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Covid in Italia, ricoveri (e vaccini) in picchiata

Covid

Se sul fronte Covid gli ospedali sentinella Fiaso segnalano un nuovo crollo a doppia cifra dei ricoveri, anche il ricorso ai vaccini contro il virus un tempo pandemico in Italia è stato davvero limitato. Troppo, secondo Fondazione Gimbe, che parla senza mezzi di termini di flop della campagna vaccinale.

Dal confronto con il resto d’Europa, peggio di noi fanno solo i Paesi dell’Est e la Grecia. Ormai è legittimo fare un bilancio e la conclusione è chiara: i fragili non hanno risposto alla chiamata, per paura, sfiducia nei vaccini o difficoltà organizzative.

“Considerata l’efficacia dei vaccini nel prevenire la malattia grave e la mortalità negli anziani e nei fragili – rileva il presidente Gimbe Nino Cartabellotta – è legittimo ipotizzare che una parte degli oltre 4.000 decessi riportati nel periodo considerato poteva essere evitato, in particolare tra gli over 80″. Ma vediamo prima i dati della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere.

Gli ospedali si svuotano

Qui le notizie sono decisamente positive: la curva dei ricoveri Covid segna un -37% nell’ultima settimana. Il rallentamento è più evidente fra gli asintomatici: –44% nei pazienti in ospedale per altre cause ma risultati positivi al virus di Covid-19. Si riduce invece del 26,8 la percentuale dei ricoverati “per Covid” in nelle malattie infettive o con sindromi respiratorie e polmonari legate a Sars-Cov-2. L’età media dei pazienti in ospedale è di 76 anni e nel 95% i ricoverati hanno altre patologie.

Idem le terapie intensive

Si riducono di ben il 66% anche i ricoveri Covid nelle terapie intensive. Si tratta in termini assoluti di qualche paziente per ospedale, ricoverato “con Covid” per altre patologie. Fiaso segnala un solo caso negli ospedali pediatrici e nei reparti di pediatria degli ospedali sentinella: un bambino nella fascia di età 0-6 mesi ricoverato “con Covid”.

L’analisi Gimbe

Il 26 gennaio l’Ecdc (European Centre for Disease Prevention and Control) ha pubblicato un report sulla copertura anti-Covid degli over 60. Sei  Paesi su 30 non hanno fornito i dati: Austria, Croazia, Germania, Italia, Lettonia e Svezia.

Così la Fondazione presieduta da Nino Cartabellotta ha realizzato un’analisi indipendente utilizzando i dati nazionali estratti dalla dashboard del ministero della Salute, che riporta le somministrazioni relative alla campagna vaccinale 2023-2024, dopo l’introduzione dei nuovi vaccini adattati a Omicron XBB.1.5.

Ebbene, nella fascia 60-69 anni la copertura nazionale anti-Covid è del 5,7% e l’Italia si colloca al 14° posto in Europa. In quella 70-79 anni si sale all’11%: l’Italia è 15ma. Negli over 80, con una copertura nazionale del 14,4%, l’Italia torna 14ma.

Italiani fragili e vaccini Covid

Numeri, commenta Cartabellotta, che documentano “un sostanziale fallimento della campagna nazionale di vaccinazione. I tassi di copertura del 5,7% per la fascia 60-69 anni, dell’11% per la fascia 70-79 anni e del 14,4% per gli over 80 ci collocano solo davanti ai Paesi dell’Europa dell’Est (eccetto la Repubblica Ceca che ci precede in tutte le fasce d’età e l’Estonia per i 60-69 e i 70-79 anni), a Grecia, Malta, Liechtenstein e, solo per gli over 80, Cipro. Siamo molto lontani dai risultati raggiunti nei paesi dell’Europa settentrionale, ma anche da Spagna, Portogallo e Francia”.

Regione che vai…

A livello territoriale l’Italia appare come al solito frammentata: 10 Regioni si collocano sopra la media nazionale: ansiamo dal 5,9% del Piemonte all’11% della Toscana. Undici invece sono sotto la media: dal 5,6% dell’Umbria allo 0,9% della Sicilia.

Dati che ripropongono la “frattura strutturale Nord-Sud che caratterizza il nostro Servizio Sanitario Nazionale: le Regioni meridionali – rileva infatti Cartabellotta – non solo si trovano al di sotto della media nazionale, ma sono tutte a fondo classifica con coperture vaccinali simili a quelle dei paesi dell’Europa orientale. Anche i risultati della Toscana, che raggiunge le percentuali più elevate di copertura vaccinale nelle tre fasce di età (rispettivamente 11%, 21,4% e 26,3%), rimangono molto lontani da quelli dei Paesi del Nord Europa”.

Le ragioni del no ai vaccini

Un clamoroso flop. Ma come mai? “Al fenomeno della stanchezza vaccinale e alla continua disinformazione sull’efficacia e sicurezza dei vaccini – dice Cartabellotta – si sono aggiunti vari problemi logistico-organizzativi: ritardo nella consegna e distribuzione capillare dei vaccini, insufficiente e tardivo coinvolgimento di farmacie e medici di famiglia, mancata chiamata attiva dei pazienti a rischio, criticità tecniche nei portali web di prenotazione”.

Risultato? L’ondina di Covid-19 che ha caratterizzato soprattutto il periodo autunnale, ha causato ancora tanti decessi fra i soggetti più fragili.

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