Dopo la pandemia si moltiplicano le ricerche sullo stato di salute della Gen Z. Ebbene, secondo una nuova indagine condotta dalla Fondazione Foresta – che da anni monitora scelte e benessere dei giovani italiani – una sessualità non binaria aumenta la possibilità di comportamenti a rischio, dal fumo all’uso di sostanze, e di contrarre infezioni come gonorrea e Hiv.
I nuovi dati per il 2022-2023 sono il frutto del questionario proposto da Fondazione Foresta Onlus di Padova a quasi quattromila studenti di diciotto anni degli istituti delle scuole superiori del Padovano, all’interno del progetto “Prevenzione andrologica permanente nelle Scuole”.
I numeri saranno presentati il 14 aprile a Lecce, a margine del XVI convegno di medicina dedicato a “La prevenzione andrologica nei giovani, un’abitudine da sviluppare tra fertilità e sessualità, fino alle malattie sessualmente trasmesse”. Nei prossimi mesi sarà effettuata una identica analisi tra gli studenti di Lecce; il risultato della comparazione sarà reso pubblico entro l’estate.
Il disagio della Gen Z
“Già nel 2021 post-lockdown avevamo colto un momento di disagio giovanile molto importante, che emergeva da determinati comportamenti come la depressione, l’isolamento di tipo sociale, la dipendenza dalla pornografia, l’autoerotismo”, commenta l’andrologo Carlo Foresta, presidente della Fondazione Foresta Onlus. “E fin da allora ci eravamo mossi per cercare di capire e soprattutto scoprire come aiutare. Adesso la situazione sembra persino peggiorata: servono interventi urgenti”.
Stando alle prime analisi dei dati raccolti tra gli studenti, si conferma il trend di maggiore incertezza su orientamento sessuale e identità di genere, con il 15% dei maschi e il 30% delle femmine che si dichiarano non eterosessuali, e un 2% globale con identità di genere non binaria.
Ma se da un lato questo dato è ormai stabile, ciò che preoccupa è come, indipendentemente dal sesso, la mancata identificazione dei giovani della Gen Z nel proprio genere si esprima con un disagio sociale manifestato da più frequenti comportamenti a rischio rispetto ai coetanei con identità binaria: più marijuana (49% contro 39%), partner multipli (15% rispetto al 10%), ma soprattutto ben 8 volte più infezioni sessualmente trasmesse (8% contro 1%).
Un quadro simile a quello emerso dall’analisi dei ragazzi, soprattutto maschi in questo caso, con un orientamento sessuale non etero (omosessuali, bisessuali, sessualità fluida): rispetto ai coetanei eterosessuali, fumano di più (39% contro 27%), assumono più marijuana (57% vs 47%) e hanno già avuto almeno una malattia sessualmente trasmessa nel 3,3% dei casi rispetto allo 0,6% dei coetanei.
Comportamenti a rischio
“Da queste analisi si può comprendere come si delinei in alcuni giovani un insieme di comportamenti più a rischio, con una forte prevalenza di ragazzi e ragazze che già a 18 anni hanno avuto almeno un’infezione sessualmente trasmessa”, incalza Foresta. “Ed è proprio per questi motivi che la nostra Fondazione da quindici anni porta avanti un progetto che si sviluppa nelle scuole, parlando a migliaia di studenti di corretta prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse, Hiv su tutte”.
Il silenzio sul virus sta progressivamente alimentando una falsa rassicurazione, che porta a una minore attenzione nei confronti della prevenzione primaria, sottolinea Foresta. “Le recenti notizie di nuove terapie sperimentali con cellule staminali, fondamentali per garantire le migliori terapie possibili al paziente Hiv-positivo, non devono far pensare di aver risolto il problema, che come per ogni patologia non può prescindere da momenti di sensibilizzazione e prevenzione”, insiste Foresta.
A preoccupare gli esperti, la presenza di soggetti Hiv positivi non consapevoli della loro infezione, ma soprattutto l’aumentare di quanti scoprono il proprio stato di Hiv positività tardivamente, quando la malattia è già conclamata. Infatti secondo l’Istituto Superiore di Sanità, solo il 6,2% dei soggetti HIV-positivi ha scoperto l’infezione grazie a iniziative di screening o campagne informative.
L’iniziativa di prevenzione a Lecce
Proprio per colmare questo Gap, dopo il convegno sarà possibile effettuare presso la Casa di Cura Petrucciani a Lecce test Hiv gratuiti e anonimi con l’equipe di medici e psicologi di Fondazione Foresta in collaborazione con ministero della Salute, Università del Salento, Università Sapienza, Asl di Lecce. I destinatari dei test saranno gli studenti dell’Università del Salento.
Quest’anno “l’avvio e il consolidamento del Corso di Studio in Medicina e Chirurgia presso l’Ateneo salentino ha attirato l’interesse anche dei convegnisti di eccellente livello, che converranno per discutere di tutte le criticità più importanti sorte all’interno della cosiddetta “generazione fluida” – ha commentato Ludovico Valli, direttore del dipartimento di Scienze e tecnologie biologiche e ambientali e componente del comitato scientifico del convegno – Questo convegno costituisce un primo decisivo passo per l’inserimento dei ricercatori coinvolti nel Corso di Studio in Medicina e Chirurgia di UniSalento all’interno di un circuito che coinvolge scienziati di chiara fama operanti nelle più affermate e moderne aziende ospedaliere d’Italia”.