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Non trovi il telefonino? Ora ci pensa il robot

robot da compagnia
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Velasco25 Articolo

Capita a tutti di perdere chiavi o telefonino, e di affannarci nella ricerca. Un problema ancor più diffuso fra le persone affette da demenza e con disturbi di memoria. Ora una soluzione arriva dalla tecnologia: gli ingegneri dell’Università di Waterloo hanno infatti messo a punto un nuovo sistema per programmare i robot da compagnia e aiutare le persone con patologie neurologiche a localizzare farmaci, occhiali, telefonino e altri oggetti di cui hanno bisogno, ma che hanno perso.

L’obiettivo iniziale della ricerca è quello di assistere un gruppo specifico di persone con bisogni peculiari, ma un domani questa tecnologia potrebbe essere utilizzata da chiunque per ritrovare oggetti smarriti.

“L’impatto a lungo termine è davvero entusiasmante”, ha affermato Ali Ayub, borsista post-dottorato in ingegneria elettrica e informatica all’University of Waterloo. “Un utente può essere assistito non solo da un robot ‘da compagnia’, ma da un robot ‘da compagnia’ personalizzato che può assicurargli una maggiore indipendenza”.

I numeri delle demenze

L’idea è partita dalla constatazione dei numeri delle persone affette da demenza, in aumento in tutto il mondo. Una condizione che limita le funzioni cerebrali causando confusione, perdita di memoria e disabilità.

Solo in Italia, secondo l’Istituto superiore di sanità, parliamo di circa due milioni di persone con disturbo cognitivo lieve o demenza e di circa tre milioni di italiani, tra familiari e caregiver, che vivono con loro.

Molti di questi pazienti dimenticano, anche più volte ogni giorno, dove hanno riposto gli oggetti di uso quotidiano, il che natuaralmente ha un impatto sulla loro qualità di vita ma anche su quella di chi li assiste.

Il robot che trova gli oggetti smarriti

La soluzione? Gli ingegneri hanno pensato che un robot ‘da compagnia’ con una propria memoria episodica potesse essere utile. Così sono riusciti a usare l’intelligenza artificiale per creare un nuovo tipo di memoria artificiale.

Il team ha iniziato con un robot manipolatore mobile Fetch (nella foto), dotato di una telecamera per percepire il mondo che lo circonda.

Successivamente, utilizzando un algoritmo di rilevamento degli oggetti, gli scienziati hanno programmato il robot per rilevare, tracciare e conservare un registro di memoria di alcuni oggetti specifici entrati nella visuale della sua telecamera. Naturalmente il robot doveva essere in grado di distinguere un oggetto da un altro e di registrare l’ora e la data in cui gli oggetti entravano o uscivano dalla sua visuale.

Dove ho lasciato le chiavi?

I ricercatori hanno quindi sviluppato un’interfaccia grafica per consentire agli utenti di scegliere gli oggetti che desiderano monitorare. Ma anche, dopo averne digitato i nomi, di cercarli su un’app per smartphone o computer. In questo modo il paziente può chiedere al robot dove e quando ha visto l’ultima volta l’oggetto specifico che sta cercando.

La buona notizia è che i test hanno dimostrato che il sistema è estremamente preciso. Se alcuni pazienti con demenza potrebbero trovare la tecnologia eccessivamente sfidante, operatori sanitari o caregive non avrebbero problemi a usare l’assistente robot.

Ecco perché i ricercatori, come è stato spiegato alla recente International Conference on Human-Robot Interaction, già hanno pianificato di condurre studi ad hoc su persone senza demenza e problemi cognitivi. Poter contare su una sorta di ‘memoria esterna’ amica potrà rivelarsi davvero utile nella vita di tutti i giorni. Ora non resta che dimostrarlo.

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