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Elezioni europee, l’Ue teme i deepfake (e richiama Microsoft)

bing microsoft

Che l’intelligenza artificiale e le sue storture rappresentino un rischio enorme in un anno in cui nel mondo sono chiamati alle urne due miliardi di persone è un fatto conclamato. Il pericolo dei deepfake, i contenuti falsi creati proprio con l’AI, è particolarmente sentito dall’Unione europea, dove a giugno voteranno 400 milioni di persone. Per questo la Commissione europea ora mette pressione a Microsoft, e chiede che entro il 27 maggio il gigante di Redmond invii a Bruxelles informazioni sull’AI generativa di Bing.

Una prima richiesta di informazioni era stata inviata il 14 marzo su “rischi specifici derivanti dalle funzionalità di AI generativa di Bing”, ma alcuni documenti e dati non erano stati forniti, secondo la Commissione. Bruxelles si riferisce in particolare a Copilot in Bing e ad ‘Image Creator by Designer’.

Deepfake, se lo conosci lo eviti (forse)/VIDEO

Le multe

Nel caso in cui Bing non risponda entro il termine del 27 maggio, la Commissione può imporre ammende fino all’1% del reddito annuo totale o del fatturato mondiale del fornitore e sanzioni periodiche fino al 5% del reddito medio giornaliero del fornitore o del fatturato annuo mondiale. “La Commissione può inoltre infliggere ammende fino all’1% del reddito annuo totale o del fatturato mondiale del fornitore per informazioni inesatte, incomplete o fuorvianti in risposta a una richiesta di informazioni”, spiegano da Bruxelles.

La richiesta di informazioni è “giuridicamente vincolante” e si basa sul sospetto che Bing possa aver violato il DSA (Digital service act) la legge sui servizi digitali che insieme a quella sui mercati digitali è stata introdotta per creare uno spazio digitale dove i diritti degli utenti e delle imprese vengano protetti.

Perché la Commissione è preoccupata

Nel caso di Bing la Commissione è preoccupata dai rischi legati all’AI generativa: le famose “allucinazioni”, la diffusione virale di deepfake e la manipolazione automatizzata di servizi che possono fuorviare gli elettori.

Quello dei contenuti deepfake è un pericolo piuttosto concreto: la registrazione di una telefonata ‘finta’ con la voce del Presidente Joe Biden, ad esempio, è circolata prima delle primarie nel New Hampshire, mentre i contenuti creati dall’AI vengono utilizzati regolarmente in India, altro Paese al voto.

Secondo il regolamento Bing fa parte di quei Very Large Online Search Engines individuati dalla normativa che “devono effettuare un’adeguata valutazione del rischio e adottare le rispettive misure di mitigazione del rischio (articoli 34 e 35 del DSA)”, recita la nota della Commissione.

L’AI generativa è uno dei rischi individuati dalla Commissione lo scorso 26 marzo in merito all’integrità dei processi elettorali, “in particolare per le prossime elezioni del Parlamento europeo di giugno”.

Secondo le indicazioni pubblicate allora dalla Commissione le Very Large Online Platforms e i motori di ricerca i cui servizi potrebbero essere utilizzati per creare o diffondere contenuti di AI generativa dovrebbero “valutare e attenuare i rischi specifici connessi”, ad esempio con un’etichettatura chiara dei contenuti generati dall’AI (come i deepfake) adeguando di conseguenza i termini e le condizioni.

In questo caso particolare, “la Commissione ritiene che le sospette violazioni della legge sui servizi digitali possano presentare rischi legati al discorso civico e ai processi elettorali. Ai sensi dell’articolo 67, paragrafo 3, della legge sui servizi digitali, la Commissione ha il potere di chiedere, mediante decisione, a Bing ulteriori informazioni relative a presunte infrazioni”.

La richiesta di informazioni è un atto investigativo che non pregiudica eventuali ulteriori misure che la Commissione può decidere o meno di adottare. Sulla base della valutazione delle risposte, la Commissione valuterà le prossime tappe. “Ciò potrebbe comportare l’avvio di un procedimento formale, ai sensi dell’articolo 66 della legge sui servizi digitali”, recita la nota della Commissione.

L’annuncio su Microsoft arriva un giorno dopo quello su Meta: la Commissione Europea ha avviato un’indagine formale nei confronti della casa madre di Facebook e Instagram per eventuali violazioni del Digital Services Act (DSA) relative alla tutela dei minori.

Come usare l’intelligenza artificiale in una pmi, secondo Google

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