Quando si pensa ai grandi cambiamenti che sconvolgono un processo produttivo (o un intero settore), ci si focalizza soprattutto sul ‘dopo’. Dimenticando che ‘prima’, dietro a queste rivoluzioni ci sono delle persone: i manager. Del ruolo dei manager, e della loro importanza all’interno di un asset strategico per l’economia del nostro Paese come il terziario, abbiamo parlato con il presidente di Manageritalia: Mario Mantovani.
Qual è il ruolo di un manager? E quanto è importante questa figura per il settore terziario, spina dorsale della nostra economia?
In Italia il terziario di mercato è superiore al 50% del Pil. Complessivamente, con il settore pubblico, corrisponde a circa tre quarti del Pil: cioè circa tre volte la manifattura. Ecco perché il manager svolge un ruolo fondamentale, soprattutto di scelta. Non è che abbia la bacchetta magica. Evidentemente però, quando c’è un percorso di crescita e c’è la necessità di mettere in campo risorse ed energie, il manager è la figura che riesce meglio a orientare le persone verso un risultato.
Oggi un manager deve allo stesso tempo affrontare le sfide del presente e prepararsi a quelle del futuro. In un’epoca di profondo rinnovamento sociale, quali crede saranno queste sfide? Esiste una strategia manageriale per gestirle?
In questi anni le sfide sono state già piuttosto impegnative: la pandemia ci ha costretti a trasformare le aziende in organizzazioni che lavorano a distanza. La ricostruzione delle filiere in seguito allo shock energetico e bellico è tuttora in corso. C’è certamente una capacità di risposta nel presente. Ma la leva strategica più importante è guardare al futuro. Non so quali sfide ci attendono, ma fare esercizi, anche tecnici, che mettano in grado aziende e persone di immaginare quello che vorrebbero raggiungere, è il modo migliore per andare insieme verso la strada più giusta. Il manager non deve stare chiuso in una stanza, ma in relazione con l’ambiente che lo circonda.
Perché le piccole e medie imprese sono così importanti per la nostra economia?
Le pmi sono importanti in tutte le economie. Il problema è che le grandi aziende raramente subiscono un percorso di crescita sufficientemente accelerato. Non conta tanto la dimensione. Un’economia cresce se ci sono aziende dinamiche, ed è più probabile che la crescita la faccia un’azienda più giovane e più piccola.
Qual è il peso del fisco sul terziario?
Il nostro Paese ha un peso del fisco e della contribuzione sociale molto elevato. Questo penalizza l’occupazione, e qui si apre il dibattito politico. Sui redditi bassi, fino a 35.000 euro, l’imposizione fiscale è molto bassa. Mentre dai 35.000 in su (e soprattutto dai 50.000) abbiamo probabilmente la tassazione più alta del mondo. Occorre un intervento proprio su questa fascia, che è quella in cui le persone cominciano a far fruttare le loro competenze.
Le competenze sono il tema della 100esima assemblea di Manageritalia. Perché sono così importanti e di quali competenze specifiche ha oggi bisogno un manager?
La trasformazione del lavoro fa sì che le attività più ripetitive, quelle che chiedono competenze ‘statiche’, siano interpretate da intelligenze artificiali e strumenti tecnologici. E quindi è molto importante che il lavoro umano venga valorizzato per sviluppare quelle competenze nuove e quella capacità di connessioni che il nostro cervello può fare mostrando una superiorità notevole rispetto alle intelligenze artificiali. Ecco perché anche un manager deve continuativamente dedicarsi alla formazione, all’approfondimento e allo scambio con i colleghi.
Lei è stato presidente Cida, ‘Confederazione italiana dirigenti ed alte professionalità’. Che cosa ha raccolto da queste esperienza?
Se c’è una cosa che ho imparato è che stando uniti si lavora meglio. Nella Cida sono presenti oltre che le due grandi federazioni del privato, i dirigenti pubblici, i medici, i dirigenti scolastici. È molto arricchente questo rapporto tra dirigenza pubblica e privata e andrebbe sviluppato, andrebbero creati anche dei meccanismi di maggiore trasferimento da una parte all’altra.
Per un manager è più importante la persona o il risultato?
Le grandi organizzazioni hanno successo nel medio e nel lungo periodo quando hanno persone con un obiettivo comune, che lavorano coese e con soddisfazione. Ma la soddisfazione si alimenta se c’è la benzina. E la benzina è data da flussi di cassa positivi. Quindi l’attenzione al risultato, anche economico, non può essere dimenticata. Spesso si dice che il manager è troppo focalizzato, specialmente nelle aziende quotate, sul breve termine. È sicuramente vero. Però è anche vero che il lungo termine si crea con una somma di brevi termini.
Manageritalia
Oggi Manageritalia associa oltre 41.000 manager. La Federazione è presente sul territorio nazionale con 13 associazioni e una dedicata agli executive professional, che offrono un completo sistema di servizi: formazione, consulenze professionali, sistemi assicurativi e di previdenza integrativa, assistenza sanitaria ai manager e alla famiglia, iniziative per la cultura e il tempo libero