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Violenza sulle donne, salvata dalla medicina: la storia di Maria Antonietta Rositani

violenza

È una bella storia di innovazione, speranza e solidarietà quella che ci arriva da Palermo, in vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre. Era il 2019 quando Maria Antonietta Rositani scampò al tentativo dell’ex marito di darle fuoco, riportando ustioni sul 50% del corpo, che lasciarono cicatrici profonde e una sequela di problemi di salute. “Rischiavo la sedia a rotelle – racconta la donna dal Congresso di Benessere Sanitario e Sociale in corso a Palermo – Ora rincorro felice la mia nipotina”.

La violenza

All’aggressione seguono infatti 20 mesi in ospedale tra terapia intensiva e decine di interventi chirurgici. Le ustioni diffuse sugli arti inferiori, con fibrosi estese e profonde, rendevano difficile alla paziente anche muovere le gambe.

L’innovazione

Per il suo caso si è rivelata preziosa una metodologia 100% made in Italy per la rigenerazione dei tessuti cutanei, supportata ormai da numerosi studi scientifici e già applicata con successo su Filomena Lamberti, la prima vittima di acido in Italia.

Parliamo di Biodermogenesi® e di RigeneraDerma, un progetto per cure gratuite delle cicatrici per 500 persone nei centri d’eccellenza su tutto il territorio nazionale. Una è stata proprio Maria Antonietta Rositani.

Lo specialista

“Abbiamo documentando le tre fasi delle cure, iniziale, intermedia e finale, utilizzando tre strumenti – ha spiegato Salvatore Marafioti, dirigente medico ospedaliero, senologo, chirurgo generale ed estetico presso l’Ospedale Santa Maria degli Ungheresi di Polistena, che ha accompagnato Rositani nel percorso di cura – ovvero: foto, aspetto macroscopico, ovvero quanto visibile a occhio nudo, ed ecografia. Già dopo poche sedute abbiamo riscontrato una maggiore elasticità cutanea che permetteva alla signora Rositani un maggiore movimento degli arti. Il miglioramento riguardava anche la texture della pelle: colore, morbidezza, lucentezza”.

Tutti gli strati della pelle, ha assicurato lo specialista, hanno ottenuto un miglioramento grazie alle cure. “In alcune parti abbiamo riscontrato la diminuzione della fibrosi rilevata al tempo 0, in altre zone la fibrosi è scomparsa del tutto. Proprio in queste zone del corpo abbiamo ottenuto un risultato che ci ha sorpresi: la comparsa del reticolo venoso superficiale e la ricrescita del sistema pilifero. Inoltre, ecograficamente abbiamo riscontrato l’assenza dello stato flogistico dei tessuti, prima presente non solo nei tre strati della cute, ma anche a livello muscolare. Per stato flogistico – ha spiegato – s’intende l’infiammazione dei tessuti a più livelli. Possiamo immaginarlo come un palazzo in fiamme dal primo all’ultimo piano. Ebbene, grazie ai trattamenti l’incendio è stato spento. Risultati davvero significativi che rendono, a mio avviso, Biodermogenesi la cura elettiva anche per le cicatrici da ustione. E il caso della Signora Rositani ne è la conferma”.

Da sinistra: Salvatore Marafioti, Maria Antonietta Rositani e Maurizio Busoni

La fibrosi

“Nella paziente la fibrosi era talmente estesa e profonda da compromettere anche la normale attività muscolare delle gambe, causando di conseguenza la difficoltà a camminare regolarmente; la rimozione di tali fibrosi ha liberato i muscoli e adesso la paziente si muove con maggiore autonomia, arrivando anche a poter fare brevi corse”, ha sottolineato Maurizio Busoni, ricercatore, Docente presso il Master di Medicina Estetica dell’Università di Camerino e dell’Università di Barcellona e Responsabile del Progetto RigeneraDerma.

La metodica

Ma come funziona questa tecnica? “Agisce favorendo direttamente la rigenerazione cutanea erogando tre tipi di stimolazioni (vacuum, campi elettromagnetici ed una leggerissima stimolazione elettrica), e riattivando il circolo cutaneo, favorendo il recupero del normale calibro dei capillari, con conseguente ossigenazione del tessuto. Contemporaneamente i campi elettromagnetici favoriscono la formazione di nuove fibre elastiche e di collagene che permettono di rimodellare il tessuto cutaneo, avvicinandolo alla sua forma migliore”, ha spiegato ancora Busoni.

Il ritorno a una vita normale

“Sono diventata simbolo della lotta contro la violenza sulle donne – ha detto la signora Rositani – Ma le vittime vanno aiutare concretamente, come ha fatto con me Biodermogenesi. Ho conosciuto il male, ma al contempo ho scoperto l’altro lato della medaglia: il mondo è anche un posto meraviglioso. Ho ricevuto l’affetto e il sostegno di tante persone che si sono strette intorno a me. Grazie a loro, e a RigeneraDerma, oggi posso sognare una vita normale”.

Un sogno non solo suo: il 14 novembre Biodermogenesi inizierà il percorso terapeutico a favore di un’altra donna simbolo della violenza di genere: Pinky, la ragazza di origine indiana, nata in Italia, aggredita e data alle fiamme davanti ai propri figli dall’ex marito. La conta delle vittime della violenza, infatti, nel nostro Paese non si ferma. Ma non lo fa nemmeno la ricerca.

“L’inizio delle terapie a favore di questa donna coraggiosa avviene in contemporanea con l’apertura a Mombay in India di un centro terapeutico Biodermogenesi per donne ustionate e aggredite con acido”, ha concluso Busoni.

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