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Addio luce blu: terapia genica cura rara malattia del fegato

terapia genica
Adyen Articolo
Velasco25

Buone notizie dalla ricerca sulle malattie rare. Parliamo in questo caso della sindrome di Crigler-Najjar, una rarissima malattia del fegato (la stima è di 9 casi su 100.000) che impedisce all’organismo di eliminare la bilirubina, tossica ad alte concentrazioni per l’organismo e causa di danni cerebrali irreversibili.

L’unica terapia risolutiva per tenere sotto controllo questa sostanza è il trapianto di fegato. Nel frattempo i pazienti con questa malattia devono sottoporsi ai raggi ultravioletti, per ridurre i livelli di bilirubina in eccesso. 

Una vita senza luce blu

Ebbene, dalla ricerca arriva la speranza di una nuova vita senza ‘luce blu’. La buona notizia è legata a uno studio clinico internazionale, che porta la firma anche di specialisti italiani, pubblicato sul “New England Journal of Medicine”. Il lavoro dimostra la sicurezza e l’efficacia sull’essere umano della nuova terapia genica sperimentale per la cura della sindrome. “I risultati sono entusiasmanti – commenta Lorenzo D’Antiga (nella foto con una delle pazienti), direttore della Pediatria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, primo autore dello studio – e ci spingono a proseguire il progetto in rete con i nostri partner internazionali. Ora puntiamo anche a nuove sperimentazioni sulle malattie genetiche del fegato”.

Le pazienti di Bergamo

Come mai tanto entusiasmo? Per tre pazienti, trattate con la dose più alta due anni fa dai medici dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, è stata dimostrata l’efficacia nel correggere la malattia. Non sono più costrette a sottoporsi di notte alle lampade a raggi ultravioletti per ridurre i livelli di bilirubina in eccesso. Le pazienti sono state curate da un’equipe guidata proprio da Lorenzo D’Antiga.

Il team ha mostrato che con la terapia genica si ottiene “il ripristino dell’espressione del gene UGT1A1, responsabile della sindrome, e un’ampia riduzione dei livelli di bilirubina, rimasta al di sotto del livello tossico per 80 settimane o più dal giorno del trattamento – spiega D’Antiga – Siamo di fronte alla prima prova in assoluto dell’efficacia sull’essere umano di una terapia genica in una malattia metabolica del fegato. Questa terapia potrà in futuro scongiurare il trapianto di fegato, l’unica soluzione definitiva per i pazienti con la sindrome di Crigler-Najjar”.

Come funziona la terapia

A veicolare la terapia è un vettore virale: un virus innocuo, svuotato del suo corredo genetico e sostituito con il gene da correggere. Il virus “adeno-associato”, entra nelle cellule epatiche, raggiunge il nucleo e libera il piccolo frammento genetico che va a posizionarsi accanto al Dna della paziente, senza modificarlo. Da questo momento il ‘gene terapeutico’ inizia a produrre la proteina che i cromosomi originari non erano in grado di sintetizzare, a causa della mutazione che determina la malattia.

La sperimentazione internazionale è promossa da Généthon (Organizzazione fondata da AFM-Telethon, associazione di pazienti che organizza il Théléthon francese) e sostenuta da un finanziamento della Commissione Europea nel programma Horizon 2020. Le cinque pazienti finora trattate con questa innovativa terapia sono state arruolate da tre centri europei che fanno parte del consorzio scientifico CureCN.

Il centro italiano

“Il nostro Ospedale – ha commentato Fabio Pezzoli, direttore sanitario dell’ASST Papa Giovanni XXIII – crede nelle terapie avanzate come parte integrante di un processo di continuo miglioramento dell’efficacia dell’attività clinica per i nostri pazienti. Il Papa Giovanni XXIII, anche grazie a una intensa attività clinica e di ricerca nel settore dei trapianti, è tra i centri di riferimento in Europa per la cura delle malattie epatiche nei bambini, comprese quelle rare, che hanno impatti devastanti sulla vita dei bambini e delle loro famiglie”.

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