Negli ultimi giorni, un asse di dodici Paesi, con base a Bruxelles, ha formato un fronte comune per affrontare una potenziale minaccia all’agricoltura europea: la carne coltivata in vitro o in laboratorio (nella foto in evidenza). L’Italia, in prima linea con Parigi e Vienna, guida questa campagna e, prima di qualsiasi approvazione, richiede una riflessione approfondita basata su dati scientifici.
L’avanguardia europea è rappresentata da una legge italiana, la prima nell’Unione, che vieta la commercializzazione di alimenti sintetici. Il ministro per l’Agricoltura italiano, Francesco Lollobrigida, ha presentato un documento congiunto insieme ai rappresentanti di Parigi e Vienna, sostenuto da altre nove delegazioni europee, cercando di far pesare le valutazioni etiche, economiche, sociali, ambientali, nutrizionali, di sicurezza sanitaria, sovranità alimentare e benessere animale nella discussione.

Il ministro Lollobrigida, sottolineando la posizione dell’Italia, ha dichiarato che il paese non è isolato ma è all’avanguardia nella protezione delle filiere agricole e della salute dei cittadini. Questa iniziativa è stata ben accolta da Coldiretti, l’associazione degli agricoltori italiani, che ha dichiarato che lo stop di molti paesi europei alla carne coltivata è coerente con altre decisioni di tutela alimentare adottate negli anni.
Il divieto di commercializzare carne coltivata in vitro è stato criticato solo da Danimarca e Paesi Bassi, sostenitori da lungo tempo del cibo sintetico. Bruxelles, pur non avendo ancora ricevuto richieste di immissione in commercio di carne coltivata, assicura il ruolo di garante della sicurezza alimentare attraverso regole rigorose.
Prima di qualsiasi autorizzazione alla vendita e al consumo, i firmatari dell’asse a dodici chiedono una consultazione pubblica dell’UE e una valutazione d’impatto completa basata sui fatti. In Italia, la controversia sul meat sounding, ovvero l’associazione di termini legati alla carne ad alimenti vegetali, potrebbe portare a discussioni governative.
Parallelamente, rimane in discussione il futuro della Politica Agricola Comune (PAC). Gli agricoltori, in protesta da settimane in tutta Europa, richiedono risposte e la revisione della politica agricola dell’UE, enfatizzando la necessità di più fondi e tutele per gli agricoltori.