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Zeta, l’esperimento degli studenti del Master Luiss: una rivista creata interamente dall’AI

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Gli studenti del Master di Giornalismo e comunicazione multimediale della Luiss raccontano lo sviluppo del periodico generato con ChatGpt

Creare una rivista utilizzando solo l’intelligenza artificiale si può e noi praticanti del Master in Giornalismo e comunicazione multimediale della Luiss lo abbiamo dimostrato.  Il ‘numero 0’, pubblicato a gennaio 2023, esplora il tema dell’Esperimento attraverso la scienza, la sostenibilità, l’innovazione e l’arte. Gli articoli, compresi i titoli e i sommari, sono stati generati interamente da ChatGpt, il chatterbot sviluppato da OpenAI. Le immagini sono state create con Midjourney di Discord, e DALL-E 2 di OpenAI.

Con Antonio Cefalù, Giulia Moretti, Enzo Panizio, Silvia Stellacci e Martina Ucci abbiamo coordinato il lavoro con il supporto del direttore Gianni Riotta e dei condirettori Alberto Flores d’Arcais e Giorgio Casadio.

L’idea

Nel nostro Master abbiamo sempre sottolineato l’importanza dell’intelligenza artificiale all’interno delle redazioni. Il primo approccio che abbiamo avuto con queste tecnologie è stato nel febbraio del 2022 con il professor Giuseppe Italiano: “Già da un paio di anni nelle mie lezioni avevo deciso di fare demo su large language models e GPT-3, anche se allora non erano molto noti, non tutti ne avevano accesso e sembravano temi per addetti ai lavori. Pensavo però fosse importante, perché il mondo sta cambiando velocemente e chi comincia a fare il giornalista oggi deve essere preparato a lavorare con strumenti e tecnologie che ancora non esistono. Quando ho letto il ‘numero 0’ di Zeta, sono rimasto davvero entusiasta e orgoglioso del lavoro svolto da tutte quelle ragazze e ragazzi insieme a cui avevamo discusso, lavorato e interagito con GPT-3, cercando di comprenderne a fondo criticità, potenzialità e limiti. Mi è sembrato un piccolo passo, ma molto importante, per il futuro del giornalismo”.

Un ulteriore spunto è arrivato dal libro ‘Giornalisti Robot’ di Aldo Fontanarosa, che analizza il ruolo dell’AI nelle redazioni, dai vantaggi sulla velocità ai robot che prevarranno sui giornalisti. La pubblicazione risale al 2020 e GPT-3 già viene menzionato: “Basta andare all’indirizzo philosopherai.com. Questo sito vi chiederà una cifra simbolica – 3 dollari statunitensiperché possiate rivolgere a GPT3 fino a 10 domande (ovviamente in inglese). Noi gli abbiamo chiesto perché la guerra può essere considerata un evento negativo. GPT3 ha prodotto – in circa 5 secondi – un discorso di tono pacifista, carico di indignazione: la guerra rappresenta il più grande fallimento dell’uomo. Quando gli uomini si combattono sono peggio degli animali”.

Sulla base di queste esperienze abbiamo deciso in redazione di testare l’efficacia dell’intelligenza artificiale nel giornalismo attraverso il nostro periodico mensile Zeta.

Silvia Stellacci ricorda quando, all’inizio del secondo anno di Master, ci siamo domandati se la macchina avesse una voce, e se sì, quanto fosse sovrapponibile a quella umana. “Alcuni risposero che ChatGpt non ne ha una perché la macchina non è alimentata da un pensiero autonomo, altri dissero che la voce ce l’ha ed è sempre più simile a quella di ognuno di noi” dice.

Giulia Moretti chiarisce la scelta del tema: “Ciò che stavamo per iniziare a costruire non era altro che una grande sperimentazione, che partiva da un’ipotesi – quella che la macchina avrebbe potuto da sola creare un periodico – che sarebbe dovuta essere verificata. Il risultato finale era sconosciuto anche a noi. Ecco allora il titolo Esperimento”.

