Un primo segnale importante, anche se – a sentire i camici bianchi – occorre fare di più. La notizia del via libera del governo nel Milleproroghe allo scudo penale per i medici, istituito ai tempi dell’emergenza Covid, sembra puntare nella direzione indicata da tempo dal presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei Medici), Filippo Anelli. Ovvero, quella di un urgente “provvedimento ad hoc che restituisca la serenità ai professionisti: uno scudo penale che li protegga dalle cause infondate e dalle denunce ingiuste”.
Il disco verde, arrivato dopo la riunione della maggioranza con il governo sugli emendamenti al decreto Milleproroghe, riaccende i riflettori su “una richiesta della professione tutta – come aveva detto il segretario della Fnomceo, Roberto Monaco – per esercitare in serenità”. Ma non ci si può fermare qui. “Altri e ulteriori devono poi essere gli strumenti per mettere in sicurezza le cure per i cittadini, come ad esempio – aveva aggiunto Monaco – investire sul risk management e sulla formazione”.
Un freno alle cause penali
I medici chiedono “di poter lavorare in serenità senza la preoccupazione di dover rispondere ogni volta davanti a un giudice. Per questo lo scudo penale tanto atteso dai medici rappresenta per noi un provvedimento che ci aiuta ad esercitare serenamente la professione”, commenta Anelli in un video,
dopo il raggiungimento dell’intesa politica sull’emendamento al Milleproroghe che, nella nuova versione riformulata, è stato depositato questa mattina e dovrebbe essere votato nelle prossime ore dalle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Bilancio della Camera.
Con questo provvedimento “il diritto dei cittadini non è compromesso – sottolinea Anelli – perché le cause civili e i conseguenti risarcimenti sono sempre possibili, mentre attualmente le cause penali si concludono al 90% con una assoluzione per i professionisti sanitari”.
Un argine alla grande fuga
Ogni anno migliaia di medici abbandonano il Servizio sanitario nazionale. “Occorre, da parte del Governo e del Parlamento, un segnale forte, che restituisca serenità ai medici e torni a rendere attrattivo l’esercizio della professione all’interno del Servizio sanitario nazionale”, aveva sottolineato pochi giorni fa Filippo Anelli, auspicando il via libera allo scudo penale “nelle more di una revisione complessiva della materia, che richiede un Disegno di Legge e ha quindi tempi più lunghi”.
Sul tema è impegnata la Commissione d’Ippolito per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica, istituita presso il ministero della Giustizia e presieduta da Adelchi d’Ippolito. Una commissione che “sta facendo un grandissimo e approfondito lavoro di revisione sistematica sulla materia” e alla quale il presidente Fnomceo guarda con “grande fiducia e altrettanto grandi aspettative”. Ma, certo, i risultati non sono proprio dietro l’angolo.
E adesso? Proprio sulla base del lavoro che sta portando avanti la Commissione istituita dal Ministro Nordio, “aspettiamo e chiediamo una riforma più ampia, che porti a una revisione della normativa sulla responsabilità medica”, sottolinea Filippo Anelli.
Il plauso dei medici di famiglia
Quella dello scudo penale è “un’ottima notizia – interviente il segretario generale Fimmg, Silvestro Scotti – non solo per la categoria che in questi anni è letteralmente finita sotto attacco, ma anche per i pazienti con i quali nel tempo si è perso il valore del rapporto medico-paziente”.
Questo step segue il lavoro che ha già visto il Governo impegnarsi a modificare il codice penale in materia di responsabilità medica, e che porterà a una riforma più ampia attesa da anni dai professionisti. Scotti ricorda l’impegno su questi temi del ministro Orazio Schillaci, “che ancora una volta ha dimostrato grande sensibilità politica e capacità di sintesi”. Benché la medicina generale sia meno soggetta alla conflittualità medico-paziente, lo scudo penale è giudicato essenziale anche per il lavoro dei medici di famiglia.
Negli anni, infatti, il numero di questi operatori è drammaticamente calato. Una carenza che “in molti casi rischia di minare il rapporto fiduciario sul quale si basa la medicina generale e che rappresenta uno scudo alla conflittualità medico-paziente. Auspichiamo – dice Scotti – che questo sia solo un primo passo e che si punti con decisione sempre maggiore ad investire sulle cure di prossimità, a trovare soluzioni per arginare la carenza ed investire sulla attrattività della medicina generale”.
La soddisfazione di Cimo-Fesmed
Soddisfatti, ma non del tutto, i medici della Federazione Cimo-Fesmed. “La proroga dello scudo penale è il primo segnale importante del Governo nei confronti di una professione che necessita di un sostegno, non solo economico, ma di sistema”, sottolinea il presidente Guido Quici.
Una proroga “indispensabile che, tuttavia, richiede, una conclusione rapida dei lavori” della Commissione voluta da Nordio, per rivedere urgentemente la legge Gelli. “In sintesi, come Federazione Cimo-Fesmed, attendiamo che le nostre richieste si concretizzino in atti. E la proroga dello scudo penale sembra un buon inizio”, conclude Quici.
Cosa cambia (e l’analisi Anaao)
“L’approvazione dello scudo penale per gli operatori sanitari nel decreto Milleproroghe rappresenta un significativo passo avanti che mira a garantire la massima tutela dei pazienti e a sostenere, nel contempo, il ruolo cruciale svolto dai professionisti sanitari”, afferma il segretario Anaao Assomed Pierino Di Silverio, intervenuto dopo l’esito delle votazioni nelle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Bilancio della Camera.
In attesa della legge sulla responsabilità medica “la punibilità, in sede penale, viene limitata, per tutto il 2024, ai soli casi di colpa grave, come in epoca Covid, tenendo in debito conto le condizioni di lavoro e in modo particolare la grave carenza di personale. Si tratta di un importante segnale politico di cui va dato atto al ministro della Salute e ai parlamentari che ringraziamo per l’impegno profuso, che hanno formulato l’emendamento accogliendo la spinta incessante del nostro sindacato”, rivendica il responsabile Anaao, auspicando che questa sia la prima tappa di un percorso che garantisca ai cittadini equità di accesso alle prestazioni sanitarie e ai professionisti la serenità necessaria per tornare a considerare appetibile “il mestiere più bello del mondo”.
Non impunità ma protezione
“I medici non vogliono l’impunità, ma hanno bisogno di sentirsi protetti quando operano per la salute dei cittadini, specie in un contesto di grave carenza d’organico”, interviente dice il presidente dell’Enpam Alberto Oliveti. Per il numero uno dell’Ente previdenziale dei medici e degli odontoiatri “il problema non sono le sentenze che, come dimostrano i numeri, giungono praticamente sempre ad assoluzioni. Il dramma da evitare sono invece gli anni di calvario, di ansia e di spese che un medico deve subire ogni volta che, magari per un atto dovuto, viene coinvolto in un’inchiesta penale per aver assistito un paziente o per aver cercato di salvargli la vita”.
Se i medici hanno paura, finiscono per disamorarsi e andare a lavorare altrove. “E se l’obiettivo del sistema sanitario diventa quello di difendersi in tribunale, invece che di curare i cittadini, si sprecano soldi e tempo per esami inutili, ritardando le cure necessarie. Ecco perché – chiosa Oliveri – lo scudo penale per i sanitari, salva la vita ai pazienti”.