L’antimicrobico resistenza (AMR) costa all’Italia 1,5 mld di euro l’anno. Ci sono abbastanza strumenti contro questa minaccia per la salute pubblica? Risponde Lisa Leonardini, Coordinatore tecnico del ProMIS, Programma Mattone Internazionale Salute
In Italia l’antimicrobico resistenza (AMR) si mantiene purtroppo tra le più elevate d’Europa. Ogni anno nel nostro Paese il 7-10% dei pazienti va incontro ad un’infezione batterica multi-resistente che causa migliaia di decessi, provocando anche un impegno di risorse (sanitarie e non) stimate a circa 1,5 mld di euro l’anno. É una vera ‘pandemia silenziosa’, una minaccia per la salute pubblica contro la quale è indispensabile utilizzare tutti gli strumenti di natura scientifica, politica e regolatoria. Ne parliamo con Lisa Leonardini, Coordinatore tecnico del ProMIS, il Programma Mattone Internazionale Salute.
Anzitutto, qual è il perimetro d’azione del ProMIS in Europa ed in Italia?
Il Programma Mattone Internazionale Salute (ProMIS) è nato nel 2015 per rispondere all‘esigenza di portare la sanità delle Regioni in Europa e l’Europa nei Sistemi Sanitari delle Regioni italiane. Si è sviluppato sotto la regia del ministero della Salute con il coordinamento della Regione Veneto, affiancata dalla Regione Toscana e coinvolge tutte le Regioni e le province autonome oltre che l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas).
Nostro obiettivo strategico è contribuire alla crescita del ‘sistema salute’ in ottica internazionale, rafforzando le competenze dei portatori di interesse attraverso scambi di esperienze e modelli regionali, nazionali ed europei, e lo sviluppo di iniziative di livello europeo. Sono state realizzate nel corso degli anni attività formative e informative dedicate alle strutture ministeriali competenti, alle Regioni, alle Aziende sanitarie e ospedaliere, nonché ad altri stakeholder per facilitare la divulgazione sul territorio delle politiche comunitarie e delle possibilità di accesso ai programmi europei e internazionali per la salute, la ricerca e l’innovazione.
La sfida dell’antibiotico-resistenza è tra le priorità del ProMIS?
Certamente, dato che anche in l’Italia l’antibiotico-resistenza rappresenta una priorità. Esiste un Piano d’azione nazionale sulla resistenza antimicrobica (Pan), adottato dal ministero della Salute nel 2018. Il Piano segue cinque linee principali: 1) informazione e formazione, 2) prevenzione e controllo, 3) monitoraggio e sorveglianza, 4) ricerca e innovazione e 5) governance. Queste linee mirano a migliorare la consapevolezza, la prevenzione e la gestione della resistenza antimicrobica nell’intero sistema sanitario italiano. Molti di questi obiettivi sono allineati al lavoro svolto dal ProMIS.
Quali azioni sono portate avanti da ProMIS nell’ambito dell’antibiotico-resistenza?
In linea con la strategia della comunità scientifica internazionale, ProMIS ha voluto contribuire attraverso diverse azioni, tra cui la mappatura di buone pratiche, ricerche e progetti regionali e locali innovativi. Ne possiamo citare due in particolare: uno “Studio sull’utilizzo di antibiotici in ambito territoriale nell’ultimo anno e nell’ultimo trimestre di vita dei cittadini marchigiani” eseguito dall’Azienda sanitaria territoriale di Macerata; e Anti-superbugs Pcp, un progetto di appalto pre-commerciale co-finanziato dall’Unione Europea sul programma Horizon 2020 svolto dall’Azienda Provinciale per i Servizi sanitari della Provincia Autonoma di Trento. Il primo studio si è focalizzato sul paziente anziano, fragile e pluripatologico, che è a rischio di colonizzazione da parte di multi-resistenti e quindi soggetto a prescrizioni di antibiotici. È stata presa in esame la popolazione della Regione Marche deceduta nel periodo aprile-dicembre 2019 (dati Arca) andando a verificare l’utilizzo di farmaci (flusso della farmaceutica convenzionata). Lo scopo dell’indagine è stato quello di analizzare l’appropriatezza prescrittiva degli antibiotici nell’ultimo anno e nell’ultimo trimestre di vita. L’uso di antibiotici nella terapia domiciliare è molto frequente, infatti il 65% del campione (8.215 pazienti nell’ultimo anno di vita) ha consumato antibiotici (in media 10 prescrizioni per paziente) con una percentuale che si riduce al 48% (6027 pazienti) negli ultimi tre mesi di vita. Gli antibiotici si sono rivelati la terza classe di farmaci per spesa, nonché la seconda per consumo. Si è dimostrata la necessità di aumentare la sensibilizzazione in merito all’uso appropriato degli antibiotici nella popolazione oggetto di studio con il risultato di una sua migliore gestione.
