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Intelligenza artificiale tra innovazione e regole

Il settore legale sta vivendo una vera e propria rivoluzione silenziosa ma decisiva grazie all’introduzione dell’intelligenza artificiale. Questa tecnologia ha guadagnato l’attenzione del pubblico nel novembre 2022 con il lancio di ChatGpt, il chatbot di AI generativa di OpenAI, che si basa su algoritmi di linguaggio avanzati chiamati Large language model (Llm).

Da allora anche il contesto normativo che regola l’uso dell’intelligenza artificiale è in rapida evoluzione. Tra le iniziative più significative vi è l’AI Act, la regolamentazione europea per garantire un uso etico e sicuro dell’intelligenza artificiale. La necessità di regolamentazione di questa tecnologia deve però bilanciarsi con la necessità di creare un contesto competitivo leale e stimolare l’innovazione continua nel settore.

In questo contesto richiede innovazione a livello di regolamentazione anche il tema del diritto d’autore. Determinare chi detiene i diritti sui vasti set di dati utilizzati per addestrare gli Llm è complesso, specialmente quando questi dati provengono da molteplici fonti e comprendono contenuti generati dagli utenti.

E parlando di dati è necessario porre l’attenzione sull’accesso ai dati governativi. Per lo sviluppo di queste tecnologie, diventa infatti essenziale che i dati siano resi accessibili in modo equo, per permettere alle innovazioni basate sull’AI di beneficiare di una risorsa preziosa patrimonio di tutti. Ovviamente questo accesso deve essere bilanciato con le precauzioni relative alla privacy degli individui e alla sicurezza dei dati.

Negli ultimi anni, l’industria legale non ha conosciuto grandi innovazioni, essendo sempre stata tradizionalmente reticente all’adozione della tecnologia e per le startup non è mai stato un settore particolarmente attrattivo. In Italia una grossa spinta all’innovazione è arrivata dall’introduzione del processo telematico, che ha spinto i professionisti a dotarsi di soluzioni digitali e portare nel cloud parte del loro lavoro.

Noi crediamo che l’introduzione di tecnologie di AI nel settore condurrà ad una vera e propria rivoluzione nei prossimi anni principalmente per tre motivi.

Prima di tutto perché l’intera industria legale si basa essenzialmente su un lavoro testuale e di ragionamento: a partire dai materiali di studio per gli studenti, passando per i contratti fino ad arrivare agli atti e sentenze, gli input e gli output del lavoro sono testuali. Introdurre gli Llm, che sono appunto in grado di processare grandi quantità di testo in pochissimo tempo, crediamo porti benefici concreti al settore.

L’altro aspetto da considerare è che questa tecnologia porta a risparmi di tempo considerevoli, anche nell’ordine del 90% rispetto allo standard, a differenza di innovazioni precedenti che hanno migliorato il lavoro solo incrementalmente. Per questo crediamo che la spinta all’adozione di questa tecnologia da parte dei professionisti sia molto forte.

Abbiamo inoltre riscontrato come i professionisti siano contenti di delegare all’AI le attività che portano via tanto tempo pur generando un basso valore aggiunto. L’AI in questo contesto potrebbe inserirsi come ‘revenue driver’ permettendogli di concentrare i loro sforzi nel curare i rapporti con i clienti attuali e trovarne di nuovi.

Non è tutto oro quello che luccica, infatti gli Llm generici hanno ancora evidenti problemi pratici, uno di questi sono le ‘allucinazioni’ (casi in cui il modello formula risposte sensate ma fattualmente errate). È entrato nella cronaca anche in Italia il caso dell’avvocato negli Stati Uniti a cui è stata revocata la licenza per aver fornito al giudice riferimenti giurisprudenziali inesistenti che aveva generato con ChatGpt. In questo contesto è importante sottolineare come sia fondamentale il ruolo delle startup di intelligenza artificiale specializzate per questo settore, aziende in grado di sviluppare e fornire al mercato prodotti AI non solo ‘intelligenti’ ma anche affidabili.

Le applicazioni della tecnologia in questo settore sono diverse: un esempio riguarda i contratti. L’AI è in grado di analizzare e riassumere un contratto, confrontarlo con lo standard e con le policy interne dello studio o dell’azienda per valutare potenziali incongruenze. Inoltre è possibile chiedere all’AI di individuare i punti negoziali e di farsi aiutare a impostare la strategia che si intende seguire.

Un altro esempio si trova nel contenzioso civile o penale dove l’AI entra in gioco nella formattazione degli atti secondo standard definiti, nella ricostruzione dei fatti per renderli il più chiari possibile e nella ricerca di giurisprudenza e normativa di riferimento. È inoltre possibile utilizzare l’AI per definire la strategia processuale difensiva o di attacco, con applicazioni anche di ‘giustizia predittiva’.

Un’altra applicazione rilevante dell’AI generativa è quella della ricerca legale: infatti l’AI è in grado di effettuare ricerche complesse su grandi basi di dati molto velocemente ed efficacemente. È in questo contesto che abbiamo deciso di lanciare Lexroom.ai, startup legal tech nata nel venture builder di Vento Ventures.

Lexroom.ai sviluppa un assistente AI per professionisti in grado di effettuare ricerche legali su fonti di normativa, giurisprudenza e regolamentazione di settore in linguaggio naturale e di fornire una prima bozza di parere legale o una risposta più concisa, pragmatica, che il professionista può poi rivedere e integrare. Il sistema permette inoltre di cercare su una base di dati proprietaria, così da basare le sue risposte e opinioni anche sul materiale prodotto in precedenza dal professionista. Abbiamo sviluppato il prodotto con in mente un principio: l’affidabilità. Infatti il sistema si appoggia su una base di dati curata e aggiornata, e permette di verificare sempre le sue risposte andando a citare le fonti da cui sono state estratte le informazioni.

In conclusione, crediamo che l’AI stia trasformando il settore legale, permettendo agli avvocati di focalizzarsi su compiti più strategici piuttosto che su quelli a basso valore aggiunto. Il futuro promette una pratica legale più efficiente e magari anche un accesso più ampio alla giustizia.

*Paolo Fois, 28 anni, insieme a Martina Domenicali (25 anni) e Andrea Lonza (30 anni), nella foto in evidenza, ha fondato Lexroom.ai, una piattaforma per la ricerca legale che, sfruttando l’AI generativa, permette di porre quesiti giuridici e generare in risposta un semilavorato di parere che cita le fonti giuridiche utilizzate consentendo agli avvocati di completare ore di ricerche legali in pochi secondi. La prima versione permette di risparmiare in media il 73% del tempo rispetto ad una ricerca tradizionale.

 

 

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