La Costituzione italiana ha appena compiuto 75 anni. Lui di anni ne aveva 98. Giorgio Napolitano è morto. Ha attraversato un secolo di storia, protagonista per più di 70 anni della politica italiana. Deputato per dieci legislature, Presidente della Camera, ministro dell’Interno, presidente della Commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo e Presidente della Repubblica per nove anni, il primo a essere rieletto per un secondo mandato, si era avvicinato alla politica durante gli anni universitari, quando frequentava la facoltà di Giurisprudenza a Napoli.
Giorgio Napolitano nasce a Napoli nel 1925, lì compie i suoi studi, diploma al liceo classico e laurea in Giurisprudenza, seguendo le orme del padre Giovanni, avvocato, saggista e poeta. Attivo nel movimento per i Consigli studenteschi di Facoltà e delegato al primo Congresso nazionale universitario, dopo aver condiviso con amici quali Francesco Rosi e Raffaele La Capria la passione per la letteratura e per il teatro nata negli anni del liceo e collaborato tra le altre cose al settimanale IX Maggio con una rubrica di critica teatrale, nel 1945 aderisce al Partito Comunista, di cui sarà prima militante e poi dirigente fino alla costituzione del Partito Democratico della Sinistra. É in questo periodo che incontra molti dei compagni che avrebbero costituito la dirigenza del gruppo comunista napoletano, tra cui Massimo Caprara. Negli stessi anni, subito dopo la fine della guerra, ha fatto parte della segreteria del Centro Economico Italiano per il Mezzogiorno e partecipato attivamente, fin dalla sua nascita nel 1947, al Movimento per la Rinascita del Mezzogiorno.
Viene eletto deputato per la prima volta nel 1953, nella circoscrizione di Napoli, dove verrà sempre riconfermato nelle successive legislature, fatta eccezione per la IV, fino al 1996. Eurodeputato dal 1989 al 1992 e dal 1999 al 2004, il presidente Carlo Azeglio Ciampi lo nomina senatore a vita nel 2005.
Nella prima fase della sua attività parlamentare sì è interessato particolarmente ai problemi dello Sviluppo del Mezzogiorno e ai temi di politica economica nazionale, spostando progressivamente la sua attenzione, a partire dagli anni settanta, sui problemi di politica internazionale ed europea, attraverso iniziative di carattere politico ma anche culturale. Svolge infatti una importante attività di conferenze e dibattiti negli istituti di politica internazionale in Gran Bretagna e in Germania e presso numerose Università degli Stati Uniti, tra le quali Harvard, Princeton, Yale e Berkeley).
Dal 1996 al 1998, non più parlamentare, viene scelto da Prodi come Ministro dell’Interno, primo ex comunista a ricoprire la massima carica del Viminale. Il 6 marzo 1998 viene varata la legge sull’immigrazione che porta la sua firma, insieme a quella della Ministra per la Solidarietà sociale Livia Turco, passata alla storia appunto come legge Turco-Napolitano, il primo tentativo di regolamentare l’immigrazione, favorendo quella regolare attraverso un percorso progressivo di acquisizione di diritti (ricongiungimento familiare, trattamento sanitario, salute e istruzione) e contrastando invece quella clandestina con l’introduzione del provvedimento di espulsione.
Giorgio Napolitano viene eletto Presidente della Repubblica il 10 maggio 2006 con 543 voti, alla quarta votazione. Anche in questo caso, è il primo esponente politico proveniente dall’ex PCI a ricoprire questa carica. Poco dopo la sua elezione, il 9 luglio, assiste all’Olympiastadium di Berlino alla finale dei mondiali di calcio dove l’Italia conquista il suo quarto titolo mondiale.
Il 21 febbraio 2007, con le dimissioni del premier Prodi, si trova ad affrontare la prima crisi di Governo seguita al voto contrario del Senato alla relazione del Governo sulla politica estera. La crisi viene risolta con un voto di fiducia in Parlamento, ma il problema si ripropone il 24 gennaio 2008: sempre in Senato, il Governo non riceve il voto di fiducia a causa di alcuni famosi abbandoni, tra cui quello di Clemente Mastella. Nonostante i tentativi di trovare una soluzione che eviti le elezioni anticipate, Napolitano è costretto a firmare il decreto di scioglimento delle Camere, chiudendo la XV legislatura, la seconda più breve della storia della Repubblica.
E tocca ancora a Napolitano gestire le dimissioni del governo Berlusconi quando, a novembre del 2011 viene a mancare la maggioranza alla Camera e i titoli di Stato subiscono forti attacchi speculativi. Il Presidente riesce a convincere il premier a rinviare le dimissioni dell’esecutivo dopo la conclusione dell’iter di approvazione della legge di bilancio, nel frattempo nomina Mario Monti senatore a vita. E’ la premessa per affidargli l’incarico di formare un nuovo governo, all’indomani dell’approvazione della manovra di stabilità e delle dimissioni di Berlusconi. È allora che, in un’editoriale del New York Times del 2 dicembre, gli viene affibbiato il soprannome di ‘Re Giorgio’, per la sua ‘maestosa’ difesa delle istituzioni democratiche e per il ruolo svolto, anche al di là delle sue prerogative presidenziali, nel difficile passaggio politico. Un modus operandi che, se gli è valso il titolo di ‘uomo dell’anno’ da parte dell’Espresso, è stato anche oggetto di critiche da parte di chi ha ritenuto eccessivo il modo in cui ha esteso i margini operativi del suo mandato.
Dopo lo stallo seguito alle elezioni politiche del 2013, un ampio schieramento trasversale di parlamentari neo-eletti chiede la disponibilità a Napolitano di essere rieletto. “Ho detto di sì per senso delle istituzioni, perché ho ritenuto si dovesse salvaguardare la continuità istituzionale” dirà in una lunga intervista rilasciata a Eugenio Scalfari poco dopo la rielezione. “Sono stato quasi costretto ad accettare la candidatura a una rielezione o a una nuova elezione come presidente della Repubblica, essendo profondamente convinto di dover lasciare”.
Il 20 aprile 2013, alla sesta votazione, viene rieletto Presidente della Repubblica con 738 voti. Si dimetterà il 14 gennaio 2015, approssimandosi al compimento dei 90 anni, tornando in Senato al suo seggio di Senatore a vita.