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Salvare una città minacciata dal mare

Venezia ci ha creduto, ha avuto fiducia nell’ingegno dell’uomo, nella scienza e nella tecnologia, ha saputo aspettare e superare momenti difficili, e alla fine ha vinto: Venezia ha fermato il mare. Sembrava impossibile eppure quel 3 ottobre 2020, per la prima volta, il MOSE ha tenuto l’acqua eccezionalmente alta fuori dalla Laguna. Venezia ha “dominato” le acque, dimostrando al mondo intero che si può salvaguardare la delicatezza e la fragilità di una città che, prima tra tutte, rischia di pagare a caro prezzo le ripercussioni dei cambiamenti climatici.

Il MOSE, un’opera di cui sono sempre stato un grande sostenitore e che, nostro malgrado, ha fatto, negli anni, parlare di sé più per il malaffare che lo accompagnava che per la sua dirompente forza scientifica, pone davanti a noi un bivio: da una parte ci sono coloro che oserei definire “ambientalisti negazionisti” ovvero coloro che pensano sia necessario per salvaguardare il territorio lasciare che la natura faccia il proprio corso in una sorta di autoregolamentazione incontrollata che l’uomo deve subire. Dall’altra, coloro che, invece, credono in una visione più “sostenibile” dove l’ingegno dell’uomo e le sue scoperte scientifiche debbano essere necessariamente messe a disposizione per preservare le risorse per le future generazioni, ma soprattutto per mitigare o, magari, evitare, che la forza distruttiva della natura possa generare situazioni di pericolo per la stessa incolumità dell’uomo. Tra questi ultimi hanno il dovere di iscriversi tutti coloro che amano Venezia. E tra questi mi iscrivo anche io che, fin dal mio primo giorno di insediamento alla guida della città, mi sono battuto, pur non avendone responsabilità diretta, per fare in modo che l’opera venisse terminata e entrasse in funzione. Ci ho messo la faccia e ho lottato per arginare il catastrofismo di coloro che paventavano il fallimento dell’opera e la morte di Venezia. I fatti e la storia hanno dato ragione a quella maggioranza silenziosa che ha sempre creduto nell’opera.

Oggi, se possiamo definitivamente archiviare le terribili immagini del 12 novembre 2019 quando l’acqua arrivò a toccare i 187 cm, lo dobbiamo proprio alla lungimiranza e alla determinazione di chi ha avuto il coraggio di credere nel MOSE anche quando sarebbe stato più facile scegliere altre posizioni.

Il nostro impegno, quindi, deve essere quello di non minimizzare i rischi ambientali che possiamo trovarci
a dover affrontare, ma valorizzare i sistemi tecnologici per superarli. La prima vera forma di prevenzione è non aver paura ma credere nel progresso. Salvaguardia e prevenzione diventano quindi due termini che vanno necessariamente sempre più di pari passo quando si parla di Venezia. Non può esserci infatti salvaguardia se non ci si impegna nel fare seri interventi di pianificazione che consentano alla città di “mantenersi” e di potersi mostrare in tutta la sua bellezza per i secoli futuri. Ecco perché, proprio nell’anno in cui ricorrono i 50 anni dalla approvazione della Legge Speciale per Venezia, avvenuta precisamente il 16 aprile del 1973, è fondamentale che lo Stato torni a rifinanziare questo fondamentale fondo per la città. Non si tratta di un particolare regalo o di un atto generoso fatto a Venezia ma di risorse fondamentali senza le quali non si possono assicurare e programmare interventi manutentivi e di salvaguardia su un patrimonio unico al mondo. Un patrimonio che dal 1987 è tutelato dall’UNESCO e che abbiamo il dovere di preservare. Ecco perché è dal 2021 che a gran voce la città sta chiedendo al Governo di procedere in questa direzione.

Lo abbiamo fatto in maniera quanto più ufficiale possibile approvando all’unanimità in Consiglio comunale un ordine del giorno con il quale si chiedeva il rifinanziamento della Legge con uno stanziamento di 150 milioni all’anno per i prossimi 10 anni. Un tempo adeguato per consentire la programmazione di tutti quegli interventi di cui Venezia ha bisogno, come ad esempio il dotarsi di un vero e proprio sistema fognario efficiente e all’avanguardia, ma, ancor più, ha bisogno di risorse per consentire tutti quegli interventi delicati ed estremamente costosi che consentano agli edifici e alle rive di non degradare a causa della forza erosiva dell’acqua. Purtroppo, ad ora, i finanziamenti termineranno nel 2024 ed è per questo che è fondamentale che questo Governo colga il nostro messaggio e si unisca a noi per salvaguardare la tutela e in particolare il futuro di una città che rappresenta l’eccellenza dell’Italia nel mondo. Con il MOSE abbiamo dimostrato di avere il coraggio e di saper superare le difficoltà.

Ora serve tornare a fare squadra e, anche attraverso l’importante lavoro portato avanti con la Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità e con il suo presidente Renato Brunetta, lavorare per lasciare un segno tangibile del nostro impegno. Facciamolo con lungimiranza e con spirito libero. Facciamolo affinché le future generazioni possano riconoscere che, grazie al nostro impegno, abbiamo contribuito a salvare Venezia.

Per leggere integralmente lo speciale Mose, Ingegno Italiano clicca QUI

*Luigi Brugnaro è il Sindaco di Venezia e il fondatore di Umana. Già presidente di Confindustria Venezia, è membro del direttivo nazionale di Confindustria.

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