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Liste d’attesa: ecco il Piano. L’analisi

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Sono tre gli ingredienti ‘chiave’ del caos liste d’attesa che ha contagiato l’Ssn nel post-pandemia. Alla carenza di operatori, frutto di carichi di lavoro sfidanti e compensi non proprio esaltanti, si è sommato il raggiungimento dell’età della pensione per una fetta importante di lavoratori della sanità (frutto di una errata programmazione) e la richiesta in massa da parte dei cittadini di visite, esami e interventi rinviati a lungo per Covid. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, e più volte il ministro Orazio Schillaci ha sottolineato il suo impegno in materia.

Ora il Piano c’è, e dovrebbe arrivare sul tavolo del Cdm ai primi di giugno. A ben guardare, sono tre le novità principali: una piattaforma ad hoc monitorerà in tempo reale le liste d’attesa dei singoli nosocomi, sarà possibile ricorrere a ulteriori prestazioni del privato accreditato, mentre visite ed esami saranno disponibili anche nel weekend. Ma il Piano sarà davvero efficace e darà risposte ai cittadini, a quali oggi non resta che armarsi di pazienza o metter mano al portafogli? Fortune Italia lo ha chiesto al segretario nazionale di Anaao Assomed, Pierino Di Silverio. Che, pur restando “in vigile attesa” del decreto finale, vede nelle anticipazioni alcuni aspetti positivi.

Le priorità

“Stiamo lavorando per far sì che i cittadini riescano finalmente a fare gli esami e le terapie di cui hanno bisogno nei tempi previsti”, ha anticipato il ministro della Salute, a margine dell’appuntamento a Napoli dell’assemblea nazionale della Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt). “L’obiettivo del Governo è far sì che nessuno resti indietro. Ci sarà un monitoraggio attento, si stanno mettendo a punto sistemi per intervenire. Dobbiamo partire da un quadro preciso di quella che è la situazione, prestazione per prestazione. Il fine ultimo è far sì che, se una persona che deve fare un esame, lo faccia nei tempi che sono giusti per la sua patologia”, ha chiarito Schillaci.

Le novità

Il Piano prevederebbe, stando a quanto si legge sul ‘Sole 24 Ore’, anche premi per i direttori generali delle aziende sanitarie in regola e ‘sanzioni’ se non si rispetteranno i tempi massimi (almeno per il 90% delle prestazioni) stabiliti in base all’urgenza (da 72 ore a 120 giorni, questi ultimi per le cure programmabili). Saranno ‘puniti’, inoltre, i cittadini che non si presenteranno all’appuntamento (il Cup li richiamerà per ricordarglielo) per la visita o l’esame prenotato con il pagamento del ticket.

Con la farmacia dei servizi (nel Ddl semplificazioni) analisi e test saranno possibili anche in questi esercizi, mentre si allenta il tetto di spesa sulle assunzioni di medici e infermieri che sarà definitivamente superato nel 2025 (al suo posto ci saranno i fabbisogni standard), con l’applicazione anche di una flat tax al 15% sui compensi a medici e infermieri per l’attività extra orario. Infine anche un nuovo intervento contro i gettonisti.

L’Agenas effettuerà un monitoraggio nazionale sul rispetto dei tempi massimi, con audit nelle Asl inadempienti. E sempre presso l’Agenas viene istituita una piattaforma nazionale per realizzare l’interoperabilità con le piattaforme di ciascuna regione e provincia autonoma. Inoltre viene creato il registro delle segnalazioni (sul sito del ministero della Salute) per il mancato rispetto dei diritti contenuti nella futura Carta dei cittadini sulle prestazioni sanitarie.

Le risorse

Diverse misure saranno finanziate a valere sul Fondo sanitario nazionale: a preoccupare gli osservatori e le Regioni, il fatto che il Piano sulle liste d’attesa non possa contare su troppi fondi ad hoc. In cantiere c’è però un nuovo rialzo dei tetti di spesa per ricorrere al privato, per un valore che si dovrebbe aggirare sui 450 milioni di euro. 

L’analisi

Si riuscirà davvero, in questo modo, a mettere un freno alle liste d’attesa? “Attendiamo ancora il decreto ufficiale – commenta Di Silverio – ma per quanto visto fino ad ora ci sono dei dati positivi: si sdogana il concetto di defiscalizzazione, per quanto solo per le prestazioni aggiuntive. Un passo che speriamo apra il varco per comprendere che questa defiscalizzazione andrebbe estesa a parti dello stipendio in lavoro ordinario. Si abbatte il tetto di spesa, gradualmente, anche se fino alla fine del 2024 non si può far riferimento ai fabbisogni attuali dell’Agenas, che sono sperimentali e vanno corretti (e di molto)”.

E ancora: “Si supera il limite contrattuale in termini di numero di prestazioni aggiuntive”. Tutto bene, allora? “Restano dei dubbi sulla strada libera ai privati – aggiunge Di Silverio – Ci auguriamo che il decreto possa contenere limitazioni e regole del gioco uguali per tutti. Perchè se è vero che il privato accreditato è la seconda gamba del Servizio sanitario nazionale, deve anche seguire le stesse regole degli ospedali pubblici. Al momento, dunque, direi che siamo in vigile attesa: capiamo cosa cambierà, aspettiamo il Mef e poi potremo dare un giudizio finale, quando avremo il decreto” nero su bianco.

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