Né scrittore né dietro la cinepresa. Cesare Zavattini, del suo mestiere di sceneggiatore diceva: “La mia storia è quella di un uomo che non fa il regista”. A oltre 120 anni dalla nascita del padre del neorealismo italiano – avvenuta a Luzzara, in provincia di Reggio Emilia, il 20 settembre 1902 – lo sceneggiatore viene ricordato con una pubblicazione, in italiano e spagnolo, frutto di una ricerca del Centro internazionale di ricerca Cast dell’Università telematica internazionale Uninettuno e in coedizione con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia e Icaic, Instituto Cubano del Arte e Industria Cinematográficos, realizzata con il sostegno della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del ministero della Cultura ed edito da Magale Edizioni.

Il volume rientra nelle iniziative di ‘Orizzonti Italia-Cuba’, il progetto per la promozione dell’audiovisivo tra i due Paesi. Che è anche l’occasione per creare un ponte culturale tra due mondi attraverso il linguaggio cinematografico e letterario.
Il testo, curato da Dario Edoardo Viganò, ripercorre la memoria artistica di uno dei maestri del nostro cinema attraverso saggi di accademici e studiosi – da Orio Caldiron a Luciano Castillo, da Gianluca della Maggiore a Gualtiero De Santi, da Rosanna Scatamacchia a Simone Terzi e Anastasia Valecce – corredati da un contributo patrimoniale di immagini concesso dall’Archivio Fotografico della Cineteca Nazionale, Centro Sperimentale di Cinematografia.
Se da un lato occorre sostenere e promuovere il cinema nazionale (e l’audiovisivo intero), favorendo giovani talenti, allo stesso tempo “è necessario dare continuità al genio creativo di artisti consolidati”, come ha sottolineato Nicola Borrelli, direttore generale Cinema e Audiovisivo del Mic.

Il libro, presentato in anteprima nel mese di dicembre 2022 al Festival Internazionale del Nuovo Cinema Latinoamericano all’Avana (Cuba), offre l’opportunità di rileggere l’eredità culturale di Zavattini, autore insieme a Vittorio De Sica di titoli iconici come I bambini ci guardano (1943), Sciuscià (1946), Ladri di biciclette (1948), Miracolo a Milano (1951) e Umberto D. (1952).
Allo stesso tempo consente di rintracciare le contaminazioni tra cinema italiano e cubano: il contributo di Zavattini è stato infatti fondamentale per la prima generazione di registi e intellettuali dell’isola caraibica.
“Si è creato un importante gruppo di ricerca internazionale che ha voluto rimarcare non solo i preziosi lasciti culturali di Zavattini, ma anche le numerose influenze sulla creatività delle generazioni a lui successive”, è stato il commento di Viganò. Che ha aggiunto: “Un Paese senza memoria cinematografica, è una realtà che si condanna a guardare al futuro con le lenti sbagliate”.