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Caldo sempre più intenso: il costo in vite umane

caldo

L’Italia boccheggia, e certo non aiuta il pensiero che l’anno passato è andata peggio. Se il 2023 si classifica fino ad ora in Italia nella top ten degli anni più caldi di sempre, raggiungendo l’ottavo posto dal 1800 – quando sono iniziate le rilevazioni –  l’estate del 2022 è stata la più calda mai registrata in Europa. 

Ondate di caldo record, siccità e incendi boschivi hanno avuto un impatto drammatico, in termini di vite umane. E a pagare lo scotto maggiore è stato proprio il nostro Paese, con circa 18mila morti da caldo. 

Lo studio

Mentre l’Eurostat, l’ufficio statistico europeo, segnalava già un eccesso di mortalità insolitamente alto nei mesi estivi del 2022, fino ad ora la mortalità attribuibile al caldo non era stata quantificata con precisione. Lo ha fatto uno studio condotto dal Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal), centro sostenuto dalla Fondazione “la Caixa”, in collaborazione con l’Istituto nazionale francese di sanità (Inserm). L’analisi, pubblicata su ‘Nature Medicine’, è di quelle che fanno balzare sulla sedia: i ricercatori stimano in 61.672 i decessi attribuibili al caldo eccessivo tra il 30 maggio e il 4 settembre 2022 in Europa.

Ma come è stato calcolato l’impatto della canicola? Il team ha ottenuto dati sulla temperatura e sulla mortalità per il periodo 2015-2022 per 823 regioni in 35 Paesi europei, la popolazione totale rappresenta oltre 543 milioni di persone. Questi dati sono stati utilizzati per stimare i modelli epidemiologici e prevedere la mortalità attribuibile alla temperatura per ogni regione, e ogni settimana, del periodo estivo.

Qualcuno potrà anche averlo dimenticato, ma l’estate del 2022 è stata caldissima. I registri mostrano che le temperature sono state più torride della media durante ogni settimana del periodo estivo. Le maggiori anomalie, però, si sono concentrate da metà luglio a metà agosto. Proprio questo ha amplificato, secondo i ricercatori, la mortalità legata al caldo, causando qualcosa come 38.881 morti tra l’11 luglio e il 14 agosto. In poco più di un mese si è verificata un’intensa ondata di calore: tra il 18 e il 24 luglio ci sono stati oltre 11.637 morti.

L’Italia in cima ai Paesi più colpiti

E ora arriviamo alle cattivissime notizie: in termini assoluti, il Paese con il maggior numero di decessi attribuibili al caldo nell’intera estate 2022 è stata proprio l’Italia, con un totale di 18.010 morti, seguita da Spagna (11.324) e Germania (8.173).

Se guardiamo al tasso di mortalità correlato al caldo, l’Italia con 295 morti per milione si piazza ancora una volta in cima alla classifica, seguita da Grecia (280), Spagna (237) e Portogallo (211). La media europea è stata stimata in 114 morti per milione.

Guardando invece alle sole anomalie di temperatura, il Paese con il caldo da record è stato la Francia, con +2,43°C sopra i valori medi del periodo 1991-2020, seguita da Svizzera (+2,30°C), Italia (+2,28° C), Ungheria (+2.13°C) e Spagna (+2.11°C).

Le persone più a rischio

Lo studio ha incluso un’analisi per età e sesso, mostrando un aumento molto marcato della mortalità nelle fasce di età più anziane, soprattutto nelle donne. Il primo dato non stupisce, il secondo invece sì. In dettaglio si stimano 4.822 decessi tra gli under 65, 9.226 tra i 65 e i 79 anni e 36.848 tra gli over 79. Mentre la mortalità attribuibile al caldo è stata del 63% più alta nelle donne rispetto agli uomini, con un totale di 35.406 morti premature nelle prime. Questa maggiore vulnerabilità delle donne al caldo si osserva nella popolazione nel suo complesso e, soprattutto, in quella con più di 80 anni.

La lezione dell’estate 2022

“Il fatto che più di 61.600 persone in Europa siano morte per stress da caldo nell’estate del 2022, anche se a differenza del 2003 molti Paesi disponevano già di piani di prevenzione attiva, suggerisce che le strategie di adattamento potrebbero essere ancora insufficienti”, afferma Hicham Achebak, ricercatore Inserm e ISGlobal e fra gli autori dello studio. “L’accelerazione del riscaldamento globale osservata negli ultimi dieci anni sottolinea l’urgenza di rivalutare e rafforzare sostanzialmente i piani di prevenzione, prestando particolare attenzione alle differenze tra Paesi e regioni europee, nonché ai divari di età e di genere”.

L’Europa è il continente che sta vivendo il maggior riscaldamento, fino a 1°C in più rispetto alla media globale. Le stime del gruppo di ricerca suggeriscono che, in assenza di un’efficace risposta, il vecchio continente dovrà affrontare una media di oltre 68.000 morti premature ogni estate entro il 2030 e di oltre 94.000 entro il 2040.

“Il cambiamento climatico aumenta la frequenza e l’intensità delle ondate di calore e il ristagno dell’aria, con conseguenti ripercussioni in termini di aumento non solo dei livelli dell’ozono, e quindi dello smog fotochimico, ma anche dei livelli di particolato atmosferico, di per sé impattanti sulla mortalità – interviene Alessandro Miani, presidente Sima (Società italiana di medicina ambientale) – Gli studi condotti dal’ISGlobal di Barcellona hanno evidenziato che ben 43.000 decessi annui potrebbero essere evitati in Europa semplicemente garantendo l’accesso agli spazi verdi stabilito dall’Oms, mentre ulteriori 10.000 morti premature sarebbero evitate con il solo incremento del bike sharing di un fattore pari al 24%, come da stime calcolate su 167 città europee (su un totale di 75 milioni di persone). E ricordiamo sempre che piantare alberi in città consentirebbe non solo di ridurre il carico di emissioni climalteranti, ma avrebbe anche un impatto positivo sulla salute umana”.

Cosa sta accadendo oggi

E quest’anno? Secondo l’analisi della Coldiretti sui dati Isac Cnr nel primo semestre del 2023 per il Nord Italia si è trattato del terzo anno più caldo, con l’anomalia del periodo che è stata di ben +0,80 gradi superiore la media. L’estate – continua la Coldiretti – potrebbe essere a livello globale una delle più calde della storia dell’umanità con l’osservatorio europeo Copernicus che ha rivelato che l’effetto combinato del cambiamento climatico e del ritorno del fenomeno El Nino sta spingendo le temperature degli oceani e delle terre emerse a livelli senza precedenti.

L’anno 2023 è stato segnato, fino ad ora, prima da una grave siccità che ha compromesso le coltivazioni in campo e poi negli ultimi mesi dal moltiplicarsi di eventi meteo estremi, precipitazioni abbondanti e basse temperature. Ora siamo al caldo torrido. Un trend che rischia di avere ancora una volta un impatto pesante sulla salute, in termini di vite umane.

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