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Il pollice robot per manipolare gli oggetti

pollice robot/Dani Clode Design/The Plasticity Lab

Protesi ed esoscheletri robotici, impianti neuronali e organi sintentici: non è la prima volta che ci occupiamo di transumanesimo, filone che sfrutta le tecnologie per superare i limiti umani. Come dimostra il progetto della Neuralink di Elon Musk, si tratta di un’area emergente della ricerca tech, in cui lo sviluppo di dispositivi indossabili motorizzati – talvolta controllati con la mente, altre grazie ai sensori – punta a colmare deficit motori o a superare gli attuali limiti umani. Insomma, se da una parte si punta a migliorare la qualità della vita di persone sane, dall’altra questi device possono aiutare le persone con disabilità a ritrovare alcune funzioni perse a causa di incidenti o patologie.

In questo caso i ricercatori dell’Università di Cambridge (GB) hanno sviluppato e testato un pollice robot: un dito in più da insossare dopo il mignolo, che le persone possono imparare rapidamente ad usare per raccogliere e manipolare oggetti. Come si legge su ‘Science Robotics’, il team di Tamar Makin ha testato il dispositivo robotico su una vasta gamma di partecipanti, per accertarsi che la tecnologia sia inclusiva e possa funzionare per tutti.

Il terzo pollice robot usato per aprire una bottiglia. Dani Clode Design / The Plasticity Lab

Gli obiettivi

La tecnologia “sta cambiando la nostra stessa definizione di cosa significhi essere umani, con le macchine che diventano sempre più parte della nostra vita quotidiana e anche delle nostre menti e dei nostri corpi – sottolinea Tamar Makin dell’Unità di scienze cognitive e cerebrali del Medical Research Council dell’ateneo britannico – Queste tecnologie aprono nuove entusiasmanti opportunità, che possono apportare benefici alla società. Ma è fondamentale considerare come possono aiutare tutte le persone allo stesso modo, in particolare le comunità escluse dalla ricerca e dallo sviluppo dell’innovazione. Per garantire che tutti abbiano l’opportunità di beneficiare di questi entusiasmanti progressi, dobbiamo integrare e misurare esplicitamente l’inclusività durante le primissime fasi del processo di ricerca e sviluppo”.

Il pollice extra

Una teoria divenuta realtà con lo studio di Dani Clode del laboratorio di Makin, che ha sviluppato il ‘terzo pollice’, un dito robot aggiuntivo pensato per aumentare la gamma di movimento di chi lo indossa, migliorando la capacità di presa e quella di carico della mano. In questo modo diventano agevoli anche attività che altrimenti sarebbero impegnative o impossibili da completare con una sola mano.

Come funziona

Come spiegano i ricercatori, il pollice robot è controllato da un sensore di pressione posizionato sotto ciascun alluce. La pressione esercitata dal dito del piede destro tira il pollice verso la mano, mentre quella esercitata con la punta del piede sinistro sposta il pollice verso le dita. L’entità del movimento del pollice è proporzionale alla pressione applicata, mentre il rilascio riporta il device alla sua posizione originale.

Il team ha avuto l’opportunità di testare il pollice robot durante l’annuale Royal Society Summer Science Exhibition: nel corso di cinque giorni sono stati coinvolti 596 partecipanti fra 3 e 96 anni. Di questi, solo quattro non sono riusciti a utilizzare il dito robotico, sia perché non si adattava saldamente alla loro mano, sia perché non riuscivano a controllarlo con i piedi. Ai partecipanti è stato concesso un minuto per familiarizzare con il dispositivo, durante il quale il team ha spiegato come eseguire diversi compiti.

I livelli di abilità tra i partecipanti variavano, ma non sono state riscontrate differenze nelle prestazioni tra i generi. Insomma, con l’eccezione dei bimbi più leggeri, che facevano fatica con il sensore, il dito robotico non ha creato problemi di ‘gestione’.

Le prospettive

Il transumanesimo prevede “nuovo rapporto con la tecnologia, creando qualcosa che vada oltre il semplice strumento per diventare un’estensione del corpo stesso – riflette Dani Clode – Data la diversità dei corpi, è fondamentale che la fase di progettazione di una tecnologia indossabile sia quanto più inclusiva possibile. È altrettanto importante che questi dispositivi siano accessibili e funzionali per un’ampia gamma di utenti. Inoltre, dovrebbero essere facili da usare”. Il terzo pollice robotico è solo l’inizio.

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