui al 2030 deve recuperare un ritardo di trent’anni, dimostrando di essere un Paese accogliente, con cose belle da vedere. È in atto un processo di trasformazione importante”. Calderan è contestualmente impegnato in un altro progetto ambizioso: realizzare una ‘Green Line’, una linea con aree verdi proprio nel deserto di cui è stato il primo esploratore, entro il 2030. 

Vision 2030 

Dal 2016 l’Arabia Saudita ha adottato la Vision 2030, un progetto di trasformazione radicale della società, che implica riforme economiche, ma anche culturali e sociali volte a ridurre la dipendenza dal petrolio, a diversificare l’economia e a sviluppare i settori di servizio pubblico e l’indotto del turismo. Tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2030, il regno punta infatti ad aumentare le entrate pubbliche non petrolifere da 36 a 223 mld di euro.

“È un progetto visionario per la sua ambizione ma al contempo assai concreto per le numerose opportunità”, evidenzia Manuela Ronchi, founder e Ceo di Action Agency. “Grazie all’esperienza di Max Calderan, le imprese potranno accedere a risorse e conoscenze indispensabili per navigare con successo nelle dinamiche economiche e culturali dell’Arabia Saudita. La nostra iniziativa non si limita solo a favorire l’ingresso in un mercato complesso, ma promuove anche uno scambio culturale e commerciale profondo e duraturo”. 

Expo 2030 è dunque per Riyadh solo una tappa – per quanto importante – della vision che punta a trasformare l’economia saudita in una chiave sostenibile e innovativa. “È una rivoluzione culturale ed economica sempre più pervasiva che ha fatto della sostenibilità il suo fulcro”, aggiunge Calderan. Un’occasione ghiotta per le Pmi italiane. Ma per fare il proprio ingresso sul mercato saudita sono imprescindibili una profonda conoscenza della cultura e delle dinamiche che caratterizzano il Paese. “La vera sfida per le nostre aziende è conoscere a fondo la cultura, la geopolitica e le dinamiche relazionali dell’Arabia Saudita, aspetti decisivi per il successo dei progetti”. 

Le aziende già presenti in Arabia Saudita 

Sono circa cinquanta le aziende italiane che ad oggi operano in Arabia Saudita soprattutto nei settori energia, infrastrutture, costruzioni e trasporti. I principali gruppi italiani qui presenti sono Webuild, Ferrovie dello Stato, Maire Tecnimont, Tenaris, Bonatti, CESI, Leonardo, Elettronica, oltre a diverse società di ingegneria e studi di architettura. Le Pmi italiane hanno conquistato un ruolo di primo piano anche nei settori del lusso, della moda e dell’alta gioielleria fino all’arredamento, al design e al comparto automotive. 

I principali marchi italiani qui presenti sono Aurora (penne), Bulgari, Roberto Cavalli (abbigliamento e real estate), Armani, Versace, Fendi, Prada, Ferrari, Lamborghini, Pagani, Maserati, Poltrona Frau e Minotti, solo per citarne alcuni. Nel 2023 le esportazioni Made in Italy hanno messo a segno una crescita del 19%, generando un giro d’affari da 4,9 mld di euro e collocando il nostro Paese al secondo posto fra i principali fornitori europei del regno, confermando la crescente rilevanza strategica di questo mercato. 

 

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