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Salario minimo, un tema serio che richiede un percorso di spoliticizzazione

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Velasco25 Articolo

Parlare di salario minimo imposto per legge richiede una seria riflessione sulle conseguenze che può provocare sul piano della contrattazione collettiva e delle relazioni industriali che di fatto rappresentano, nel nostro paese, il giusto confine tra pubblico e privato, tra negoziato Inter partes e norme universali.
Una norma che stabilisce un salario minimo rischa di invadere i territori della contrattazione che costituiscono invece terreno prezioso e irrinunciabile per la sperimentazione di soluzioni, innovazione sociale e avvicinamento tra patti e mercato. L”esempio più noto è quello del Welfare aziendale: una prova della modernità delle idee, di sussidiarietà di un privato negoziale che sa costruire dal basso soluzioni efficaci per i tanti lavoratori, in grado di modellare la misura della scarpa che si vuole calzare. La bilateralità è il frutto di un secolo di trattative tra associazione datoriale, sindacati, contrasti e contratti collettivi.

La politica e, soprattutto, una legge non possono sostituirsi al ruolo della contrattazione collettiva tra associazioni datoriali e sindacati, al contrario occorre rafforzare questo strumento e contestualmente indebolire i contratti collettivi pirata che rappresentano un pericolo vero per imprese e lavoratori.

Secondo la definizione di un’autorevole dottrina (Carnelutti), il contratto collettivo è “un ibrido che ha il corpo del contratto e l’anima della legge”, poiché attraverso il meccanismo contrattuale gioca una forza che trascende il diritto soggettivo, e si sprigiona un movimento che va oltre il rapporto giuridico tra le parti”.
Comprimere gli spazi della contrattazione non sarebbe un investimento sul futuro ma equivarrebbe a una stabilizzazione della retribuzione sociale. La procedura negoziale tra associazioni datoriali e organizzazioni sindacali costituisce lo strumento più efficace per ottenere una regolamentazione congiunta degli opposti interessi in materia di rapporti individuali di lavoro e di relazioni sindacali. L’Impresa ha come finalità il profitto e il rispetto della persona. Il binomio può sembrare un ossimoro. La scommessa, però, è che l’ossimoro sia la base allo statuto di società capaci di avere successo in un mondo caratterizzato dalla necessità di una maggiore equità tra generazioni e una migliore distribuzione delle fonti di benessere, anche e soprattutto alla luce delle sfide attuali.

*Vice presidente nazionale Confapi

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