Il secondo è invece un progetto recentemente conclusosi, consistente nello stimolare imprese innovative, start up e mondo accademico a progettare e realizzare soluzioni Ict in grado di rilevare, medianti sensori, la presenza di batteri multi-resistenti negli ambienti ospedalieri, fornire feedback in tempo reale e allo stesso tempo condividere le informazioni con i sistemi di registrazione clinica elettronica al fine di correlare eventuali infezioni con il luogo del rilevamento del microorganismo. Si è anche creato un network paneuropeo di committenti per favorire lo sviluppo di nuove soluzioni di questo tipo, così da ampliare il mercato della domanda e ridurre i costi dei prodotti. Lo sviluppo e la sperimentazione delle soluzioni innovative sono avvenuti in collaborazione con i clinici coinvolti nei siti pilota in Spagna, Germania e Italia. È stato realizzato uno studio multicentrico e “proof of concept” preclinico per valutare comparativamente impatto organizzativo, esperienza dell’utente e performance diagnostiche e di screening dei prototipi realizzati. Sono state anche gettate le fondamenta per un nuovo progetto europeo di follow up denominato Radar (Rapid detection and control system for antimicrobial resistance), tuttora in corso, finalizzato a implementare azioni di procurement transnazionale che coinvolge Spagna, Francia e Italia per sistemi di detezione rapida e controllo della resistenza agli antibiotici.
Come aumentare l’impatto strategico e operativo del ProMIS sul lavoro svolto dalle Regioni?
Il ProMIS fa da ponte tra le diverse iniziative esistenti nell’ambito della salute a livello nazionale ed europeo e le attività portate avanti dalle Regioni. Quindi, da un lato svolge un’analisi delle opportunità e delle relative caratteristiche fungendo da intermediario tra l’Europa e le Regioni, dall’altro diventa una cassa di risonanza per le azioni più virtuose delle Regioni a livello nazionale ed internazionale. Naturalmente è fondamentale assicurarsi del coinvolgimento di stakeholders a diversi livelli (decisori politici, attori della società civile, beneficiari finali) attraverso workshop, tavoli di confronto, focus group, moltiplicatori, quali media specializzati e soprattutto mainstreaming orizzontale e verticale con la trasmissione di “buone pratiche”.
Quali sono le raccomandazioni per il futuro lavoro da svolgere?
Come per altre questioni urgenti di salute pubblica, portate in primo piano dall’agenda politica europea, anche il tema della resistenza antimicrobica necessita di un approccio che sia basato sulla centralità della persona e una comunicazione efficace che coinvolga e le parti interessate e il cittadino rendendoli maggiormente consapevoli (health literacy). Bisogna favorire la formazione degli operatori sanitari e promuovere la comunicazione ai cittadini per creare una cultura delle vaccinazioni, anche in una prospettiva di contrasto dell’antimicrobico resistenza.
Il ProMIS riconosce nell’approccio “One Health” l’elemento vincente nella lotta all’antibiotico-resistenza, promuovendone l’applicazione a livello locale attraverso azioni che possano generare evidenza e contribuendo alla formulazione delle politiche nazionali. Questo approccio collaborativo, multisettoriale e multidisciplinare, mirato alla realizzazione e all’implementazione di programmi, politiche, leggi e ricerche, in cui esperti provenienti da ambiti diversi comunicano e lavorano in maniera sinergica con l’obiettivo di migliorare la salute pubblica, è fatto proprio dal programma di lavoro del ProMIS.