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Tumori: è iniziata l’era della teranostica

È in atto una rivoluzione nella medicina: corre sul filo che lega diagnostica e terapia e si chiama teranostica. Ad accendere i riflettori su questo concetto e sul suo impatto in oncologia è Mario Plebani (nella foto in evidenza), professore onorario di Biochimica clinica e Biologia molecolare clinica all’Università di Padova e presidente eletto della Federazione Europea di Medicina di Laboratorio, inserito fra i 100 patologi più influenti al mondo.

“Oggi – dice Plebani – i nuovi farmaci contro i tumori, molti selettivi, hanno bisogno di bersagli specifici, individuati attraverso le analisi di laboratorio. Analisi condotte sui tessuti ma anche, in epoca di biopsia liquida, sul sangue periferico. Ecco perché l’obiettivo è ormai quello di avere dei target che permettano di distinguere, all’interno della patologia neoplastica, dove colpire. Questo migliora la sopravvivenza, ma anche la qualità di vita dei pazienti”.

Dal punto di vista della ricerca in diagnostica “l’Italia – sottolinea Plebani – vanta livelli di produttività scientifica altissima”. A ostacolare il trasferimento tecnologico, però, non è solo la burocrazia. “Mancano i finanziamenti e le strutture di supporto, tanto che molti colleghi vanno all’estero, diventando stelle di prima grandezza. Dobbiamo assicurare a queste risorse umane un contesto in grado di supportarle, per produrre innovazione”. Fondamentale nella lotta ai tumori.

Per favorire il trasferimento tecnologico, molti atenei stanno dando vita a startup e spin-off: può essere la strada giusta? “Sono il presidente di uno spin-off e il trasferimento tecnologico è la terza missione per gli atenei. Sono convinto che questa sia una via, perché purtroppo la burocrazia, a livello di sistema accademico, impedisce il reclutamento di persone che magari non hanno ancora i titoli richiesti, perché sono appena laureate o ancora non specializzate. Ma queste persone possono entrare in startup e spin-off che, dunque, diventano strumenti flessibili e anzi devono essere potenziati moltissimo: è un’area su cui investire”.

E l’industria? “La medicina personalizzata non esiste senza la diagnostica in vitro”, sottolinea Guido Bartalena, direttore Diagnostics Solutions di Roche Italia, a margine della presentazione della docuserie ‘Il Viaggio del Campione – Il valore della diagnostica’.

“Oggi possiamo caratterizzare le mutazioni del singolo tumore, per una terapia il più possibile su misura, ma anche per monitorarne gli effetti”. Il gruppo Roche ci crede e investe 12 mld di franchi l’anno in R&S, di cui 2 mld per le soluzioni di diagnostica. In futuro si andrà verso la semplificazione, prevede Bartalena: “La biopsia liquida è un filone che semplificherà molto la diagnosi”. Quando questa rivoluzione diventerà di routine, cambierà completamente l’approccio all’oncologia.

 

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