La realizzazione

La newsletter di Jeremy Caplan  ‘Wonder Tools’ spiega come funziona il machine learning di ChatGpt. Si basa su milioni di documenti, libri, siti e altri materiali di ricerca. Il programma utilizza queste fonti per riassumere, analizzare, comunicare con creatività e rispondere alle domande. Si parla ormai di art of chat prompting. La chat ha infinite funzioni, dall’essere un traduttore a un foglio di calcolo Excel, da una guida turistica a un verificatore del plagio, da un compositore a un mental coach.

Per realizzare il testo degli articoli, abbiamo posto alla chat varie domande, sia specifiche che generiche. Abbiamo subito capito che se la risposta non era quella desiderata, l’errore non era nella macchina ma nella nostra richiesta. Qui si dimostra il potere che l’uomo ha su questa tecnologia. Il nostro esperimento non ha confini. Abbiamo raccontato la storia di un ragazzo che combatte il cambiamento climatico a Roma nel 2050. Abbiamo fatto scrivere articoli sulla guerra in Ucraina da Ernest Hemingway, Oriana Fallaci, Italo Calvino e Susan Sontag. Abbiamo fatto dialogare Napoleone e Putin, abbiamo fatto comporre melodie e canzoni per i nostri cantanti preferiti.

Enzo Panizio racconta di aver chiesto dei dialoghi tra i protagonisti di grandi capolavori della storia dell’arte: “La Gioconda e l’Urlo di Munch che parlano tra loro del senso della vita e del potere dell’arte, un monologo sul femminismo della Ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer e le dolci parole che si scambiano gli amanti del Bacio di Hayez prima di abbandonarsi l’uno nelle braccia dell’altro”. La vera e propria ‘art of prompting’ l’abbiamo sperimentata con la generazione di immagini. Anche qui la nostra immaginazione era l’unico limite. Tanto che abbiamo rappresentato Karl Marx che sorride per la fine del capitalismo o Sergio Leone su un set moderno. Il comando ‘imagine’ viene seguito da una stringa di testo e in 60 secondi compaiono quattro immagini che possono essere sviluppate. Il risultato è sbalorditivo e sembra rappresentare la realtà. In questo modo, in assenza di regolamentazione, viene risolto il problema del copyright.

Vantaggi e svantaggi per il giornalismo

Antonio Cefalù ha chiesto alla macchina di risollevare l’editoria italiana con un nuovo modello di giornale, ma crede che questo “non riuscirà a conquistare il mercato: la sua linea editoriale basata sulla ‘qualità’ dei contenuti sembra un po’ generica, anche se il suo piano di profilazione degli utenti per pubblicità mirate può essere lungimirante. È stato interessante che menzionasse i motori di ricerca come una risorsa da sfruttare ma anche come minaccia per la qualità di contenuti, se questi finiscono per essere prodotti solo per piacere a Google”.

Molti di noi erano spaventati dalla tecnologia e tra questi c’era anche Martina Ucci: “Mi fa sentire piccola e sostituibile. Ho paura di non riuscire più a farne a meno o di scoprire che è più brava di me. All’inizio l’ho usata come un gioco, poi ho cominciato a porre domande difficili a cui è complesso rispondere in modo chiaro ed esaustivo. È proprio qui che ho capito le vere potenzialità della macchina: mi sono resa conto di quanto fosse uno strumento funzionale. Ho iniziato a usare questa tecnologia in modo che potesse diventare un valore aggiunto  alle mie capacità”.

Esistono comunque diversi limiti di ChatGpt. In primo luogo, c’è la questione dell’attualità: il machine learning della versione 3.5 si ferma al 2021, il che significa che il bot non può essere utilizzato per coprire la cronaca giornaliera nelle redazioni. In secondo luogo, manca l’elemento emozionale: il contenuto può risultare ripetitivo, superficiale e poco coinvolgente. D’altra parte, uno dei punti di forza è la velocità di lavoro. In pochi secondi il bot è in grado di fornire tutte le informazioni necessarie per scrivere un articolo e può essere utilizzato anche come correttore di bozze. Questo permette di ridurre i tempi e i costi di produzione, ma se usato da persone malintenzionate, può facilitare la diffusione di fake news. Il nostro esperimento ci ha insegnato che, almeno per il momento, l’intelligenza artificiale non ruberà il lavoro dei giornalisti, piuttosto lo faciliterà. È l’uomo a governare la macchina, poiché è necessario esercitare un continuo controllo su ciò che viene generato.

 

 

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