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Quando un’opera protegge e ispira

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Velasco25 Articolo

Il MOSE può essere definito una grandissima infrastruttura del Paese posta alla difesa di un territorio antropizzato di altissimo valore culturale e ambientale, ma può anche essere considerato un’arma pacifica che l’ingegneria italiana ha realizzato per tutelare l’uomo e il suo ambiente dalle aggressioni meteorologiche sempre più drammatiche e pervasive. Sono due diversi approcci per definire il MOSE, il primo più novecentesco, quando il progetto è stato voluto e pensato, il secondo più contemporaneo, visto che il futuro ci costringerà a fare i conti con gli squilibri ambientali che sempre con maggiore frequenza mettono a rischio il territorio della Laguna veneziana. Oggi il MOSE è un opera di ingegneria idraulica complessa, ancora in fase di completamento, che per ben 50 volte ha salvaguardato il territorio lagunare ed il centro abitato di Venezia dalle alte maree superiori a 130 cm.

La storia del MOSE comincia negli anni Novanta del secolo scorso. Essa nasce da un progetto tutto italiano, molto peculiare e molto innovativo, che non può essere paragonato a nessuna delle altre opere di difesa idraulica che sono state realizzate in altre parti del mondo. Il MOSE è una barriera verticale che si erge dal mare solo quando è chiamato a proteggere il territorio lagunare dal rischio di acqua alta. Sulla base del principio di Archimede – ogni corpo immerso in un fluido subisce una forza diretta dal basso verso l’alto di intensità equiparabile alla forza-peso del fluido spostato – gli imponenti manufatti della dimensione di edifici a vari piani, posati e incernierati su basamenti di cemento, si sollevano quando vengono riempiti di aria compressa. E a quel punto separano la laguna dal mare e dalle sue aggressioni.

La storia del MOSE è stata anche una storia sofferta e tormentata. Come gran parte delle opere pubbliche italiane il cantiere del MOSE ha avuto una moltitudine di interruzioni dovute a mancanza di adeguate risorse finanziarie, a scandali di varia natura che hanno coinvolto politici e imprese del territorio ma soprattutto al progressivo “smottamento” delle grandi imprese che si erano costituite in Consorzio per gestire i lavori e l’opera stessa. Nel 2019 dopo la terribile acqua alta del 12 novembre, dove non è stato possibile far funzionare le barriere a protezione della città, è apparso del tutto evidente che occorreva una task force straordinaria per far compiere l’ultimo e definitivo miglio ai cantieri del MOSE.

Pochi mesi dopo, grazie allo sforzo congiunto di tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti a vario titolo nella costruzione dell’opera, il 10 luglio 2020, finalmente, il MOSE ha debuttato alla presenza dei rappresentanti del Governo, della Regione, dei Comuni e di tutti i rappresentanti delle istituzioni presenti sul territorio. Mare e Laguna per la prima volta sono stati separati. Pochi mesi dopo, il 3 ottobre del 2020, il MOSE ha fermato la prima acqua alta. In mare la marea superava i 130 cm e in città ed in tutta la laguna la quota dell’acqua era di 80/85 cm. La città di Venezia si è risvegliata senza più sirene di allarme, senza stivali e senza passerelle. Da quel giorno il MOSE ha continuato a proteggere i centri abitati e la laguna, affrontando le condizioni atmosferiche più diverse ed anche straordinarie come, pochi mesi fa, quando il 22 novembre 2022 la quota del mare a Malamocco è stata ben 203 cm.

Il MOSE, in questi tre anni di avviamento-cantiere, ha dimostrato di poter essere un’opera di grande potenza ma anche dotata di flessibilità nella sua gestione. Nelle oltre 100 prove tecniche di sollevamento delle barriere e nei più di 50 sollevamenti difensivi la procedura di movimentazione delle paratoie e soprattutto le alzate pianificate in tempi differiti, in funzione delle condizioni meteo, hanno consentito una progressiva riduzione dei tempi di chiusura totale della laguna, favorendo un regime pianificato della movimentazione delle navi e dei pescherecci e quindi un minore impatto sull’economia portuale ma anche un impatto sempre più ridotto sul sistema acqueo lagunare.

Oggi che la consapevolezza dei progressivi mutamenti climatici sta dimostrando che il tema dell’innalzamento dei mari potrà produrre, nei prossimi 50-100 anni, la sommersione di città e territori antropizzati in molte aree affacciate su oceani e mari, il sistema che è stato ideato per la laguna di Venezia, oltre 30 anni fa, si sta rivelando come un modello da cui trarre ispirazione per avviare interventi analoghi in altre aree del globo.

Ben presto il nostro paese potrà dimostrare di aver realizzato non solo un’opera di protezione e salvaguardia ambientale ma anche un investimento ad alta redditività e di straordinario valore, che ben presto sarà visitato dai turisti che a Venezia potranno continuare a godere delle bellezze della città storica ma anche di un monumento moderno frutto delle competenze e della lungimiranza italiane.

Per leggere integralmente lo speciale Mose, Ingegno Italiano clicca QUI

*Elisabetta Spitz, architetta ed urbanista, è Commissario straordinario del MOSE dal 2019. È stata consulente dell’Autorità portuale di Venezia e AD di Invimit.

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