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Medicina e numero chiuso, perchè i medici dicono no

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Velasco25 Articolo

Diciamocelo: quello dello stop al numero chiuso a Medicina è un tormentone che si ripropone negli anni, fin da quando i clamorosi errori di programmazione in sanità hanno portato alla luce carenze di professionisti della salute che stanno mettendo a rischio lo stesso Servizio sanitario nazionale. A rilanciare la questione è stata la ministra dell’Università Anna Maria Bernini.

A “Zona Bianca” su Rete 4 la ministra ha parlato della carenza di medici e dei programmi del Governo. “Il numero chiuso a Medicina va superato, se ne è parlato per tanto tempo e noi lo abbiamo fatto. A partire da settembre ci saranno fino a 4mila posti in più per il corso di laurea in Medicina e Chirurgia, da qui a 7 anni ci saranno 30mila posti in più. Il nostro obiettivo è superare il numero chiuso in maniera sostenibile”, ha assicurato Bernini. Considerato che a mancare sono gli specialisti, e che per formali occorrono più di 10 anni tra laurea e specializzazione, la questione rischia di diventare spinosa. Se gli aspiranti dottori sperano, cosa ne pensano i medici?

La posizione dell’Anaao Assomed

Per il principale sindacato dei ‘camici bianchi’ l’addio al numero chiuso sarebbe addirittura una scelta scellerata. Secondo Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed, si tratterebbe di “un disegno per destrutturare questa professione nel futuro. Per formare un medico occorrono 11 anni. Aprire oggi il numero programmato a Medicina vuol dire sfornare disoccupati di lusso tra 11 anni, quando l’esigenza di medici non sarà così pressante come oggi visti i dati sui pensionamenti. La pletora verso cui ci avviamo però contribuirà sicuramente alla cessione di un mercato al ribasso”.

“Ci opponiamo fermamente a tale scelta scellerata – ha tuonato Di Silverio, confermando la sua idea sulla questione – non supportata da adeguata programmazione che invece rappresenta il perno su cui fondare il futuro del sistema sanitario. Evidentemente non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ci appelliamo alla sensibilità del ministro della salute e chiederemo incontro urgente al ministro Bernini per rappresentare le ragioni della categoria”.

La posizione della Fnomceo

Anche dagli Ordini dei medici arriva un fermo no al superamento del numero programmato. Sì, invece, all’ampliamento dei posti a Medicina. Ma a due condizioni: che siano pianificati i posti nelle scuole di specializzazione e gli sbocchi lavorativi all’interno del Servizio sanitario nazionale, per non creare un nuovo “imbuto formativo”, né una nuova pletora medica senza occupazione.

A illustrare la posizione della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, è il presidente Filippo Anelli, che Fortune Italia ha sentito più volte su questo tema. 

“Una corretta programmazione andrebbe fatta sui fabbisogni, da qui a undici anni, di specialisti e medici di medicina generale. I ragazzi che a settembre entreranno a Medicina – avverte Anelli – solo tra 9-11 anni saranno completamente formati e pronti per entrare a pieno titolo nel nostro Servizio sanitario nazionale. Le proiezioni, al contrario, mostrano che, per allora, la gobba pensionistica sarà superata, mentre saranno pronti i nuovi specialisti, creati grazie all’aumento delle borse”.

“Purtroppo, i precedenti Governi hanno messo in atto, per decenni, una programmazione inefficace, per cui ci ritroviamo ora con una carenza annunciata di specialisti di alcune branche e di medici di medicina generale. E quelli che ci sono sempre più abbandonano il Servizio sanitario nazionale per il privato, l’estero, dove trovano condizioni lavorative e contrattuali più favorevoli. Sono di pochi giorni fa, ad esempio, i dati Ocseche svelano il divario tra le retribuzioni dei medici italiani e quelle, molto più elevate, dei colleghi dei Paesi europei ed extraeuropei”.

Il progetto del ministro Bernini e del Governo di un’apertura “sostenibile” della facoltà di Medicina con un aumento graduale dei posti, legato alla capacità formativa degli Atenei e a un aumento delle borse nelle Scuole di specializzazione, “può essere accolto – secondo Anelli – purché entrambe queste condizioni vengano effettivamente soddisfatte. E, soprattutto, purché si tenga conto anche del contesto lavorativo che attenderà i futuri colleghi e si crei, già da oggi, un modello organizzativo adeguato, parametrato alle esigenze assistenziali della popolazione e in grado di assorbire tutti i professionisti”.

“Un modello organizzativo – prosegue ancora Anelli – che, negli ospedali, preveda un giusto numero di medici e altri professionisti per posto letto, e condizioni lavorative sostenibili e premianti. Che, sul territorio, veda i medici di medicina generale lavorare, nei loro studi, insieme alle altre figure professionali, salvaguardando e implementando il rapporto di fiducia con il cittadino, senza perdere tempo in polemiche stucchevoli sulla natura del rapporto di lavoro”.

“Far saltare il numero programmato significa, in definitiva, consentire a tutti di poter accedere a Medicina, senza salvaguardare la qualità della formazione, che oggi il mondo ci invidia. Significa non poter garantire a tutti una borsa di specializzazione, ricreando l’imbuto formativo. Significa, alla fine della catena, trovarci con più medici di quanti il Servizio sanitario nazionale sia in grado di assorbire”, sostiene Anelli.

Questione (anche) di numeri

In Italia secondo l’Ocse ci sono 4 medici ogni mille abitanti: una delle proporzioni più alte tra tutti i Paesi europei, rileva Anelli. Mentre i medici all’interno del Servizio sanitario nazionale, come evidenzia Agenas, sono circa 145mila. Ed è la stessa Agenas a ribadire l’importanza di una attenta pianificazione, che permetta di disporre di risorse sufficienti e di evitare ridondanze “che comprometterebbero l’efficienza del sistema in condizioni ordinarie”, continua Anelli.

Insomma, il nodo è quello di una “programmazione efficace ed efficiente, e del coinvolgimento dei medici nel metterla in atto, rapportandola con modelli organizzativi e assistenziali altrettanto efficaci ed efficienti. Rinnoviamo pertanto l’appello affinché le rappresentanze esponenziali dei medici possano sedere ai tavoli dove si decide il futuro della formazione”.

Sarà un settembre caldo per i medici, su molti fronti. Compreso quello del numero chiuso a Medicina. Sarà perchè conosciamo tanti giovani che sognano questa professione, ma riteniamo che questo sia un tema importante per il futuro di una categoria e, ancor più, di quella che è una peculiarità tutta italiana: il nostro Ssn.

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