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Ugl Terziario, gli obiettivi di Luca Malcotti rieletto segretario nazionale

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Luca Malcotti (nella foto in evidenza) è stato rieletto segretario nazionale della Federazione Ugl Terziario. “I Congressi sono un momento importante durante la vita delle organizzazioni. Momenti di partecipazione e verifica del lavoro svolto”, commenta a Fortune Italia. “Il bilancio dei 5 anni che ci separano dal Congresso precedente è assolutamente lusinghiero per la federazione. Non è il risultato di una singola persona, ma di una classe dirigente sia a livello nazionale che territoriale, che in questi anni ha raggiunto obiettivi e traguardi importanti”.

Luca Malcotti, lo ripetiamo spesso: ci troviamo in un momento storico piuttosto complesso. Prima la pandemia, poi l’inflazione, la guerra in Ucraina e adesso il conflitto in Medio Oriente. In questo quadro quali sono le sfide del terziario, un settore che di fatto è la spina dorsale della nostra economia?
È vero. Il terziario è un settore molto vasto ed è stato quello che ha subìto l’impatto maggiore sia di Covid che della guerra. Durante la pandemia le imprese del terziario sono state le prime a chiudere e le ultime a riaprire. La ripresa successiva è stata ed è tutt’ora disomogenea. Il turismo è ripartito in maniera molto rilevante, mentre il commercio, nel settore non alimentare, fa ancora un po’ di fatica. Le sfide che abbiamo davanti sono nuove, perché ci confrontiamo con un mondo diverso, con problematiche differenziate. Per esempio nel settore della ristorazione e dei piccoli esercizi commerciali, la diffusione dello smart working sta ridisegnando le geografie urbane. Poi oggi uno dei principali problemi che hanno le aziende è quello di reperire personale qualificato. Abbiamo livelli di disoccupazione significativi e una richiesta di personale qualificato altrettanto alta. Un paradosso. Per questo siamo portatori di alcune proposte su una diversa concezione delle politiche attive del lavoro.

In prospettiva, tra altri 5 anni, cosa vi aspettate?
Dal punto di vista del turismo gli indicatori dicono che il settore sarà in continuo sviluppo. Il Pnrr è una grande opportunità per colmare alcuni gap infrastrutturali e potenziare il nostro turismo. Dopodiché adesso ci confrontiamo con alcuni temi nuovissimi, come quelli del commercio online (che con la pandemia ha avuto un grande sviluppo), e dell’incognita dell’impatto che avrà l’intelligenza artificiale. La tecnologia si sta gradualmente sostituendo all’uomo non nelle sue mansioni esecutive, ma creative. La principale sfida però che riteniamo di dover porre al centro dell’attenzione è quella della restituzione della dignità al lavoro. L’Italia ha provato ad affrontare la globalizzazione dequalificando il lavoro. Il risultato è stato la perdita della capacità competitiva. Bisogna investire sul lavoro sempre più qualificato. In quest’ottica stiamo proponendo al Governo progetti, programmi e normative per dare seguito a quanto stabilito dall’Articolo 46 della Costituzione: il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende. È una strada per alzare le retribuzioni e rendere sempre più competitivo il sistema imprenditoriale italiano.

Quali sono le battaglie sindacali che intendete portare avanti?
Insieme alla partecipazione e alla restituzione della dignità sociale ed economica al lavoro, il grande tema è quello del rinnovo dei contratti. Purtroppo la metà dei lavoratori italiani – non solo del terziario – stanno lavorando con contratti collettivi scaduti. E sono scaduti in periodi in cui la dinamica inflattiva è cresciuta enormemente e il mancato rinnovo si è tradotto in una perdita netta del potere d’acquisto dei salari. In un’erosione dei patrimoni delle famiglie. Per cui tra i nostri obiettivi c’è quello di dare una spinta per il rinnovo dei contratti collettivi. E ostacolare una politica sbagliata, che abbiamo vissuto negli ultimi 30 anni, che è quella di consentire i subappalti dei servizi con gare al massimo ribasso.

Cosa chiedete al Governo?
La nostra richiesta al Governo è quella di continuare a investire il massimo delle risorse possibili nella riduzione del cuneo fiscale e nella possibilità, in prospettiva, di rendere strutturale questa diminuzione. Questo serve ad alleggerire i costi dell’impresa e quindi ad avere produttività e mettere soldi nelle tasche dei lavoratori. L’equazione è semplice: più si guadagna, più si compra. Riparte la domanda interna, crescono i consumi e il Pil. Cresce il Paese.

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