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Web3, rivoluzione della Digital Economy

Lo sviluppo della digital economy sta davvero cambiando Internet, proiettando il web verso l’era del 3.0?

Ciò che l’evoluzione delle architetture tecnologiche rivela è che Web3 non è solo una buzzword, ma si sta affermando come un nuovo paradigma di Internet che si basa sui principi di decentralizzazione, interoperabilità tra piattaforme, connettività peer to peer e ubiquità, andando oltre l’interazione e la condivisione dei contenuti che hanno caratterizzato il Web 2.0.

Web3 è un sistema complesso che nasce dall’integrazione delle tecnologie disruptive di Industria 4.0, e che è capace di creare ambienti abilitati digitalmente, ma in continuità con il fisico. Si tratta di dimensioni che il filosofo Luciano Floridi ha definito “spazi di realtà estesa”, che consentono agli individui di vivere mondi virtuali aumentati e personalizzati, grazie a modalità immersive di relazione e condivisione.

Il Web3 è già un fenomeno di mercato. Nel 2023 il valore di tali tecnologie è stato stimato in oltre 2 mld di dollari e le proiezioni ne indicano una crescita annua costante a doppia cifra, di quasi il 50%. Si stima che il valore del Web3 potrà superare i 65 mld di dollari entro il 2032, attraverso la diffusione degli asset digitali come le criptovalute e gli NFT, l’integrazione dei sistemi di AI nei mondi del Metaverso e l’implementazione delle tecnologie del 5G e del 6G a supporto della interconnessione che genereranno nuovi modelli ibridi di relazione e transazione.

Il Web3 assume già la configurazione di ecosistema costruito attorno alle oltre 23mila imprese che operano nel settore e che includono i provider di infrastrutture blockchain, i creator di contenuti, le piattaforme di data analysis e di intrattenimento, i marketplace e le community per lo scambio di NFT e la fornitura di servizi finanziari abilitati da blockchain. Grandi player, ma anche startup per le quali cresce l’interesse da parte dei fondi di venture capital che hanno già investito 93 mld di dollari tra il 2019 e il 2024. 

Oltre i dati e gli algoritmi, il Web3 rappresenta una risorsa strategica a disposizione delle imprese per accrescere il potenziale di innovazione e creare un posizionamento distintivo nel mercato. Gli NFT divengono infatti una leva per modellare le possibilità ideative di prodotto e di brand oltre la dimensione fisica, per esplorare nuovi target di consumatori e costruire nuove formule di relazione basate sull’esperienza e sulla esclusività: pensiamo ai loyalty program tokenizzati o agli eventi nel Metaverso. Il potere della tecnologia blockchain mette inoltre a disposizione dei business innovativi strumenti di pagamento, attraverso le criptovalute come i bitcoin o ethereum, aprendo nuovi canali transattivi e di comunicazione.

Il Web3 crea quindi un nuovo tokenized value di mercato che non si esprime solo nei confronti dei clienti finali, ma che agisce lungo tutta la catena del valore. Le applicazioni del Web3 mostrano infatti anche la capacità di accrescere la trasparenza e l’accountability delle attività nei confronti dei fornitori – con i sistemi di tracciamento della filiera attraverso blockchain –  di migliorare la gestione dei dati e la produttività delle risorse umane attraverso l’AI, di rendere più efficienti e più trasparenti le operazioni di finanza straordinaria e di consentire l’accesso a nuove formule di investimento che potranno migliorare la gestione del rischio. La nuova frontiera del Web3 è anche quella della mappatura degli asset fisici attraverso la creazione dei digital twin, per abilitare modelli di gestione più efficienti delle infrastrutture fisiche.

Il Web3 presenta numerose opportunità, ma sono tante anche le sfide. Recenti studi mostrano infatti come solo il 20% delle imprese abbia già integrato questa tecnologia nella propria strategia di business. Al centro vi sono nodi critici di tutela della proprietà intellettuale e del diritto d’autore, che riguardano soprattutto la creazione di NFT, ma anche di tutela di dati personali, con crescenti rischi di data breach e hacking che possono coinvolgere gli ambienti del Metaverso. Un recente studio condotto dalla Stanford University dimostra che solo 2 dei 10 principali modelli di AI generativa sono compliant con la disciplina europea dell’AI Act con riguardo al rispetto dei diritti di copyright nei dati che vengono utilizzati per il loro training. Questo potrebbe esporre i business che adottano applicazioni basate su tali modelli a possibili violazioni della normativa europea.

L’adozione futura delle tecnologie del Web3 è legata anche allo skill gap. Soprattutto nelle piccole e medie imprese, mancano competenze adeguate a gestire i sistemi complessi che richiedono abilità tecniche per la gestione consapevole dei dati e delle infrastrutture, ma anche un nuovo mindset aperto alla comprensione del valore strategico della tecnologia. Diventano quindi fondamentali iniziative volte a favorirne la conoscenza a livello manageriale, andando oltre la tecnologia in sé, per coglierne il potenziale strategico di innovativo sistema del valore. È con questo intento che è nato l’Osservatorio Web3, un progetto di partnership tra il Centro di ricerca in Strategic Change ‘Franco Fontana’ dell’Università Luiss Guido Carli e EY. Le attività dell’Osservatorio mirano a diffondere la conoscenza e la comprensione delle architetture del Web3, dei suoi impatti tangibili sul business, attraverso l’ascolto attento delle esperienze e delle prospettive dei leader che hanno già investito in questa tecnologia. L’obiettivo è tracciare insieme un modello di readiness delle imprese al Web3, nella consapevolezza che disegnare il domani è il migliore modo per anticipare domani.

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