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Morbillo: picco di casi in Italia, cosa sta accadendo

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Gli ultimi dati riaccendono l’allarme morbillo. Ne avevamo già parlato, e in effetti gli esperti un po’ se l’aspettavano. Sia come sia, nel mese di aprile sono stati notificati in Italia ben 145 casi di morbillo, un aumento sia rispetto a marzo (127), che ad aprile 2023 (appena uno). Insomma, l’ultimo bollettino del sistema di sorveglianza epidemiologica nazionale non lascia tranquilli: i casi  dall’inizio dell’anno nel nostro Paese sono stati 399.

Ma, dal momento che il morbillo si previene con un vaccino, che oltretutto è fra quelli obbligatori, che cosa sta succedendo? Fortune Italia lo ha chiesto all’epidemiologo Massimo Ciccozzi dell’Università Campus Bio-Medico. Che, numeri alla mano, si dice “preoccupato. Il morbillo è una malattia altamente contagiosa che colpisce soprattutto i bambini e che non va sottovalutata: comporta rischi per la salute e complicazioni come polmoniti ed encefaliti”, sottolinea lo specialista. Ma vediamo prima gli ultimi numeri italiani.

La ‘fotografia’

Come sottolineano gli esperti del Dipartimento Malattie Infettive dell’Iss, “dal 2023 sono in corso aumenti significativi nel numero di casi e di epidemie di morbillo a livello globale, inclusi diversi Paesi Europei. Anche in Italia si osserva un notevole aumento dei casi di morbillo nel 2024 , in particolare nei mesi di marzo e aprile, la maggior parte in persone non vaccinate”.

Non solo, circa tre quarti dei casi segnalati nei primi quattro mesi dell’anno sono adolescenti e adulti: questi dati “suggeriscono che sono presenti ampie quote di persone suscettibili in queste fasce di età. Preoccupano anche i casi segnalati nei bambini sotto l’anno di età (17 da inizio anno, ndr), troppo piccoli per essere vaccinati e che dipendono quindi dalla copertura vaccinale nella popolazione per essere protetti dal morbillo”, ricordano dall’Iss. Inoltre preoccupano i casi tra gli operatori sanitari.

Niente vaccino

Un altro elemento interessante è relativo allo stato vaccinale, noto per 363 dei 399 contagi segnalati (91,0%). Ebbene, 323 soggetti non erano vaccinati al momento del contagio (89,0%), 22 (6,1%) erano vaccinati con una sola dose, e 14 casi (3,8% ) erano vaccinati con due dosi. Per i rimanenti quattro casi (1,1%) non era noto il numero di dosi effettuate.

Le complicanze

Il morbillo, ricorda Ciccozzi, non è una malattia banale. Prova ne è che 127 pazienti (31,8%) hanno riportato almeno una complicanze, fra epatite/aumento delle transaminasi (56), polmonite (54), encefalite (1 caso, il paziente non era vaccinato). Per il 50,1% dei pazienti (ovvero 200) è stato necessario il ricovero e per altri 64 una visita in Pronto Soccorso.

L’analisi

“Bene, possiamo dire che la situazione è preoccupante. In effetti abbiamo 399 casi, quasi il 90% confermato in laboratorio. E quattro regioni, tra cui il Lazio, totalizzano il 70% dei casi. Inoltre l’89% dei pazienti non è stato vaccinato. Ecco il problema”, afferma l’epidemiologo, che insieme a un gruppo di colleghi fra cui  Francesco Branda del Campus Bio-Medico, Fabio Scarpa dell’Università di Sassari e Marta Giovannetti della Fundação Oswaldo Cruz di Minas Gerais (Brasile), ha messo a punto nei mesi scorsi un database per il monitoraggio mondiale della malattia. 

“Nel caso dell’Italia dobbiamo guardare i dati dell’incidenza, più alta nella fascia 0/5 anni, seguita da quella 15/39 anni: parliamo di fratellini e genitori dei bimbi non vaccinati”. Insomma, il morbillo corre nelle famiglie.  Cosa fare? “A questo punto l’obbligo vaccinale del 2017 andrebbe esteso ai piccolini – sottolinea Ciccozzi – Insomma, il vaccino non dovrebbe essere obbligatorio solo in età scolastica, altrimenti non ne usciamo e ogni anno ci ritroviamo in questa situazione. Dunque le regioni, specialmente le 4 più implicate, devono darsi da fare con una campagna vaccinale mirata”. Infine secondo l’esperto è bene tornare ad accendere i riflettori sul morbillo, sulle complicanze e sull’utilità del vaccino.

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