Avete un pezzetto di verde? Provate a coltivarlo. E a produrre, anche solo per uso domestico e seguendo i tempi delle stagioni, frutta e verdura. Farete del bene a voi stessi, corpo e mente. Ma soprattutto potreste porre le basi per un benessere non solo fisico, grazie al consumo regolare di vegetali, ma anche economico. Aiutando in più l’ambiente e la terra che ci circonda, riducendo gli sprechi.
A mettere insieme tutti questi valori positivi dell’ortoterapia (ma sarebbe meglio parlare di prevenzione, visti gli effetti positivi sulla salute di chi può e decide di scegliere questa strategia) sono gli esiti di un’originale ricerca coordinata da Zilla Gulyas dell’Università di Shefflied, apparsa sulla rivista ‘Plants, People, Planet’.
L’indagine ha preso in esame chi ha deciso di puntare su una scelta autarchica, almeno in parte per rifornirsi di frutta e verdura di stagione, misurando la produzione, la quantità donata a terzi, l’acquisto e l’eventuale spreco di vegetali.
Risultato: prima di tutto il “fai da te” rappresenta un importante supporto in chiave economica, compatibilmente con gli appezzamenti disponibili. Nel Regno Unito, dove si è svolta l’indagine, chi ha deciso di puntare sulla produzione autonoma di vegetali è riuscito a mettere a disposizione più della metà delle verdure e circa un quinto della frutta consumata nell’anno.
Ma c’è un altro dato che colpisce. Avere a disposizione frutta e verdura rende più facile il consumo di questi alimenti, con ripercussioni sulla salute. Dallo studio emerge che chi ha curato l’orto si è ritrovato a consumare più di 6 porzioni di vegetali al giorno, contro la media nazionale del Regno Unito che non raggiunge le quattro.
Insomma: l’ortoterapia diventa un aiuto per le tasche, per il benessere e per l’ambiente, riducendo anche quanto si getta via. Eh già. Le famiglie con coltivazione autonoma di frutta e verdura sono risultate anche meno “sprecone”, con una media di solo 0,12 porzioni al giorno buttate via. Si tratta di un valore inferiore del 95% rispetto allo spreco di frutta e verdura della famiglia media del Regno Unito.
Chi sceglie di coprire almeno in parte i fabbisogni di vegetali con la propria produzione insomma, guadagna. Direttamente e tramite il sostegno all’ambiente. Gli esperti inglesi consigliano quindi di attivare politiche in grado di favorire la disponibilità di spazi esterni per le famiglie. L’autosufficienza diventa quindi un obiettivo strategico per migliorare il benessere delle persone. E non è la prima volta che si arriva a questa conclusione, almeno in chiave sanitaria.
A prescindere dal tipo di coltivazioni e dalle strategie di coltura, lavorare la terra (tanta o poca che sia, meglio se in compagnia) porterebbe anche a mangiare meglio, con miglioramento della situazione per il metabolismo e il controllo del peso e quindi di cronicità. Magari perché si è più attenti a consumare alimenti salutari, ricchi di fibre.
A mettere nero su bianco questa realtà è uno studio condotto dagli scienziati dell’Università del Colorado di Boulder, pubblicato su ‘Lancet Planetary Health’. La ricerca ha preso in esame poco meno di 300 adulti: metà si sono dedicati al giardinaggio in compagnia (previo corso specifico e consegna di semi) oltre che di un appezzamento di terra l’altra metà ad un gruppo che è stato fermo un anno prima di iniziare al dedicarsi al verde. Risultato: dopo soli sei mesi chi praticava il giardinaggio tendeva a mangiare più fibre vegetali, con evidenti ripercussioni positive sul microbiota e sul benessere dell’intestino.
Ma non basta. Chi faceva giardinaggio ha anche incrementato i livelli di attività fisica settimanale. Ancora: in chi ha scelto la via del verde sono risultati ridotti i valori di stress ed ansia, con miglioramento più significativo del benessere psicologico. In qualche modo, insomma, la cura del verde può diventare una vera e propria “missione” per la salute. Con un occhio di riguardo per le tasche. Che non guasta.
